Salone del Libro, Viale chiarisce: «Bene i fondi pubblici, ma la governance resta privata» – Torino Cronaca


Nessun cambio di governance e nessun trasferimento altrove: il Salone del Libro di Torino resta saldamente ancorato alla città e alla sua attuale struttura gestionale. A ribadirlo con fermezza è Silvio Viale, presidente dell’Associazione Torino, la Città del libro, la società privata che detiene dal 2019 il marchio del Salone e ne gestisce l’intera macchina organizzativa. Le voci che si rincorrono dalla vigilia dell’edizione 2025, circa un possibile maggiore coinvolgimento economico del governo, avevano alimentato speculazioni su un possibile ridisegno degli equilibri interni e persino sull’ipotesi di uno spostamento della manifestazione in un’altra città. «Equivoci privi di fondamento», ha chiarito Viale.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Secondo quanto trapelato, il Ministero della Cultura sarebbe pronto a incrementare il proprio contributo annuo, passando dagli attuali 250 mila euro a circa mezzo milione. Un’ipotesi ben accolta dagli organizzatori, ma che non cambia la natura del Salone: «È un’impresa privata. Il rischio d’impresa è nostro e l’80% delle entrate deriva da attività commerciali, biglietteria, sponsorizzazioni e progetti con partner privati», ha ricordato Viale. Il modello di collaborazione con enti pubblici come Regione Piemonte, Comune di Torino e Ministero della Cultura esiste già e si basa su progetti condivisi, gestiti attraverso convenzioni, non su un controllo diretto. «Ben vengano i contributi pubblici — ha detto Viale — ma lavoriamo su singoli progetti, non su una governance condivisa. La cabina di regia è stata richiesta da noi, proprio per evitare di decidere unilateralmente sull’uso delle risorse pubbliche. Ma non possiamo neanche subire decisioni esterne, visto che il rischio è tutto nostro».

A livello finanziario, l’attuale assetto prevede un investimento privato tra i 10 e gli 11 milioni di euro da parte dell’Associazione Torino, la Città del libro. A questo si aggiungono 1,3 milioni di euro dalla Regione, veicolati tramite la Fondazione Circolo dei Lettori, 750 mila euro dal Comune attraverso la Fondazione per la Cultura, e i 250 mila euro del Ministero della Cultura, destinati ad aumentare. A chi ipotizza un futuro lontano da Torino, Viale risponde senza mezzi termini: «La società si chiama Torino, la Città del libro, non è un caso. Il Salone è nato qui, qui ha il suo cuore e qui resta». E ricorda anche il momento cruciale del 2019, quando — dopo il fallimento della precedente gestione — fu proprio l’associazione privata a rilevare il marchio all’asta, investendo 8 milioni di euro. «Non lo acquistò la Fondazione Circolo dei Lettori, ma noi. Da allora il Salone è un’impresa, con un’identità privata e una missione pubblica, che si realizza in collaborazione con le istituzioni».



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