Dazi, i produttori sardi: «Resistiamo senza abbassare i prezzi»


Sassari «L’annuncio dei dazi di Trump sarà l’ennesima notizia che poi verrà smentita e cambiata nei prossimi mesi. Certo tutto questo non ci fa lavorare sereni. Il 10% di dazi attuale, unito al cambio del dollaro, ci penalizza non poco, ora con l’aumento dei dazi al 30% le vendite rallenteranno e questo ci preoccupa». È la prima reazione del presidente del consorzio di tutela del pecorino romano Gianni Maoddi al nuovo scenario aperto dalla lettera inviata dal presidente americano alla presidente della Commissione europea Von der Leyen. «La fortuna – prosegue Maoddi – è che ora non abbiamo giacenze e abbiamo invece tutta la produzione 2025 pronta per essere immessa nel mercato». Cosa fare dunque? «Sicuramente mantenere la calma, non abbassare i prezzi e attivare tutti gli strumenti che la politica ha a disposizione: rifinanziare il pegno rotativo o ricorrere ai bandi indigenti che di fatto alleggeriscono i mercati, oppure ripristinare i premi all’esportazione che fino al 2004 incentivavano l’export verso nuovi mercati. Bisogna poi che le istituzioni stiano vicine alle aziende, soprattutto a quelle che possono avere una maggiore debolezza finanziaria e che potrebbero andare in difficoltà se le vendite calassero. Noi, come consorzio, non staremo ovviamente a guardare ma stiamo già portando avanti un’attività di lobbying, sia a livello americano che europeo, per far comprendere l’unicità del nostro prodotto».

Totalmente d’accordo sul non farsi prendere dal panico il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba. «I dati degli ultimi 15 anni fanno capire quanto l’export italiano sia cresciuto ma anche quanto sia fondamentale il mercato americano. Scegliere di non trattare con diplomazia con gli Usa è impensabile. Per la Sardegna la voce principale dell’export con gli Stati Uniti è il pecorino romano. Più che i dazi in sé – prosegue Saba – a preoccupare è questo meccanismo di dominazione psicologica di Trump che nelle sue intenzioni dovrebbe portare a un abbassamento dei listini. Io dico che la filiera deve rimanere unita e deve resistere nel non diminuire il prezzo». Come riuscire però a mantenere i nervi saldi in una situazione come quella attuale? Per Luca Saba e la Coldiretti è necessario un intervento della Regione. «Deve convocare immediatamente tutta la filiera e decidere una strategia unitaria. Se si riuscisse a finanziare il blocco rotativo di tutti i caseifici per alcuni mesi questo consentirebbe di non cedere alla tentazione di abbassare i prezzi. Lasciando i listini immutati le aziende avrebbero la liquidità per affrontare i mesi successivi verificando nel frattempo come rispondono i mercati. Si tratterebbe di una sorta di sostegno e di garanzia che manterrebbe invariato il prezzo».

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«Chiediamo alla Regione la massima attenzione per l’intero comparto agroalimentare sardo per i rischi legati all’introduzione dei dazi al 30%». È l’appello che arriva dal presidente di Confagricoltura Sardegna, Stefano Taras.

«È necessario un intervento rapido e con le giuste contromisure di sostegno alle imprese, già dalla gestione delle risorse dell’imminente assestamento di bilancio, tenendo conto delle possibili azioni sull’accesso al credito o di strumenti come il pegno rotativo, e coinvolgendo nelle decisioni operative le associazioni di categoria. L’auspicio è che le dichiarazioni di Trump siano notevolmente ammorbidite nelle prossime settimane, confidando nella diplomazia Ue e nazionale. Certo è che il panico non deve far perdere la necessaria lucidità a istituzioni e imprese, anche per evitare di deprimere la già ridotta domanda interna. In questo quadro – conclude Taras – oltre alle necessarie contromisure a sostegno creditizio e finanziario dei maggiori comparti coinvolti (lattiero-caseario, vitivinicolo e olivicolo), dobbiamo riprendere i ragionamenti che ci accompagnino a esplorare nuovi mercati, dove iniziare a costruire percorsi di commercializzazione diversi anche con prodotti nuovi che assecondino i gusti emergenti dei consumatori»



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