Investimenti nella rete elettrica per la transizione


Investimenti nella rete elettrica: fondamentali, ma equi

Urgono investimenti nella rete elettrica, in Europa. Sono fondamentali per la transizione energetica, ma non solo. Nelle scorse settimane si è tenuto a Londra il primo vertice internazionale sul futuro della sicurezza energetica, organizzato da IEA in collaborazione con il governo del Regno Unito. Si è trattato di un’occasione per una riflessione, su scala globale, sugli strumenti necessari per affrontare i rischi tradizionali ed emergenti per la sicurezza energetica.

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Il ruolo delle reti nel settore elettrico è stato tra i temi affrontati. Non può essere altrimenti: la rete elettrica europea è anche una delle più vecchie al mondo, con un’età media di 40 anni. Buona parte degli investimenti necessari serviranno per gli aggiornamenti di quest’infrastruttura complessa, composta da più di 11,3 milioni di chilometri di cavi e fili che potrebbero avvolgere la Terra 282 volte.

La Commissione europea, nel Piano d’azione per le Reti, ha stimato la necessità di investimenti per 584 miliardi di euro per ammodernare la rete entro il 2030. Di recente, la Corte dei Conti UE, facendo i conti sugli investimenti necessari da qui al 2050, ha affermato servono tra i 1.994 e i 2.294 miliardi di euro.

Sui numeri ci sono varie ipotesi e sempre di recente anche altri importanti attori si sono espressi in merito. Ma c’è anche chi evidenzia la necessità di effettuare investimenti che non vadano a pesare eccessivamente sugli utenti finali.

Investimenti nella rete elettrica, necessari per evitare i colli di bottiglia

Gli investimenti nella rete elettrica sono necessari per modernizzare e ampliare le infrastrutture, soprattutto data la necessità di connettere i sempre maggiori impianti da fonti rinnovabili. Al 2050, si prevede che circa il 70% dell’energia elettrica verrà generata dal fotovoltaico e dall’eolico (Fonte: IEA).

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Investimenti nella rete elettrica, necessari per evitare i colli di bottigliaInvestimenti nella rete elettrica, necessari per evitare i colli di bottiglia

Ember, in un suo recente report, ha fatto sapere che la produzione globale di energia solare, nel 2024, è aumentata del 24% (+245 TWh), sottolineando che è il 18esimo anno consecutivo in cui il fotovoltaico è stata la fonte di energia elettrica in più rapida crescita in termini di variazione percentuale su base annua.

A questa crescita, sempre più sostenuta, non corrisponde una altrettanto rapida evoluzione della rete elettrica.

L’esempio dei Paesi Bassi, fatto dalla stessa International Energy Agency, rende chiaro quanto sta accadendo anche in altri Paesi. Mentre la capacità solare fotovoltaica è aumentata di ben cinque volte tra il 2018 e il 2023, quella della rete elettrica del Paese non si è ampliata a sufficienza per soddisfare tutta la nuova domanda di elettricità e l’offerta distribuita.

All’inizio del 2025, circa 10mila grandi utenti (consumatori o batterie) e 7.500 progetti di generazione (di dimensioni superiori agli impianti fotovoltaici per uso domestico) erano in attesa di connettersi alla rete elettrica olandese”. Con l’eolico si pone lo stesso problema: secondo WindEurope, oltre 500 GW di potenziale eolico sono in attesa di una valutazione delle loro richieste di connessione alla rete. Ma il problema dell’espansione delle reti è altrettanto vivo.

L’esempio del parco eolico offshore Borkum Riffgrund 3 da 900 MW in Germania è illuminante. Malgrado sia completamente installato, è in attesa di connessione alla rete. “Il gestore della rete di trasmissione non sarà in grado di connettere il parco eolico alla rete tedesca prima del 2026”, fa sapere la stessa associazione di riferimento dell’industria eolica europea.

La necessità di rinnovare un’infrastruttura complessa

La rete elettrica europea è costituita da un’infrastruttura complessa, in cui operano oltre 2.500 gestori di sistemi di distribuzione (DSO), che supervisionano il 96% della rete, e 30 gestori di sistemi di trasmissione (TSO), che servono 266 milioni di clienti, tra famiglie e aziende, e collegano 27 Paesi e regioni dell’UE, ricorda la Corte dei Conti UE.

