Le tensioni commerciali non sono solo un problema per le imprese esportatrici e per la crescita della zona euro che rischia di contrarsi a causa delle nuove barriere. Secondo la Bce sono una minaccia diretta anche per le banche e per la stabilità finanziaria perché possono innescare un effetto domino: rallentamento economico, riduzione della domanda di credito, aumento delle insolvenze, peggioramento della qualità degli attivi bancari. Un circolo vizioso che, se non affrontato per tempo, potrebbe sfociare in una stretta creditizia e minare la ripresa dell’Eurozona.
Nella nuova Financial Stability Review gli economisti di Francoforte alzano il livello di allerta analizzando il rischio maggiore degli ultimi mesi: i dazi di Trump. Se si guarda ai mercati azionari, i danni in Europa sono “già marcati”. E la situazione potrebbe peggiorare: se le tariffe dovessero estendersi alle cosiddette “catene del valore complesse”, ovvero quei processi di produzione frammentati e distribuiti a livello internazionale, come quelli necessari a produrre gli smartphone, “si potrebbero innescare rischi ancora più gravi per la stabilità finanziaria”.
Le banche non sono immuni a questi scossoni, nonostante abbiano accumulato profitti negli ultimi anni di tassi elevati. Secondo la Bce l’incertezza legata alle politiche commerciali, anche in assenza di misure già attuate, ha un impatto diretto sulla raccolta bancaria, sui costi di finanziamento, e sulla propensione al rischio degli investitori. Gli esperti fanno i conti partendo da un aumento “standard” dell’incertezza: in media, nell’immediato porta ad un calo dell’1,9% dei prezzi delle azioni bancarie dell’Eurozona, che sale a -10,4% dopo sei mesi.
I Cds (credit default swap) si allargano di 12 punti base, e i rendimenti delle obbligazioni bancarie aumentano di 7 punti. Questo si traduce in un aumento del costo del rischio (gli investitori chiedono compensi più elevati per sostenere il rischio maggiore) e in un calo della redditività. Anche l’attività di credito cala dello 0,6% in sei mesi e dell’1,9% dopo un anno. Gli effetti sono più marcati per le banche con esposizioni significative ai settori più dipendenti dal commercio con gli Stati Uniti. L’automotive, la tecnologia e l’industria manifatturiera, comparti strategici per l’economia europea, sono tra i più colpiti dai recenti annunci di Washington.
Per contrastare gli scenari peggiori, la Bce invita le autorità di vigilanza e le stesse banche a intensificare il monitoraggio dei rischi. “Le istituzioni finanziarie dovrebbero rafforzare le proprie riserve di capitale e liquidità, ma anche diversificare i portafogli”, suggerisce la Bce. L’invito è anche a condurre stress test mirati, per valutare l’effetto potenziale di nuovi shock sull’intero sistema.
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