Il Piano Mattei: una strategia solidale per l’Africa e una sfida di crescita per l’Italia
Nel cuore del Mediterraneo, tra la complessità dei flussi migratori, la transizione energetica e la necessità di nuovi equilibri geopolitici, l’Italia ha lanciato nel 2024 un’iniziativa che ambisce a ridefinire il suo ruolo nel mondo e a costruire un ponte strategico tra Europa e Africa.
Dopo la quarta riunione della Cabina di regia del Piano Mattei per l’Africa, presieduta dalla Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni pochi giorni fa, ci si avvia a realizzare quanto esposto nella bozza della seconda Relazione annuale sullo stato di attuazione.
Il Piano Mattei per l’Africa è stato ufficialmente lanciato il 28 gennaio 2024 in occasione del Vertice Italia–Africa svoltosi a Roma, presieduto dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: sono intervenuti circa 25 Capi di Stato e di governo africani, rappresentanti delle istituzioni europee e internazionali, e leader di imprese e organizzazioni italiane.
In quell’occasione, il governo italiano ha presentato le linee guida del Piano Mattei, illustrando priorità, Paesi coinvolti e prime misure operative, tra cui: la creazione di una cabina di regia interministeriale, l’avvio del Fondo Mattei, con una dotazione iniziale pubblica e privata e l’individuazione di 10 Paesi africani prioritari per i primi interventi.
Ispirato alla figura di Enrico Mattei, fondatore dell’ENI e protagonista negli anni Cinquanta di una politica energetica indipendente e paritaria con i paesi del Sud del mondo, il piano punta a rispondere con pragmatismo e umanità alle sfide del presente. L’obiettivo: promuovere sviluppo nei Paesi africani, ridurre le cause della migrazione forzata e, al tempo stesso, creare opportunità economiche per le imprese italiane.
Una visione umanitaria e strategica
Al centro del Piano Mattei c’è un approccio cooperativo e non assistenzialista. Non un pacchetto di aiuti a fondo perduto, né un semplice tentativo di contenimento dei flussi migratori, ma un piano organico per favorire lo sviluppo locale e l’autosufficienza economica e sociale nei Paesi africani.
Tra le iniziative di rilievo, si segnala la collaborazione tra Leonardo e BF Spa per lo sviluppo dell’agricoltura intelligente, con l’obiettivo di implementare tecnologie avanzate e modelli agricoli sostenibili nei paesi partner. Questi progetti mirano a migliorare la produttività agricola e a favorire la formazione professionale locale.
Nonostante i progressi, però, il Piano Mattei affronta alcune critiche, in particolare riguardo alla trasparenza nella selezione dei progetti e al coinvolgimento delle controparti africane nella fase di progettazione. Alcuni osservatori sottolineano la necessità di una maggiore inclusività e di una comunicazione più efficace per garantire il successo a lungo termine del Piano.
In sintesi, il Piano Mattei nel 2025 rappresenta un ambizioso tentativo dell’Italia di ridefinire le sue relazioni con l’Africa, puntando su una cooperazione equa e su progetti concreti che possano generare benefici reciproci e duraturi.
Le priorità dichiarate includono:
- Accesso all’istruzione e formazione professionale.
- Sicurezza alimentare e modernizzazione dell’agricoltura.
- Sanità di base e infrastrutture idriche.
- Sviluppo energetico sostenibile, in particolare rinnovabili.
- Creazione di lavoro dignitoso, soprattutto per i giovani.
Secondo il governo italiano, contrastare le cause alla radice della migrazione irregolare significa offrire alle persone la possibilità concreta di vivere, lavorare e costruire un futuro nei propri Paesi di origine. Si tratta, in sostanza, di un piano di stabilizzazione dal basso, dove lo sviluppo economico è strumento di pace e di equilibrio sociale.
Le azioni già in corso
Nel primo semestre del 2024, il Piano Mattei ha superato la fase di impostazione politica ed è entrato nella fase operativa. La cabina di regia istituita a Palazzo Chigi coordina i diversi ministeri coinvolti (Esteri, Imprese, Ambiente, Interni, Istruzione), in sinergia con agenzie di cooperazione, enti locali, università e imprese. Tuttavia, come dicevamo, il progetto rischia di arenarsi se in questi mesi non si riprendono con impegno i contatti in corso.
Tra le azioni già avviate:
- Tunisia: cooperazione bilaterale per la gestione delle risorse idriche e lo sviluppo agricolo nel sud del Paese, con il coinvolgimento di imprese agroalimentari italiane.
- Mozambico e Kenya: avvio di progetti per la costruzione di impianti solari e microreti elettriche in aree rurali, in collaborazione con ENI e altre aziende del settore.
- Costa d’Avorio: progettazione di un centro di formazione tecnica e professionale, dedicato ai settori agritech, meccanica e costruzioni, con il supporto di enti italiani come ENAIP e CNOS-FAP.
