Difesa europea e supply chain critiche: autonomia 2030


In un contesto geopolitico segnato da crescenti incertezze globali, la sicurezza delle catene di approvvigionamento critiche è una priorità strategica per l’Europa, come evidenziato dal Libro bianco sulla difesa europea del 19 marzo 2025.

La strategia europea per la difesa autonoma

Il programma Readiness 2030, adottato il 12 marzo 2025 dal Parlamento europeo, mobilita 800 miliardi di euro, di cui 650 miliardi attraverso la flessibilità fiscale del Patto di Stabilità e Crescita e 150 miliardi tramite il fondo Security Action for Europe (SAFE). Il piano promuove l’integrazione di tecnologie avanzate in difesa e aerospace, rafforzando la resilienza industriale e riducendo la dipendenza da fornitori esterni. L’Agenzia Europea per la Difesa (EDA) coordina progetti congiunti, come il Permanent Structured Cooperation (PESCO), che coinvolge 47 iniziative per standardizzare tecnologie come droni autonomi, sistemi di comunicazione satellitare e piattaforme di cyber-difesa.

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Il Fondo Europeo per la Difesa (EDF), con un budget di circa 8 miliardi di euro per il 2021-2027, finanzia joint ventures transnazionali, come il progetto Eurodrone, per sviluppare capacità militari integrate. Il Defence Omnibus Simplification Proposal semplifica le normative su appalti e certificazioni, riducendo i tempi di sviluppo delle tecnologie duali e favorendo una filiera europea integrata. Questo approccio risponde alla necessità di un’Europa più autonoma, capace di affrontare le sfide globali con una base industriale solida e coordinata.

Il Critical Raw Materials Act e i progetti strategici

Il Critical Raw Materials Act (CRMA), adottato nel marzo 2024, fissa obiettivi vincolanti per il 2030: almeno il 10% del fabbisogno europeo di materie prime critiche da estrazione interna, il 40% da raffinazione e trasformazione nell’UE, il 25% da riciclo e un massimo del 65% da una singola fonte extraeuropea. Nel marzo 2025, la Commissione ha approvato 47 progetti strategici in 13 Stati membri, seguiti a giugno da 13 progetti in Paesi partner come Groenlandia, Serbia e Sudafrica, per un totale di 5,5 miliardi di euro.

Tra gli esempi principali figurano l’espansione del polo Solvay a La Rochelle, in Francia, per il 30% del fabbisogno di terre rare per magneti, la gigafabbrica Northvolt in Svezia per batterie al litio, il progetto Keliber in Finlandia, destinato a coprire una quota rilevante della produzione europea di litio, iniziative in Spagna per il riciclo della grafite e lo sviluppo di materiali compositi avanzati, con l’obiettivo di rafforzare l’autonomia europea nelle filiere per batterie e materiali compositi.

Secondo un rapporto di EIT RawMaterials del 2025, i progetti legati al CRMA e alle filiere critiche potrebbero generare un valore economico di diverse centinaia di miliardi di euro entro il 2030, rafforzando le filiere critiche per la difesa e l’industria. Un rapporto della Commissione del 2024 stima che 26 delle 34 materie prime critiche, ossia ca. il 70%, sono utilizzate in sistemi di difesa, come radar, turbine per velivoli e batterie per droni, evidenziando l’urgenza di filiere sicure.

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Il ruolo delle materie prime nella tecnologia di difesa

Le materie prime critiche definite dall’UE, come terre rare, litio, cobalto e grafite, sono essenziali per tecnologie di difesa. Il gallio è usato nei radar GaN (nitruro di gallio) per velivoli di sesta generazione, il litio alimenta batterie per droni e veicoli terrestri autonomi, mentre la grafite è cruciale per materiali compositi leggeri utilizzati in velivoli e sistemi missilistici.

