la via sostenibile di Frosinone e Latina – AlessioPorcu.it


Sostenibilità, imprese e sviluppo: il Lazio scommette sull’economia circolare. Ma serve uno scatto in avanti. Il ruolo della Camera di Commercio di Frosinone – Latina

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C’è un’Italia che lavora in silenzio. Che non finisce nei talk show, che non twitta indignazione o applausi, ma costruisce. Fa sistema. E quando lo fa, ci siono dei risultati sui quali discutere e confrontarsi. Come mercoledì mattina, nella Sala Papetti della Camera di Commercio Frosinone – Latina: seconda tappa di un ciclo di conferenze su economia circolare e sostenibilità. Titoli concreti, interventi serrati, niente retorica.

Il presidente Giovanni Acampora lo dice chiaro: “Questa è una sfida che riguarda tutti“. Imprese, istituzioni, cittadini. Non si tratta più di aderire a una moda. La sostenibilità, oggi, è una condizione necessaria per rimanere nel mercato. È il nuovo paradigma. E chi non ci si adegua, è fuori.

Frosinone e Latina ci provano

Il Lazio Sud ci prova. Con i suoi limiti, le sue lunghezze burocratiche, le sue distanze interne – tra le aree metropolitane e quelle marginali. Ma ci prova. L’economia circolare non è solo riciclo: è ripensare il modo in cui si produce, si consuma, si compete. E in questo, la Camera di Commercio sembra aver capito il punto: se non si crea un ecosistema che accompagna le imprese nel cambiamento, il rischio è quello di lasciare indietro pezzi interi di sistema produttivo.

Guido D’Amico, delegato alla Sostenibilità, porta i saluti e rilancia: bandi, corsi, strumenti concreti. Non solo slogan. Il concetto è semplice: o si forma il capitale umano per gestire la transizione, o l’innovazione resta sulla carta. Il mercato chiede competenze nuove: chi sa leggere i bilanci ESG, chi conosce la normativa, chi sa parlare il linguaggio dei finanziatori green. Ed è su questo che la Camera investe.

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L’alleanza strategica

Guido D’Amico

Accanto alle istituzioni economiche locali, ci sono Regione Lazio, il Consorzio Industriale, l’Università di Cassino. Un’alleanza strategica. Perché la sfida non è solo ambientale, è anche macroeconomica.

In Europa si stanno spostando miliardi attraverso il Green Deal. Gli incentivi ci sono, i piani ci sono, ma serve progettualità. Secondo dati Eurostat, l’Italia è tra i primi Paesi in Europa per tasso di riciclo dei rifiuti, ma resta indietro sull’eco-innovazione e sulla produttività delle risorse. Tradotto: ricicliamo bene, ma innoviamo poco.

E allora la domanda vera è: il Lazio ha una strategia industriale per l’economia circolare? Perché senza distretti tecnologici, senza filiere integrate, senza una mappa degli investimenti, il rischio è quello di moltiplicare le iniziative e perdere la visione.

Lo dice anche il professor Giuseppe Russo, moderatore dell’evento: “Le imprese devono vedere la sostenibilità come vantaggio competitivo”. E per farlo servono competenze, modelli, strumenti. Non basta aderire ai bandi, bisogna saperli usare.

La dimensione dello sviluppo

Raffaele Trequattrini

C’è poi un altro nodo: la dimensione dello sviluppo. L’Italia – e il Lazio in particolare – ha bisogno di crescita, ma di una crescita diversa. Non solo aumento del PIL, ma qualità. L’economia circolare, se fatta bene, può generare occupazione stabile, ridurre la dipendenza energetica, valorizzare territori marginali. È questo il cuore del nuovo modello. E le testimonianze aziendali ascoltate martedì – da Retiambiente a Itelyum – lo dimostrano: innovare si può, si deve. Itelyum si sta spingendo alla dimensione massima: con il recupero dei metalli rari all’interno dei motori elettrici a fine carriera e degli hard disk obsoleti, sta iniziando a fare concorrenza alla Cina e senza avere necessità di miniere o cave.

Ma serve visione. E coraggio.

L’evento si è chiuso con la consegna degli attestati del corso “Esperto in Sostenibilità & ESG Management”. Una cerimonia semplice, ma densa di significato. Perché la vera transizione si fa con le persone. Non con i proclami.

Ora tocca al territorio. Alle imprese. Alle istituzioni. Non si può più aspettare. Il treno della sostenibilità è in corsa. E chi resta fermo, è già fuori mercato.

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