«Qui a Napoli ho vissuto tre anni intensissimi, e da comandante provinciale della Guardia di Finanza ho consolidato il mio rapporto con questa che è la mia città, in un periodo di grandi cambiamenti e di grande effervescenza. E da napoletano e padre di due figli mi sento di suggerire di restare sempre vicini ai ragazzi e di alimentare in loro il valore del bene comune e la fiducia nelle istituzioni». Il generale di Brigata Paolo Borrelli a 52 anni lascia l’incarico per trasferirsi otto mesi al Centro Alti Studi della Difesa di Roma, dove frequenterà il corso IASD, destinato a dirigenti militari e civili della Pubblica Amministrazione.
Generale, la task force della Guardia di Finanza che monitora la situazione degli appalti e delle operazioni sospette rappresenta un’eccellenza investigativa per blindare la piena regolarità dei lavori pubblici. Qual è il bilancio del vostro lavoro su questo versante?
«È un bilancio senza dubbio positivo. Le ingenti risorse pubbliche, sia nazionali che europee immesse nei circuiti economici destano, intuibilmente, l’interesse della criminalità. Ma ci siamo fatti trovare pronti. Abbiamo esaminato procedure per un controvalore di centinaia di milioni di euro. I controlli sono stati svolti su target selezionati sulla base di “alert di rischio” derivanti dalle nostre banche dati, da attività di intelligence e dal controllo economico del territorio. Indicatori preziosi sono le segnalazioni di operazioni sospette sulle quali la Guardia di Finanza assume un ruolo nodale. Si è continuato, anche in tale ambito, a investire molto nella formazione del nostro personale: a Napoli e provincia vantiamo un rapporto di assoluta sinergia con la magistratura penale e contabile e con la Procura europea. Qualche numero: abbiamo denunciato oltre 9.600 persone per indebita percezione o malversazione di provvidenze pubbliche o per illeciti nelle procedure ad evidenza pubblica. Recenti indagini, penso al Comune di Sorrento, hanno permesso di svelare accordi corruttivi che inquinavano la regolare assegnazione degli appalti».
Qual è la posta in gioco?
«Irregolarità nel settore portano ad alterare la libera concorrenza tra imprese e fanno sì che il costo pubblico di un’opera lieviti ingiustificatamente o che il manufatto non sia coerente alle specifiche dei disciplinari tecnici, con intuibili rischi. Abbiamo sottoscritto numerosi protocolli d’intesa per favorire l’acquisizione di informazioni per meglio orientare i controlli».
Ma quali sono i rischi reali che la criminalità organizzata possa infiltrarsi in questi meccanismi di erogazione di denaro?
«Ve ne sono, naturalmente. In quest’ottica, i presidi di prevenzione, prima ancora che gli strumenti di repressione, sono fondamentali. La Prefettura, con cui attivamente collaboriamo – che, al pari, ringrazio per l’attività di impulso e coordinamento – ha adottato un numero davvero alto di interdittive antimafia, anche sulla base degli articolati accertamenti svolti dai Reparti del Corpo».
Lotta all’evasione, siamo ancora all’anno zero?
«Assolutamente no. Nell’ultimo triennio sono stati denunciati 2.450 soggetti per fattispecie di evasione fiscale, per lo più connesse a frodi mediante l’utilizzo di fatture false. Si tratta di sistemi fraudolenti talora complessi, con strutture societarie opache, ramificazioni estere, società “fantasma”, ricorso a prestanome e a strumenti di pagamento difficilmente tracciabili, come le criptovalute che, mediante wallet virtuali, agevolano il riciclaggio. Gli esiti delle indagini credo ben testimonino come si riescano a disarticolare le filiere illecite più strutturate. Negli ultimi tre anni sono stati sequestrati crediti d’imposta fittizi per circa 2,4 miliardi di euro, beni e disponibilità finanziarie per un ulteriore miliardo, 434 tonnellate di tabacchi lavorati esteri, 3,5 tonnellate di sostanze stupefacenti e 237 milioni di articoli contraffatti o non sicuri».
Che ricordi porterà con sé quando lascerà la città? E che messaggio vorrebbe lanciare ai napoletani?
«Indelebili ricordi, in gran parte associati ai miei validissimi collaboratori. Da comandante provinciale ho avuto la fortuna di consolidare il mio rapporto con Napoli. È un territorio complesso, che guarda al futuro con un nuovo approccio, pur riuscendo a salvaguardare il proprio spirito identitario. Tutti dobbiamo esserne consapevoli ed essere artefici, motori propulsivi di questo processo. I cittadini hanno bisogno di istituzioni trasparenti, efficienti; e le istituzioni hanno bisogno di cittadini che scelgano, con piccoli gesti, il percorso su cui indirizzare il domani. Si sceglie ogni giorno: evitando l’acquisto di un capo contraffatto o l’utilizzo di una piattaforma digitale pirata, rispettando il codice della strada, assolvendo correttamente ai propri adempimenti fiscali e segnalando gli illeciti. Piccole cose, potrebbe dirsi. Ma è la forza del singolo tassello a dare stabilità alla struttura. E l’etica è alla base della solidità dell’architrave sociale. Da napoletano e padre di due figli, mi sentirei di suggerire di essere sempre vicini ai ragazzi, di alimentare in loro, con l’esempio, il valore del “bene comune” e di avere sempre fiducia nelle istituzioni. Vivendo sempre l’orgoglio di una terra che ha generosità, inventiva, cuore e mille anime che, fondendosi, restituiscono un quadro dai colori straordinari, semplicemente unico».
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