Il ruolo dell’Italia nel panorama industriale europeo

L’Italia gioca un ruolo centrale grazie alle sue filiere avanzate in aerospazio, difesa e microelettronica. Aziende come Leonardo, leader in avionica e cybersecurity, Fincantieri, protagonista nella cantieristica navale, STMicroelectronics, chiave nei semiconduttori, Avio Aero, specializzata in propulsione aerospaziale, e Telespazio, leader nei servizi satellitari, dipendono dalla sicurezza delle supply chain per sviluppare tecnologie duali. Progetti come la costellazione satellitare IRIDE, per l’osservazione della Terra, e SICRAL-3, per comunicazioni militari sicure entro il 2026, richiedono materiali critici come gallio e silicio.

Telespazio, in collaborazione con Thales Alenia Space (Francia-Italia), sviluppa sistemi di osservazione spaziale per la sicurezza marittima, rafforzando il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo. Avio Aero contribuisce al programma Tempest, il caccia di sesta generazione guidato da Regno Unito, Italia e Giappone, che integra materiali compositi avanzati e sensori quantistici. In Europa, Thales Alenia Space e Airbus (Francia) guidano il Sistema di Combattimento Aereo Futuro (SCAF), ma l’Italia si distingue per la sua capacità di integrare filiere spaziali e militari. Il PNRR destina 1,5 miliardi di euro a microelettronica e batterie, mentre il Polo Nazionale della Microelettronica a Catania formerà 5.000 specialisti entro il 2030. In Francia, il programma ‘France 2030’ investe 2 miliardi di euro in competenze per materiali avanzati, evidenziando la competizione europea per i talenti.

Semiconduttori e batterie per applicazioni duali

Il Chips Act, in vigore dal 2023, mobilita 43 miliardi di euro per portare la quota europea di semiconduttori al 20% del mercato globale entro il 2030, con applicazioni in radar, missili, sensori quantistici per la navigazione autonoma e sistemi di intelligenza artificiale per droni e veicoli terrestri.

L’olandese ASML, leader mondiale nella litografia EUV, è al centro degli sforzi europei per sostenere la roadmap verso i nodi di nuova generazione previsti dal Chips Act, mentre la tedesca Infineon sviluppa semiconduttori di potenza per sistemi di difesa, come i radar AESA e i veicoli elettrici militari. Queste tecnologie abilitano applicazioni di intelligenza artificiale, come il riconoscimento automatico dei bersagli, che migliorano la precisione e l’efficienza operativa delle forze armate europee. L’European Battery Alliance, dal 2017, promuove gigafabbriche per un mercato stimato in 300 miliardi di euro entro il 2030. Progetti come l’impianto ACC in Italia e Northvolt in Svezia producono batterie al litio per droni, veicoli blindati elettrificati e sistemi di accumulo per basi militari, con tecnologie dual-use che migliorano l’efficienza operativa e la sostenibilità.

Il Defence Omnibus Simplification Proposal, previsto per giugno 2025, semplificherà le normative per accelerare lo sviluppo di queste tecnologie, mentre il fondo SAFE incentiva acquisti congiunti, favorendo una filiera europea integrata.

Verso il 2030: sfide e prospettive future

L’Europa punta a estrarre, processare e riciclare una quota crescente di materie prime critiche entro il 2030, riducendo la dipendenza esterna. La transizione verde aumenta la domanda di materiali critici, ma richiede tecnologie a basso impatto, come i processi di estrazione sostenibile. Le sfide includono autorizzazioni minerarie, vincoli ambientali e resistenze locali e soluzioni normative per bilanciare sostenibilità e sviluppo industriale. L’Italia, con la sua centralità mediterranea e un tessuto industriale diversificato, può consolidare il proprio ruolo se investirà con decisione in competenze specialistiche e nella formazione di nuove generazioni di ingegneri e tecnici.

La difesa europea del futuro non si costruirà soltanto con velivoli di sesta generazione o costellazioni satellitari all’avanguardia, ma anche con filiere invisibili e resilienti, capaci di assicurare accesso sicuro e sostenibile ai materiali e ai componenti critici. In questo quadro, l’Italia è chiamata a rafforzare la propria posizione come hub industriale e tecnologico nel Mediterraneo, contribuendo in maniera decisiva alla sovranità strategica europea entro il 2030.

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