Audizione informale in relazione al Disegno di legge di Conversione del decreto-legge 8 agosto 2025, n.117, recante misure urgenti in materia di giustizia
Al Signor Presidente della II Commissione Giustizia della Camera dei Deputati
Il D.L. n.117, pur contenendo anche norme totalmente condivisibili, è tardivo, viene dopo una lunga inerzia ministeriale, e non consentirà di raggiungere l’obiettivo PNRR della riduzione del DT.
Vi sono provvedimenti del tutto condivisibili come l’estensione dell’utilizzo dei giudici di pace nei Tribunali, la proroga della permanenza dei giudici ausiliari nelle Corti di Appello oltre ad altre proroghe e l’aumento di organico della magistratura di sorveglianza.
E vanno sempre sottolineati i risultati che il PNRR ha raggiunto con il probabile raggiungimento di alcuni importanti obiettivi come la riduzione del 25 % del DT penale e l’abbattimento dell’arretrato civile.
Ma per il DT civile siamo arrivati in poco più di quattro anni alla riduzione del 20,1 % e vi è un dato sulla riduzione delle pendenze relativo al I trimestre 2025 non incoraggiante (-0,4 %), oltre al fatto che siamo a fronte, dopo anni di calo, di un aumento delle sopravvenienze.
Questo delinea la drammaticità del quadro e la totale insufficienza delle misure proposte nel D.L.
Avremmo bisogno di un calo delle pendenze o di un aumento delle definizioni di circa 200000 procedimenti (ovvero di quasi il 20 %) e pensare di sopperire solo con trasferimenti e applicazioni di magistrati in servizio è perdente.
Bisognerebbe pensare a interventi immediati di abbattimento delle pendenze. Se possibile ricorrendo a risorse dall’esterno.
Difatti puntare fondamentalmente su trasferimenti e applicazioni da uffici virtuosi ad altri in difficoltà rischia di risolversi in una partita di giro con guadagni per gli uni e perdite per gli altri. Non solo, ma si trascura che applicazioni e trasferimenti in un nuovo ufficio richiedono dei tempi di avvio che ridurranno ulteriormente l’efficacia dell’intervento.
Gli interventi proposti sono limitati ed insufficienti come i 50 magistrati del massimario applicati alle udienze civili della Cassazione ed i 20 trasferiti nelle Corti di Appello “critiche”.
Anche la misura simbolicamente più efficace, che pure, come vedremo, presenta moltissime controindicazioni, ovvero l’applicazione da remoto di 500 magistrati che continuando ad essere assegnati nei loro uffici di appartenenza, dovrebbero scrivere altre 50 sentenze civili a testa, porterebbe, se rispettati gli standard, a 25000 definizioni in più (o massimo 50000 se tutti riuscissero a farsi assegnare altri 50 procedimenti), del tutto insufficienti.
Va anche sottolineata l’infelice formulazione dell’art.3 comma 6 che prevede che al magistrato che esaurisca in anticipo il “pacchetto” di 50 procedimenti civili possa essere dato unicamente un altro pacchetto di 50 procedimenti civili, quando invece sarebbe opportuno prevedere, per questi magistrati particolarmente produttivi, una graduazione, con assegnazione di un numero minore di procedimenti concordato con lo stesso magistrato, prevedendo un’indennità proporzionata al surplus definito. Altrimenti è facile prevedere che ben pochi daranno questa disponibilità.
Questa nuova forma di applicazione ha una serie di risvolti estremamente pericolosi, aprendo una nuova frontiera nel processo civile, in cui concetti e principi anche costituzionali come il giudice naturale, la competenza territoriale, l’udienza in presenza, la stessa qualità dei provvedimenti verrebbero superati ed abbandonati per introdurre un insidiosissimo lavoro a cottimo (giustamente appena abbandonato per i giudici di pace). Una normativa emergenziale che, come ci insegna l’esperienza, tende a stabilizzarsi e a stravolgere il processo civile.
La concessione di poteri straordinari ai capi degli uffici per derogare alle norme e per pigiare sull’acceleratore della produttività rivela una visione organizzativa autoritaria e perdente: sappiamo che l’organizzazione vincente è quella che coinvolge, basata su regole condivise. Anche l’idea che derogare ai carichi esigibili possa portare ad un aumento delle definizioni è valida solo teoricamente, dato che l’esperienza ci insegna come già oggi questi limiti vengano abitualmente superati.
La ristrutturazione del tirocinio dei nuovi magistrati non solo è del tutto irrazionale (6 mesi nelle Corti di Appello civili ed uno solo in Procura), ma è sostanzialmente ininfluente ai fini della produttività dell’ufficio. Del resto il tirocinio, come dice la parola stessa, serve per formare e preparare alle funzioni giudiziarie, non per dare ausilio agli uffici giudiziari.
Il CSM nella sua delibera del 16 luglio 2025 aveva suggerito alcune misure che si sarebbero rivelate molto efficaci: la stabilizzazione degli oltre 8000 funzionari UPP ( di cui, in assenza di prospettive, sta continuando l’esodo ai danni degli uffici), il ricorso a magistrati civili in pensione, l’estinzione dei giudizi tributari (quasi il 50% del carico civile della Cassazione) aventi ad oggetto i debiti compresi nella dichiarazione di definizione agevolata, il riscontro in sede amministrativa alle domande di riconoscimento della cittadinanza provenienti da discendenti di emigrati italiani (il 5,5 % delle sopravvenienze nel 2024), la rivalutazione in sede amministrativa dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale sopravvenuti in epoca successiva al provvedimento di diniego impugnato in giudizio (il 6,8 %).
Non si capisce la rinuncia ad intervenire sui procedimenti tributari ed in tema di cittadinanza e protezione internazionale che da soli potevano ridurre di oltre 100000 procedimenti le pendenze, dando una fortissima spinta alla riduzione del DT.
Si tratta quindi di misure pacificamente insufficienti che più che coinvolgere e responsabilizzare sembrano voler spostare la responsabilità da un Ministero, finora in larga parte inerte, sul PNRR agli uffici giudiziari.
Ci vuole più responsabilità e più coraggio con un’ottica di coinvolgimento e di sinergia con tutti i soggetti che operano nella giustizia.
Roma, 11 settembre 2025
Il testo dell’audizione in larga parte riprende l’articolo “Le misure insufficienti introdotte nel sistema giustizia” pubblicato il 12 agosto 2025 dal Sole 24 ore
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