Un’alleanza tra i partiti contro le morti sul lavoro




Quando un uomo o una donna muoiono sul posto di lavoro è una sconfitta per la società intera e per tutti noi. «Non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione», ha affermato il capo dello Stato, Sergio Mattarella.

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Il governo ha assegnato alla vigilia del 1º Maggio altri 650 milioni per la sicurezza sul lavoro. Le risorse si aggiungono ai 600 milioni già destinati al bando Inail 2024/2025. Quest’ultimo, ancora aperto, consente a tutte le imprese, anche a quelle individuali, di ottenere un contributo a fondo perduto del 65 per cento fino a 130mila euro per investimenti delle aziende in macchinari come presse, robot, muletti e progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale che migliorarono le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori. Ora in totale gli stanziamenti predisposti diventano 1 miliardo e 200 milioni.

Interventi molto concreti che si sommano a quelli precedenti che hanno riguardato l’aumento degli ispettori del lavoro e la patente a crediti per potenziare il sistema di incentivi e disincentivi per le imprese sulla base della loro condotta in materia di sicurezza.

Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di dedicare il 1º Maggio 2025 a questo grande tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Ma sappiamo tutti che non basta. Troppi vedovi, orfani, genitori che piangono figli, comunità affrante a causa delle morti sul lavoro. Meglio non dare numeri. Non si può e non si deve morire così. Il pensiero che si può uscire di casa per andare a lavorare e rischiare di non farne più ritorno deve assillare tutti noi. Durante il mio mandato di parlamentare avevo proposto un minuto di silenzio per ogni vittima perché in quel piccolo tempo tutta la nostra società potesse partecipare al dolore delle famiglie, elevare la propria consapevolezza e indignazione. Ci sono troppi morti in Italia e quindi molti sarebbero i minuti di silenzio, mi fu eccepito. Eppure a noi servirebbero gesti forti e corali soprattutto per i nostri giovani che devono crescere in un clima di fiducia, certi che il lavoro non debba mai rappresentare causa di perdita della vita o infortunio ma solo luogo di realizzazione e benessere.

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Tanto si potrebbe ancora fare sul fronte della formazione e della ricerca di tecnologie innovative a partire dall’intelligenza artificiale per rendere gli ambienti di lavoro più «allertanti» in caso di pericolo, di mal funzionamento di ingranaggi, macchinari e per prevenire i rischi grazie all’analisi dei dati e alla collaborazione umano/macchina. Abbiamo avuto molte sollecitazioni a questo proposito in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro dello scorso 28 aprile.

La premier Meloni e il governo hanno annunciato una convocazione nei prossimi giorni dei rappresentanti del mondo imprenditoriale e sindacale per ascoltare proposte, sollecitazioni e suggerimenti e predisporre una preventiva condivisione in vista di un decreto dell’esecutivo.

Sarebbe veramente auspicabile una concertazione su queste tematiche di così grande sofferenza per centinaia di nostri connazionali e delle loro famiglie.

Per qualche settimana si dovrebbero mettere da parte differenze e distinguo tra partiti e organizzazioni sociali con l’obiettivo nobile di una grande Alleanza nel paese su «zero morti sul lavoro». Una tale partecipazione interessa le lavoratrici, i lavoratori, le imprese, le famiglie italiane, gli enti locali, le cittadine e i cittadini, in una parola: la nostra civiltà umana.



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