Non solo 8 miliardi e tagli fiscali: il piano straordinario di Orsini (Confindustria) tra incentivi 6.0, energia competitiva, Pnrr rimodulato e riforme europee per rilanciare l’Italia


Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini.

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Intervenendo alla Festa nazionale dell’Unità a Reggio Emilia, durante il dibattito “L’economia e le imprese italiane tra dazi e incertezze”, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha lanciato un messaggio netto: la crescita economica non si ottiene con interventi fiscali una tantum, come il taglio dell’Irpef, ma rimettendo al centro l’industria e la produttività. Secondo Orsini, i salari devono crescere attraverso contratti di produttività e premi legati ai risultati, non con ritocchi fiscali occasionali. «Dobbiamo produrre di più, guadagnare di più e distribuire meglio le ricchezze», ha dichiarato.

Dazi? No, è il cambio euro-dollaro che penalizza l’industria italiana

Durante la Festa nazionale dell’Unità a Reggio Emilia, Orsini ha sottolineato come il vero ostacolo alla competitività non siano solo i dazi, ma il cambio euro-dollaro, troppo spesso sottovalutato. «In Europa non stiamo facendo abbastanza per attrarre capitali», ha affermato, rilanciando la proposta degli Eurobond. Il presidente di Confindustria ha  ribadito con forza che l’Unione Europea ha danneggiato l’industria, in particolare il settore automotive, attraverso politiche che hanno incentivato la deindustrializzazione. Secondo Orsini, la mancanza di neutralità e libertà tecnologica sta spingendo fuori dal continente comparti strategici come il calzaturiero, la pelletteria e il farmaceutico.

Energia troppo cara e incentivi in scadenza: doppia minaccia alla crescita industriale

Il costo dell’energia resta una ferita aperta. Orsini propone di disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da quello del gas per ridare competitività a famiglie e imprese. Ogni mese di ritardo, avverte, si traduce in minore produzione e investimenti rinviati. A fine anno scadranno molte misure chiave per il sistema produttivo: Transizione 4.0 e 5.0, Zes per il Mezzogiorno, crediti d’imposta per innovazione e il Fondo di garanzia per le Pmi. Senza continuità, il rischio è un brusco raffreddamento degli investimenti, proprio mentre la domanda estera rallenta.

La proposta di Confindustria: 8 miliardi l’anno per tre anni

Confindustria propone un piano straordinario da 8 miliardi annui per almeno tre anni. Tra le misure: incentivi 6.0, ritorno dell’Ace e una Ires premiale più semplice e stabile. Non si tratta di sussidi, ma di strumenti fiscali che generano ritorni in termini di Iva, occupazione e gettito.

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Tre leve per una spinta immediata Per accelerare la crescita, Orsini suggerisce:

  • Uso selettivo dei fondi di coesione
  • Rimodulazione delle risorse del Pnrr
  • Contratti di sviluppo con iter più rapidi e criteri anticiclici

Visione europea e geopolitica Orsini rilancia l’idea di un “New Generation EU per l’industria”, capace di mobilitare capitali su manifattura, transizione energetica e sicurezza delle catene del valore. L’apertura di nuovi mercati, come il Mercosur, è vista come strategica per sostenere l’export.

Energia a prezzi competitivi, incentivi stabili e regole semplici

Il confronto con l’esecutivo è in corso. Si punta alla stabilizzazione dell’Ires premiale e alla semplificazione degli incentivi, con l’accorpamento di Transizione 4.0 e 5.0. Le decisioni definitive arriveranno con la legge di bilancio 2026.

Orsini chiude con un appello: «La leva fiscale da sola non basta. Servono energia a prezzi competitivi, incentivi stabili e regole semplici. È il momento di passare dalla retorica alle decisioni concrete».



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