- Egitto ed Etiopia: avvio di programmi congiunti per il potenziamento della sanità di prossimità (cliniche mobili, telemedicina) e la formazione di personale sanitario locale.
I nuovi sviluppi
Sono in fase di studio ulteriori progetti in Libia, Repubblica Democratica del Congo, Algeria e Senegal, con attenzione ai contesti più fragili, ma strategici. Nel maggio scorso è stato inoltre confermato l’ampliamento del Piano Mattei a cinque nuove Nazioni – Angola, Ghana, Senegal, Mauritania e Tanzania – e l’avvio della piena operatività dei nuovi strumenti finanziari istituiti a sostegno del Piano.
Il prossimo 20 giugno è stato fissato un vertice a Roma co-presieduto dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e con la partecipazione delle principali Istituzioni finanziarie internazionali e delle Nazioni africane coinvolte nel progetto infrastrutturale del Corridoio di Lobito, che rappresenta una delle iniziative più ambiziose e strategiche in corso in Africa nel 2025. L’obiettivo è di trasformare la città portuale angolana di Lobito in un hub logistico chiave per l’esportazione di minerali critici e per la promozione dello sviluppo regionale.
ItalAfrica, in particolare, guarda con grande attenzione allo sviluppo del Piano: in questi giorni l’ing. Alfredo Carmine Cestari, presidente della Camera ItalAfrica ha ricordato il significativo ampliamento del Piano Mattei ai cinque nuovi Paesi e l’avvio della operatività dei nuovi strumenti finanziari istituiti a sostegno del Piano.
Le opportunità per le imprese italiane
Il Piano Mattei non è solo solidarietà. È anche una piattaforma economica, un’occasione concreta per rilanciare l’internazionalizzazione delle imprese italiane, in particolare le PMI, in un continente giovane, dinamico e in forte espansione.
L’Africa subsahariana crescerà del 3,8% nel 2025 (dati FMI) e ha bisogno di infrastrutture, tecnologia, cibo, energia, formazione. Settori nei quali l’Italia eccelle per qualità, sostenibilità e competenze.
I comparti più promettenti includono:
- Agroindustria: macchinari agricoli, irrigazione, trasformazione alimentare.
- Energie rinnovabili: solare, eolico, biomasse. L’Italia punta a diventare un hub energetico euromediterraneo, veicolando energia verde dall’Africa all’Europa.
- Infrastrutture: edilizia pubblica, strade, porti, scuole, ospedali.
- Sanità: tecnologie medicali, farmaci, dispositivi diagnostici.
- Tecnologia e telecomunicazioni: ICT, reti mobili, servizi digitali.
Il governo ha previsto strumenti di sostegno specifici: il Fondo Mattei, con una dotazione iniziale di 5,5 miliardi di euro tra risorse pubbliche e private, e crediti agevolati per l’export attraverso SIMEST e SACE.
Sono inoltre in via di definizione hub territoriali di promozione economica in alcuni Paesi africani, che faranno da punto di incontro tra istituzioni locali, imprese africane e operatori italiani.
Una cooperazione “alla pari”
Uno degli elementi distintivi del Piano Mattei è l’impostazione non predatoria né neocoloniale. L’Italia si propone come partner rispettoso, che punta a creare valore condiviso, mettendo in campo tecnologie, capitale umano e buone pratiche, senza imporre modelli o sfruttare risorse a scapito delle comunità locali.
Come ha sottolineato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il vertice Italia-Africa del gennaio 2024 “Non vogliamo fare beneficenza, ma costruire insieme un futuro. Il Piano Mattei è uno strumento per aiutare l’Africa ad aiutarsi.”
Una sfida politica e culturale
Il successo del Piano Mattei non dipenderà solo dai finanziamenti, ma dalla capacità di costruire fiducia, di evitare burocrazia sterile e di realizzare risultati visibili e misurabili. La sfida è doppia: portare sviluppo reale in Africa e riposizionare l’Italia nel Mediterraneo allargato, come ponte tra Sud globale e Europa.
Non sarà facile. La concorrenza di potenze come Cina, Russia, Turchia è forte. Ma l’Italia può giocare la sua partita puntando su ciò che la distingue: relazioni umane, competenza tecnica, qualità produttiva, diplomazia culturale.
Il Piano Mattei per l’Africa è molto più di un piano di cooperazione: è una visione. Un tentativo di affrontare contemporaneamente problemi umanitari e sfide economiche con una logica di corresponsabilità e di scambio reciproco.
Se ben attuato, può diventare uno dei pilastri della politica estera italiana nel XXI secolo e un esempio positivo per l’intera Unione Europea. L’Africa, con il suo potenziale e le sue contraddizioni, non è solo un continente da “aiutare”, ma un interlocutore con cui costruire futuro. E il Piano Mattei potrebbe essere l’inizio.
Ribadiva Giorgia Meloni in occasione del lancio: “Il Piano Mattei non è un piano predatorio, ma un modello di cooperazione tra pari, per costruire insieme un futuro di sviluppo, crescita e opportunità.”
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link