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Superbonus e crediti “sprecati”? Esposto CANDE alla Corte di Conti


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E’ arrivata fino alla Procura Generale della Corte dei Conti la richiesta di giustizia contabile  riferita ai crediti da Superbonus, che l’Associazione CANDE, Class Action Nazionale Dell’Edilizia, ha avviato da tempo su diversi fronti: è stato infatti   presentato ieri, 7 maggio, un formale esposto  contro la classificazione contabile dei crediti d’imposta Superbonus maturati nel 2023. Nell’esposto vengono denunciate discrasie sui saldi di finanza pubblica (voci ESA B.9, D.5 e D.75 del Sistema Europeo dei Conti), in contrasto con i principi europei di correttezza contabile.

“Alla luce dei documenti contabili,  presentati di recente dal Governo all’Eurostat,  emerge di fatto una  spesa che non esiste – ha dichiarato Roberto Cervellini, Presidente di CANDE, associazione che conta oltre 250 imprese e professionisti dell’edilizia – mentre decine di migliaia di imprese sono al collasso e stanno fallendo per crediti fiscali bloccati, non pagati e inutilizzabili, fino addirittura a vederseli svenduti all’asta dai Tribunali. In realtà si tratta  di una manovra tecnica sulla ‘contabilità nazionale’ che non torna, di contro c’è la realtà drammatica di cantieri fermi, famiglie sfrattate e aziende fallite.”

L’esposto, che si concentra principalmente sull’anno contabile 2023, richiama però l’attenzione della Procura Generale della Corte dei Conti anche sugli esercizi 2020, 2021 e 2022:  in esso si documenta che  l’ISTAT concede di registrare come “pagabili” i crediti, nonostante le restrizioni imposte dai Decreti Legge n. 11/2023 e n. 39/2024 ,  che hanno vietato la cessione dei crediti e lo sconto in fattura, rendendo di fatto non fruibili i bonus per migliaia di contribuenti. In questo modo di fatto viene  rappresentata una spesa pubblica che gonfia artificialmente il deficit ESA B.9 e consente al Governo di godere di margini fiscali europei ingiustificati.

“È evidente che si tratta di un sistema contabile- ha sottolineato Cervellini- che necessita di chiarezza. A Bruxelles si racconta di aver speso per le famiglie e le imprese, mentre nella realtà non è arrivato un euro a chi ne aveva diritto: con il nostro esposto  chiediamo alla Procura Generale della Corte dei Conti di valutare se questo meccanismo, che sta piegando un intero settore, abbia prodotto un danno erariale ed eventualmente intervenire per correggerlo.”

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CANDE,  con la sua richiesta di giustizia e trasparenza contabile,  rappresenta non solo i diritti delle imprese associate ,ma indirettamente quelli di tutte le imprese e cittadini che si ritengono   danneggiati dalla riforma retroattiva del Superbonus,. Questi in sintesi i punti chiave dell’esposto alla Corte dei Conti:

  • Verificare la legittimità della classificazione “pagabile” dei crediti, alla luce del Regolamento ESA 2010 (UE n. 549/2013);
  • Valutare l’impatto sulle voci B.9 (deficit), D.5 (entrate tributarie) e D.75 (trasferimenti correnti);
  • Accertare eventuali danni erariali e responsabilità istituzionali;
  • Accertare la legittimità delle operazioni di cessione e vendita all’asta dei crediti d’imposta Superbonus e bonus facciate, a causa della riclassificazione citata;
  • Attivare ogni strumento di controllo e responsabilità previsto dall’ordinamento contabile italiano.
  • Sollecitare l’adozione urgente di un meccanismo di rimborso per i crediti incagliati, in particolare per imprese edili e contribuenti incapienti. Ma di questo anche l’Europa ne è conoscenza

Parallelamente, CANDE ha già attivato una procedura formale presso la Commissione Europea per presunta violazione del diritto dell’Unione (prot. CPLT 2024-01889), al vaglio della Commissione UE. “Lo Stato ha costruito una facciata contabile, mentre lascia i cittadini senza casa e le imprese senza futuro. Non lo permetteremo. CANDE è nata per questo: trasformare l’indignazione in azione legale”,  ha conlcuso Cervellini.

©Riproduzione riservata



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