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Meloni e il Cdm lavoro: premi per le imprese sicure e arresto in flagranza per chi aggredisce i docenti


Verso la Festa dei lavoratori, questa mattina la riunione del governo alla ricerca di coperture per provvedimenti. Passa l’iniziativa del ministro Valditara sulla violenza a scuola

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Si cercano coperture, si compulsa la Ragioneria dello stato. Pochi maledetti e subito: vanno trovati i fondi per il Consiglio dei ministri di questa mattina. Quello con vista 1° maggio. La risposta della premier Giorgia Meloni  alla festa dei lavoratori, al Concertone, alle critiche dei sindacati che denunciano la mancata concertazione, alle stilettate delle opposizioni che in coro le fanno notare che “sul lavoro il governo non fa abbastanza”. A partire dalla sicurezza e dagli infortuni. Come svelato dal Foglio e annunciato dalla premier   al Corriere il governo sta  lavorando “a qualcosa di estremamente importante per i lavoratori, cioè la loro sicurezza”. La premier  pensa a degli interventi concreti   “perché è inaccettabile che ogni giornata sia scandita da morti e infortuni. Metteremo a disposizione importanti risorse che intendiamo utilizzare confrontando le nostre proposte con quelle dei sindacati e delle associazioni datoriali”. Già, 1ma cosa bolle in pentola?

Il provvedimento ieri sera era ancora in corso di scrittura.  Si parla delle norme raccolte dalla commissione creata al ministero della Giustizia e  guidata dal viceministro Francesco Paolo Sisto. Si tratta di un “trattamento premiale” per le aziende che rispettano gli standard di sicurezza. Ovvero sgravi fiscali. “Chi avrà messo in campo quelle condotte e quelle misure necessarie alla protezione dei lavoratori, adottando modelli organizzativi efficaci, potrà beneficiare di un riconoscimento premiale, facendo salva la piena responsabilità per il risarcimento del danno”, ha spiegato nei giorni scorsi Sisto.  Di converso non dovrebbe entrare in Consiglio dei ministri la proposta di introduzione di un nuovo reato, l’ennesimo, che in questo caso sarebbe l’omicidio sul lavoro, richiesto dai sindacati e dalle opposizioni.   Da Via Arenula, sede del ministero della Giustizia, ieri sera frenavano. Su questo “Cdm 1° maggio” c’è un piccolo giallo. Al ministero del Lavoro dicono di saperne pochissimo e addirittura ieri sera erano molto cauti su provvedimenti da sfornare oggi. Il dossier è tutto accentrato a Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia. Da una parte si scrivono le norme, dall’altra si cercano coperture economiche che non abbondano. Come tutti gli anni la politica cerca di prevenire le accuse e di non finire dietro la lavagna. E allora ecco, puntuale, il ddl della Lega sui “salari equi”. Ad annunciarlo il viceministro Claudio Durigon: “Porteremo in Parlamento le nostre proposte per garantire retribuzioni adeguate, eque e trasparenti. Affrontare la questione dei salari bassi con posizioni ideologiche non è la strada giusta: i dati Istat sui salari certificano un rendimento inferiore dell’8 per cento rispetto a gennaio 2021, nonostante un aumento tendenziale del 4 cento”. Sull’argomento  è ancora in discussione in Senato la delega al governo in materia di salari e contrattazione collettiva  scaturita dall’emendamento che porta il nome di Walter Rizzetto, presidente della commissione Lavoro della Camera in quota Fratelli d’Italia. Di salari troppo bassi  ha parlato ieri anche il capo dello stato Sergio Mattarella citando anche le discriminazioni nei confronti dei migranti, vittime di caporalato. Un sasso  nello stagno, quello del capo dello stato, che ha ricordato per l’ennesima volta “l’indifferenza intollerabile per le morti sul lavoro”.   

 

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Il decreto Primo maggio resta molto nebuloso si cercano misure che non abbiano impatto di cassa. Il terminale di tutto è sempre Daria Perrotta, nostra signora della Ragioneria dello stato.
 Di sicuro Meloni vuole giocare un ruolo da protagonista. Ieri sera circolava anche la possibilità, tra conferme e smentite, che la premier oggi si presenti in conferenza stampa per annunciare l’iniziativa per le imprese virtuose, che alla fine non dovrebbe entrare in Cdm. Sarebbe una notizia nella notizia visto che la presidente del Consiglio da tempo non si fa vedere al termine delle riunioni di governo, ma preferisce sempre inviare a parlare con i giornalisti i singoli ministri coinvolti dai provvedimenti. A proposito di una categoria ben specifica di lavoratori oggi il Consiglio dei ministri licenzia la norma che prevede l’arresto in flagranza nei confronti di chi aggredisce docenti e personale scolastico. Una richiesta fatta dal ministro della Scuola Giuseppe Valditara, concordata con il Guardasigilli Carlo Nordio. I casi di aggressione al personale scolastico dall’inizio dell’anno hanno abbondantemente superato i 20 casi. I numeri sono in crescita: nel 2022-2023 si erano contate 36 aggressioni, lo scorso anno sono state ben 68.
  





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