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il credito è un miraggio


ANCONA Cresce la liquidità delle famiglie, ma calano i finanziamenti alle imprese. Sono le luci e le ombre degli ultimi 7 mesi del 2024 fotografati dal sindacato autonomo dei bancari (Fabi). Con il calo dell’inflazione, c’è più disponibilità sui conti correnti e, complice la riduzione dei tassi d’interesse, più propensione ad investire sul mattone (+ 1,5% dei mutui) e al credito al consumo (+2,6%). Il quadro negativo, invece, è sul lato delle imprese.

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Strada in salita

Le aziende devono fare i conti con un taglio (-6,5%) per i finanziamenti di lungo periodo (a sostegno degli investimenti) seppur siano aumentati quelli per il breve (3,2%) ma che rispondono a richieste di liquidità. Una difficoltà di accesso al credito avvertita dalle aziende, come si legge nel rapporto Ebam congiunturale luglio-dicembre 2024. Si tratta dell’ente per lo sviluppo e il sostegno in caso di crisi che unisce le associazioni dell’artigianato e i sindacati. Pessimisti sono gli imprenditori dei servizi alle persone (21,6%) e riparazioni veicoli (20,9%); ottimisti, gli imprenditori delle macchine e attrezzature. Il 10% avverte condizioni peggiorate per l’accesso al credito bancario, mentre il 7,5% indica condizioni migliorate.

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«Purtroppo – commenta Moreno Bordoni, segretario Cna Marche – è un trend che verifichiamo da diversi anni ed è un gap che nella nostra regione abbiamo superato lavorando in maniera straordinaria con il Confidi».

Uni.co, 82mila aziende, il Confidi più grande del Centro Italia che dalle Marche cuce un sistema-Paese con uffici in Umbria, Abruzzo, Molise e Sicilia. Per il segretario, «senza Confidi, migliaia di aziende avrebbero avuto la porta chiusa dagli istituti di credito sia per gli investimenti sia per l’ottimizzazione della posizione debitoria o per risolvere problemi economici e finanziari creati dall’attuale contesto globale».

Una situazione che si è in particolare verificata nell’entroterra, dove una nuova logistica ha riorganizzato gli sportelli bancari e ha contribuito a peggiorare la valutazione da parte dell’imprenditore stesso delle proprie condizioni di accesso al credito bancario. In pratica, se quattro ristoratori su dieci non riescono a capire quali siano le condizioni del merito creditizio, l’incapacità raggiunge il 47,2% degli imprenditori che lavorano nel tessile – abbigliamento, del 43,2% nel settore dei servizi alla persona, del 41,2% nei trasporti. L’indice medio è del 36,1%. «E tutto ciò si contestualizza – insiste Bordoni – in una regione dove il 94% delle imprese sono realtà piccole, sotto dieci dipendenti. Motivo per cui, con Confartigianato, abbiamo creato un Osservatorio sull’economia nei Comuni insieme alle Bcc Iccrea, rete che ha sportelli diffusi sul territorio». Insomma, non solo Confidi: nelle Marche si punta a far crescere i prestiti alle Pmi aiutando gli artigiani ad esprimere al meglio lo spessore imprenditoriale delle loro attività.





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