Nel 2024 le reti d’impresa confermano il loro ruolo centrale nell’economia italiana, registrando una crescita significativa sia in termini di contratti che di imprese coinvolte.
Secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio sulle reti d’impresa, realizzato da InfoCamere, RetImpresa e Venice School of Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, a fine 2024 i contratti di rete attivi hanno raggiunto quota 9.630, segnando un incremento dell’8,1% rispetto al 2023.
Le aziende coinvolte sono circa 50.300, in aumento del 6,5% rispetto all’anno precedente.
Questo trend positivo conferma la fase di consolidamento di uno strumento che, a quindici anni dalla sua introduzione, si dimostra sempre più strategico per la competitività delle imprese italiane, soprattutto di piccole e medie dimensioni.
Ma cosa sono esattamente le reti d’impresa? Quali vantaggi offrono e perché stanno diventando sempre più diffuse nel nostro Paese?
Cosa sono le reti d’impresa
Le reti d’impresa sono accordi di collaborazione tra due o più aziende, formalizzati attraverso un contratto di rete, con l’obiettivo di accrescere la capacità innovativa e la competitività dei partecipanti.
A differenza di fusioni o acquisizioni, le imprese mantengono la propria autonomia giuridica e operativa, ma condividono risorse, conoscenze, progetti e obiettivi comuni.
Questo modello aggregativo, introdotto in Italia con la legge n. 33 del 9 aprile 2009, è stato pensato soprattutto per le PMI, che spesso non dispongono da sole di risorse sufficienti per affrontare sfide come l’internazionalizzazione, l’innovazione tecnologica o la partecipazione a grandi bandi pubblici.
Le reti possono essere flessibili e di varie entità: si va dalle micro-reti (meno di 5 membri), che rappresentano il 54% del totale, fino a reti più strutturate con decine di imprese.
La maggior parte delle reti italiane è di piccole dimensioni (oltre l’87% ha meno di 10 membri), a conferma della vocazione del modello a supportare la frammentata realtà imprenditoriale italiana.
A cosa servono le reti d’impresa
Gli obiettivi perseguiti dalle reti d’impresa sono molteplici e variano a seconda delle esigenze dei partecipanti. In particolare, questo modello consente di:
- Aumentare la competitività: unendo forze e competenze, le imprese in rete possono accedere a opportunità che da sole difficilmente potrebbero cogliere, come mercati internazionali, forniture su larga scala o gare d’appalto complesse.
- Favorire l’innovazione: attraverso la condivisione di know-how, tecnologie e risorse, le aziende in rete possono sviluppare nuovi prodotti, processi o modelli di business.
- Rafforzare la capacità organizzativa: la collaborazione permette di ottimizzare i processi interni, ridurre i costi e migliorare l’efficienza.
- Accedere a finanziamenti e incentivi: in molti casi, le reti d’impresa sono considerate positivamente da istituzioni pubbliche e banche, che le vedono come garanzia di solidità e progettualità, facilitando così l’accesso a fondi europei, nazionali o regionali.
- Superare i limiti dimensionali: per le PMI, che costituiscono la maggior parte del tessuto produttivo italiano, entrare in una rete significa poter competere con realtà più grandi senza rinunciare alla propria autonomia.
Le reti consentono dunque di condividere costi e rischi, accedere a nuovi mercati, innovare prodotti e processi, migliorare la formazione del personale e rafforzare la presenza sul territorio. Non solo: negli ultimi anni si sono diffusi modelli di rete che coinvolgono anche soggetti non strettamente commerciali, come associazioni, fondazioni e cooperative, ampliando ulteriormente le opportunità di collaborazione e sviluppo.
Secondo la survey dell’Osservatorio 2024, il 38% delle imprese aderenti punta ad aumentare il proprio potere contrattuale, il 27% a sviluppare congiuntamente nuove tecnologie di processo, mentre il 26% mira a partecipare a bandi e appalti pubblici o privati con maggiori chance di successo.
Il trend in Italia
La diffusione delle reti d’impresa in Italia è capillare su tutto il territorio nazionale, con una particolare concentrazione in Friuli Venezia Giulia (250 imprese retiste ogni 10.000 registrate) e Lazio (173 ogni 10.000).
I settori più rappresentati sono agroalimentare (21,8%), costruzioni (14%) e commercio (12,6%), ma il fenomeno interessa ormai tutti gli ambiti produttivi.
Sul fronte occupazionale, le imprese in rete assorbono complessivamente quasi 1,7 milioni di addetti, con una presenza significativa anche di imprese femminili (17,9% del totale delle imprese retiste), giovanili (5%) e straniere (3,6%), a dimostrazione di come le reti rappresentino anche uno strumento di inclusione e valorizzazione della diversità imprenditoriale.
La maggior parte delle imprese in rete sono micro e piccole aziende (il 51,6% ha meno di 9 addetti, il 25,3% tra 10 e 49). Tuttavia, il maggior impatto occupazionale si registra tra le medie e grandi imprese, che pur rappresentando solo il 1,7% del totale (per quelle con oltre 250 addetti), concentrano oltre l’80% degli addetti delle reti.
Un elemento interessante emerso dall’Osservatorio è la crescente attenzione verso obiettivi non solo commerciali, ma anche sociali, ambientali e di innovazione tecnologica: le reti che puntano su condivisione di tecnologie o su progetti di sviluppo congiunto, ottengono le migliori performance di mercato.
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