Per mantenerla e rinnovarla servono fondi.

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Da qui l’importanza di investimenti nella rete elettrica. Sulle cifre necessarie sono intervenuti sia ACER sia Eurelectric.

La posizione di ACER….

L’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (ACER), ha stimato che gli attuali investimenti annuali nella rete in Europa raddoppieranno entro il 2050, raggiungendo i 100 miliardi di euro all’anno, con stime inferiori a 75 miliardi di euro.

Nel rapporto, intitolato “Getting the signals right: Electricity network tariff methodologies in Europe”, pubblicato a marzo, ha scritto che tali investimenti, pur apportando benefici economici e sociali, “eserciteranno probabilmente una significativa pressione al rialzo sui costi di rete. Per i consumatori, i costi di rete annuali potrebbero aumentare del 50% entro il 2050, o addirittura del 100% nello scenario di investimento più elevato”.

… E la replica di Eurelectric

La federazione dell’industria elettrica europea (Eurelectric), con oltre 3500 aziende rappresentate, è uscita ad aprile con un’analisi, “in aperta critica con ACER”, in cui evidenzia che la necessità di investimenti nella rete elettrica cresce con l’aumento della domanda di elettricità.

Stima che, entro il 2050, la domanda di energia da trasporti, industria e riscaldamento raggiungerà i 4428 TWh. Per soddisfare tale domanda, gli investimenti nella rete di distribuzione elettrica dovrebbero raggiungere i 67 miliardi di euro all’anno. Tali stime vanno a correggere quelle di ACER, che prevede che la domanda di energia elettrica in Europa crescerà solo di 300 TWh – l’equivalente del consumo energetico annuo dell’Italia – ogni anno dal 2030 al 2050, per raggiungere un totale di 3345 TWh entro il 2050. “Poiché gli investimenti nella rete sono direttamente collegati all’aumento della domanda di energia elettrica, ipotizzare una domanda di elettricità inferiore richiederebbe investimenti di rete inferiori”.

Se gli scenari di elettrificazione sono errati, prosegue Eurelectric, lo è anche la previsione di costi di rete più elevati. Per questo scrive:

“Con l’elettrificazione di un numero maggiore di aziende e famiglie, gli investimenti nella rete saranno distribuiti su una base di consumatori più ampia – come dimostra lo studio Grids for Speed ​​di Eurelectric – mantenendo sotto controllo i costi di rete ed evitando un aumento sproporzionato della bolletta elettrica complessiva”.

Investimenti nella rete elettrica: necessari, ma nel segno dell’efficienza

Sul tema degli investimenti nella rete elettrica è intervenuto anche il think tank europeo Bruegel, specializzato in economia. Pur confermando la necessità di investimenti e di ingenti spese in conto capitale, pone la questione su un altro livello: la regolamentazione della rete dovrebbe incoraggiare le aziende di rete a investire nelle soluzioni più efficienti. Gli attuali approcci normativi potrebbero favorire le spese in conto capitale, portando a inefficienze di sistema e costi per i consumatori superiori al necessario. In sintesi: occorre creare il giusto quadro per evitare che i consumatori paghino scelte scorrette.

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Investimenti nella rete elettrica: necessari, ma nel segno dell’efficienzaInvestimenti nella rete elettrica: necessari, ma nel segno dell’efficienza

Ricorda che, in Unione Europea, la transizione energetica richiederà costi per decine di miliardi di euro l’anno.

“Sebbene finanziare tali investimenti non sia affatto semplice, gli investimenti attuali delle società di rete sono già dello stesso ordine di grandezza e dovrebbe essere possibile sostenere questo livello di investimento, in un contesto normativo stabile. Pertanto, realizzare la rete per l’economia pulita del futuro è una questione che va oltre il semplice denaro”.

Secondo Bruegel, è necessario adottare numerose decisioni politiche per garantire che ogni euro speso per la rete elettrica offra il massimo beneficio ai consumatori.

