Intervenendo ieri al 51° Forum Ambrosetti di Cernobbio, il presidente del Polo del Gusto Riccardo Illy ha espresso preoccupazione per l’andamento dell’economia italiana. “L’Italia sta crescendo pochissimo, soprattutto se si considerano gli aiuti straordinari che riceve con i fondi del Pnrr. Non possiamo confrontare la crescita di oggi con quella di cinque o sei anni fa e questa situazione mi preoccupa un bel po’”.
Illy: “Italia cresce pochissimo, preoccupa nonostante i fondi del Pnrr”
Illy ha sottolineato le difficoltà sui mercati esteri. “Leggiamo il calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti da parte di alcune regioni italiane. Un dazio del 15% un peso ce l’ha”. Le misure tariffarie introdotte da Washington colpiscono prodotti del made in Italy, dall’agroalimentare alla manifattura, con effetti visibili soprattutto nei distretti del Nord-Est.
Il modello di crescita
Per l’imprenditore triestino, il motore della crescita nazionale resta l’export. “L’economia italiana negli ultimi decenni è cresciuta quasi esclusivamente per l’export. I consumi interni sono stagnanti da anni, quindi se frena l’export per i dazi l’economia complessiva cresce poco. E speriamo che continui a crescere, anche se poco. Non è una situazione confortante”.
Pnrr sotto osservazione
Illy ha richiamato l’attenzione sull’efficacia del Pnrr, che mette a disposizione per l’Italia oltre 190 miliardi di euro tra sovvenzioni e prestiti. “Con questi aiuti straordinari ci si attendeva un tasso di crescita più elevato. Vedere numeri così bassi solleva interrogativi sulla capacità del Paese di trasformare le risorse in crescita reale”.
I rischi per le imprese
L’imprenditore ha segnalato i rischi per le aziende italiane: “Molte imprese hanno costruito la loro crescita sulla domanda estera. Se i mercati internazionali rallentano o si chiudono per effetto dei dazi, le prospettive di sviluppo si riducono drasticamente”. Da qui l’invito a difendere le quote di export acquisite e ad aprire nuovi sbocchi commerciali.
Consumi interni fermi
Un punto critico resta la domanda interna. I consumi delle famiglie italiane sono sostanzialmente stagnanti da oltre un decennio. Nel 2023, secondo Istat, la spesa media mensile per nucleo familiare è stata pari a circa 2.700 euro, in linea con i valori reali del 2010. Una crescita quasi nulla che riduce la resilienza del sistema economico.
Dazi e mercati globali
Le tariffe statunitensi, che colpiscono in particolare vino, pasta, formaggi e altri prodotti simbolo dell’export agroalimentare, pesano sui volumi spediti oltreoceano. L’Italia nel 2024 ha esportato verso gli Usa beni per oltre 70 miliardi di euro, pari al 10% del totale export nazionale. Un calo anche solo parziale incide dunque in modo rilevante sui conti delle imprese.
Il quadro generale
L’Italia ha chiuso il 2024 con un tasso di crescita inferiore all’1%, tra i più bassi dell’area euro, a fronte di un’inflazione ridimensionata ma ancora presente. Per il 2025 le previsioni oscillano intorno allo 0,6%, un livello che, secondo Illy, non giustifica l’impatto atteso dei fondi europei.
Un avvertimento
“Speriamo che l’Italia continui a crescere, anche se poco”, ha concluso Illy, ribadendo la necessità di rafforzare i consumi interni e di proteggere l’export. “Ma non è una situazione confortante”.
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