13mila attivi e premi medi da 1.573 euro


Si conferma la stabilità nella crescita dei contratti di produttività attivi, con 969 nuovi depositi tra il 15 aprile e il 15 maggio 2025, pari a un aumento del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il numero totale dei contratti attivi raggiunge così quota 13.042, di cui la stragrande maggioranza — 10.598 — rientrano tra gli accordi aziendali, mentre 2.444 sono di tipo territoriale, in forte aumento (+15,1% su base annua).

I numeri della produttività: chi ne beneficia

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Secondo l’ultimo report del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, i contratti di produttività coinvolgono attualmente oltre 3,4 milioni di lavoratori, a ciascuno dei quali viene corrisposto un premio medio annuo di 1.573 euro. Su questi premi si applica un’imposta sostitutiva agevolata del 5%, introdotta con la Legge di Bilancio 2023 e confermata per il triennio 2025-2027. La soglia massima agevolabile è di 3.000 euro lordi, elevata a 4.000 euro nelle aziende che attuano forme di partecipazione paritetica dei lavoratori.

I benefici fiscali si applicano a dipendenti del settore privato, con contratto a tempo determinato o indeterminato e reddito annuo da lavoro dipendente inferiore a 80.000 euro. Le agevolazioni, dunque, si configurano come strumenti di welfare contrattuale e di incentivazione delle performance aziendali.

Obiettivi e strumenti: produttività, redditività, qualità e welfare

I contratti attivi presentano finalità diversificate:

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  • 10.690 riguardano obiettivi di produttività
  • 8.380 mirano alla redditività
  • 6.683 puntano su obiettivi di qualità
  • 8.007 includono misure di welfare aziendale
  • 1.400 prevedono piani di partecipazione dei lavoratori

È proprio quest’ultima tipologia a mostrare la crescita più sostenuta nel mese, con un incremento dell’11,5%, segno di una crescente attenzione verso modelli partecipativi nella governance aziendale.

Le dimensioni delle imprese che utilizzano i contratti

La suddivisione delle aziende che adottano i contratti di produttività rimane stabile. In particolare:

  • Il 50% delle imprese coinvolte ha meno di 50 dipendenti
  • Il 35% è composto da aziende con almeno 100 dipendenti
  • Il restante 15% rientra nella fascia tra 50 e 99 addetti

Questi dati confermano che lo strumento è trasversale e diffuso anche tra le piccole e medie imprese, facilitando l’adozione di politiche retributive flessibili e performanti, coerenti con gli obiettivi di produttività e con i criteri di sostenibilità sociale.





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