Quali sono le decisioni da prendere? Il think tank elenca cinque punti cardinali. Innanzitutto, illustra, vanno definite “giuste regole di mercato” per migliorare l’utilizzo delle infrastrutture di rete già costruite “può far risparmiare tempo e denaro”. In secondo luogo, è fondamentale identificare gli investimenti giusti. Terzo, la politica dovrebbe supportare le società di rete nel finanziamento dei loro investimenti.

Come quarto punto, la regolamentazione della rete dovrebbe essere progettata per incentivare soluzioni innovative ed economicamente vantaggiose. Infine, ricorda che recuperare equamente i costi degli investimenti di rete dai consumatori è essenziale per mantenere il sostegno pubblico alla transizione energetica.

Recuperare equamente dai consumatori i costi degli investimenti nella rete è fondamentale per mantenere il sostegno pubblico alla transizione energetica”, riporta Bruegel, ricordando che i costi di rete possono rappresentare una parte sostanziale delle bollette dei consumatori finali: nel 2023, i costi di rete rappresentavano il 25% dei costi dell’elettricità di una famiglia media dell’UE. Dato che anche i costi di gestione della rete potrebbero aumentare sostanzialmente durante la transizione, senza l’intervento statale, dovranno essere recuperati dagli utenti della rete. Da qui la necessità di fondi nazionali, che potrebbero attenuare l’impatto dei costi nel tempo, mantenendo l’elettricità accessibile durante tutta la transizione energetica.

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Investimenti equi per non aggravare disuguaglianze e povertà

La transizione energetica dell’Europa si fonda sulla modernizzazione e sull’espansione delle reti elettriche, “ma ciò non dovrebbe avvenire a scapito delle famiglie più vulnerabili”, rileva Climate Action Network (CAN) Europe, coalizione di ONG europee sul tema dei cambiamenti climatici. Per questo, ha realizzato un report in cui ha esaminato le sfide e le opportunità di investimenti urgenti nella rete elettrica europea, sottolineando la necessità di preservare l’accessibilità economica e l’equità per i consumatori, in un contesto di crescente domanda di riscaldamento e trasporti elettrici.

Come ha esemplificato la stessa CAN Europe,

“Già oggi, le tariffe di rete rappresentano una quota significativa delle bollette elettriche domestiche. Il costo medio di rete è di 0,067 euro/kWh, ma si riscontrano disparità nei costi tra gli Stati membri dell’UE. Ad esempio, in Bulgaria, le famiglie spendono quasi cinque volte di più del loro reddito per le tariffe di rete rispetto alla Danimarca (2,38% contro 0,49%). In Irlanda, le famiglie pagano quasi 450 euro all’anno per le tariffe di rete, mentre in Romania i costi sono cinque volte inferiori”.

Reti elettriche potenziate, abbinate a politiche intelligenti, “possono contribuire a ridurre le bollette energetiche delle famiglie vulnerabili e a ridurre la dipendenza da fonti energetiche inefficienti e costose”. Tuttavia, affidarsi eccessivamente alle tariffe finanziate dai consumatori “rischia di aggravare le disuguaglianze e la povertà energetica”. Per evitare questo, le strategie di finanziamento dovrebbero dare priorità alla riduzione del carico sulle famiglie, sostiene CAN Europe.

FAQ investimenti nella rete elettrica

Perché sono necessari nuovi investimenti nella rete elettrica europea?

Gli investimenti nella rete elettrica europea sono indispensabili per affrontare le sfide della transizione energetica, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e prevenire blackout e colli di bottiglia infrastrutturali. Le reti esistenti sono spesso obsolete: l’età media è di circa 40 anni e molte infrastrutture non sono state progettate per gestire il carico flessibile e decentralizzato delle energie rinnovabili.

Il blackout che ha colpito Spagna e Portogallo il 28 aprile 2025 rappresenta un campanello d’allarme concreto: un guasto a un’interconnessione tra Francia e Spagna ha scatenato una cascata di disconnessioni, lasciando milioni di utenti senza elettricità. Sempre in Spagna nel settembre 2021 un guasto in un’interconnessione ad alta tensione ha causato l’interruzione dell’energia elettrica per oltre 1,2 milioni di persone. L’evento ha evidenziato quanto sia vulnerabile una rete non adeguatamente ammodernata, soprattutto in un contesto di crescente elettrificazione dei consumi e forte incremento della produzione da fonti rinnovabili intermittenti come solare ed eolico.

