Urbanistica a fondo perduto


“L’urbanistica l’hanno sempre fatta loro, da vent’anni. Adesso noi li stiamo convincendo a farla un po’ meglio.” (Intercettazione dell’inchiesta di Milano, 2025).
L’inchiesta della Procura di Milano ha svelato un meccanismo che, per chi osserva da tempo le dinamiche del potere locale, non sorprende: l’urbanistica piegata all’interesse privato, guidata da consulenti esterni, architetti, advisor, tecnici d’area, più influenti dei rappresentanti eletti. Un sistema dove le decisioni non si prendono più nei consigli comunali ma nelle retrostanze delle “cabine di regia”, dove non parlano gli assessori ma i project manager.
E se Milano finisce sulle pagine nazionali, a Civitavecchia lo schema è sorprendentemente simile. Solo che nessuno – ancora – indaga.
A Milano tutto ruota attorno a un architetto svizzero e a un ex presidente della Commissione paesaggio. Secondo i magistrati, redigevano masterplan, predisponevano varianti, anticipavano informazioni a investitori e imprenditori. Tutto delegato. L’indagine parla di “urbanistica in mano ai privati”.
A Civitavecchia, la situazione è a prima vista diversa perché al centro di tutto c’è quello che dovrebbe essere essenzialmente l’advisor del fondo immobiliare per la valorizzazione del patrimonio comunale. Il Comune (che in realtà è da sempre l’unico quotista) manterrà comunque il controllo del fondo.

In realtà, però, l’advisor gode di una autonomia assoluta nel contattare e selezionare imprese e soprattutto impartisce indirizzi alla pubblica amministrazione, più che riceverne. Partecipa da quasi 10 anni a tutte le partite urbanistiche chiave della città: propone strategie, siede alle riunioni tecniche, chiede e ottiene la costituzione di “cabine di regia”, dialoga direttamente con operatori e imprenditori, disegna piani, sceglie tecnici, facilita rapporti.
Una figura privata che agisce con poteri pubblici, ma senza le responsabilità del pubblico.
L’emblema di questa gestione “in outsourcing” è Fiumaretta. Un’area strategica tra città e porto.
Nel 2016, la Giunta 5 Stelle conferì Fiumaretta al fondo “Civitavecchia in Progress”. Da quel momento, la regia passò non alla Sgr che gestisce il fondo, ma all’advisor, Asp Finance. Ma a che titolo? Con quale atto? Con quale compenso?

Contabilità

Buste paga

 

Nel tempo è stato proposto prima un hotel (accanto a cimitero e depuratore), poi un outlet, infine – idea finalmente condivisibile – la cessione al porto.

Alla fine,è stata una operazione politica targata Lega: il MIT ha stanziato 35 milioni di euro con cui l’Autorità Portuale ha acquistato l’area dal Comune, il Comune ha reinvestito quei fondi acquistando l’ex Italcementi, e realizzando una strada di collegamento tra porto e autostrada.

Secondo fonti qualificate, l’operazione è costata quasi un milione di euro in commissioni all’advisor e al fondo.

A contestare questa dinamica non è solo l’opposizione. Uno dei critici più feroci è Enrico Luciani, segretario del Partito Democratico di Civitavecchia, che ha denunciato le “stranezze” di soldi che dal porto “transitano verso il comune in una città piccola dove la gente parla, gli uccellini volano e chissà dove si posano.

Microcredito

per le aziende

 

Un’operazione servita sul piatto d’argento”: un meccanismo già confezionato che l’attuale amministrazione si è limitata a ratificare, senza mai metterlo in discussione”.
Oggi, l’advisor ha una influenza determinante sulle scelte dell’ex Italcementi, e già si starebbe muovendo per le Terme. Il Comune assiste. Osserva. Approva. Firma. Conclusione: chi comanda davvero? Chi decide il futuro di una città? Un consiglio comunale? Un sindaco eletto? O una società privata incaricata con un atto mai pubblicato?

In consiglio comunale Piendibene ha “chiarito” l’importanza del ruolo dell’advisor, “grazie al quale si riescono a portare avanti procedimenti amministrativi e progettazioni che gli uffici comunali non sarebbero in grado di fare neanche in dieci anni”.

Tutto bello, anzi no. Perché il primo cittadino sembra non porsi minimamente alcun problema nell’affidamento di determinate attività a un soggetto che resta comunque esterno alla pubblica amministrazione. Questa rischia di essere l’ennesima superficialità di giudizio che a lungo andare il sindaco potrebbe pagare politicamente a caro prezzo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA



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