La Commissione Europea, nel Piano d’Azione per le Reti, ha stimato in 584 miliardi di euro gli investimenti necessari entro il 2030, per modernizzare oltre 11 milioni di km di linee e infrastrutture. Senza interventi strutturali, la rete rischia di diventare un collo di bottiglia, rallentando l’integrazione delle rinnovabili e mettendo a rischio la stabilità del sistema elettrico continentale.

Secondo l’International Energy Agency, una rete resiliente può prevenire blackout, abbassare i costi a lungo termine e aumentare l’efficienza del sistema. Investire ora è quindi una scelta strategica, non solo tecnica: è il fondamento di una rete elettrica capace di affrontare la domanda futura e resistere agli stress del sistema.

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Quali sono i rischi se non si investe in modo efficiente nella rete elettrica?

Non investire in modo efficiente nella rete elettrica comporta una serie di rischi sistemici che possono compromettere la transizione energetica, la sicurezza degli approvvigionamenti e la sostenibilità economica del sistema elettrico europeo. Ecco i principali:

1. Blackout e instabilità della rete
Una rete non aggiornata è più vulnerabile a eventi estremi, guasti tecnici e sovraccarichi. Il blackout del 28 aprile 2025 in Spagna e Portogallo ha dimostrato come una singola interconnessione mal gestita possa causare l’isolamento di interi Paesi e lo spegnimento a cascata di impianti, con gravi ripercussioni economiche e sociali.

2. Colli di bottiglia e congestioni
La crescente penetrazione delle rinnovabili (solare ed eolico) richiede una rete flessibile, bidirezionale e intelligente. In assenza di investimenti mirati, si rischia la formazione di colli di bottiglia, che bloccano la connessione di nuovi impianti e riducono l’efficienza complessiva del sistema.

3. Aumento sproporzionato dei costi in bolletta
Una pianificazione inefficiente può generare sovrainvestimenti o investimenti sbagliati (capex bias), che poi ricadono direttamente sui consumatori attraverso le tariffe di rete, già oggi responsabili di circa il 25% delle bollette elettriche domestiche nell’UE.

4. Perdita di competitività industriale
Una rete poco performante limita la diffusione dell’elettrificazione nei settori hard-to-abate (come industria e trasporti), frenando l’innovazione e rendendo le imprese europee meno competitive rispetto a quelle di mercati con reti più moderne (es. California, Germania, Cina).

5. Rischio sociale ed equità compromessa
Una rete inadeguata scarica i costi maggiori sui consumatori più vulnerabili, aggravando le disuguaglianze e alimentando la povertà energetica. Come rileva il Climate Action Network Europe, la disparità nei costi di rete tra Stati membri è già oggi marcata.

Quanto incideranno gli investimenti nella rete elettrica sulle bollette dei consumatori?

Secondo l’Agenzia per la Cooperazione dei Regolatori dell’Energia (ACER), i costi di rete potrebbero aumentare del 20-40% entro il 2030 e fino al 100% entro il 2050, a causa degli investimenti necessari per modernizzare e ampliare le infrastrutture elettriche. Tuttavia, Eurelectric contesta queste stime, sostenendo che una pianificazione efficiente e una distribuzione equa dei costi potrebbero limitare l’impatto sulle bollette.

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Per mitigare l’effetto degli investimenti sulle bollette dei consumatori, è possibile adottare diverse strategie:

  • Pianificazione efficiente: Investire in tecnologie avanzate e soluzioni innovative può ridurre i costi a lungo termine.
  • Distribuzione equa dei costi: Assicurare che i costi siano equamente distribuiti tra tutti i consumatori, evitando oneri sproporzionati per le famiglie a basso reddito.
  • Incentivare l’efficienza energetica: Promuovere l’uso efficiente dell’energia può ridurre la domanda e, di conseguenza, i costi associati alla rete.

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