ANCONA Paragonare l’interporto di Jesi a quelli di Verona (Quadrante Europa), Parma (Cepim), Bologna, Nola (Interporto Sud Europa) e Torino o a Duisburg, Rotterdam, Anversa e ai poli logistici di Madrid e Saragozza è ambizioso, ma non privo di fondamento. Perché nel gioco di squadra tra interporti nazionali ed europei, quello di Jesi ha tanti vantaggi tuttora in corso di potenziamento. La sua intermodalità consente già di ridurre tempi di consegna, limitare le rotture di carico, abbassare i costi di magazzino e investendo negli ultimi sistemi di digitalizzazione (un bando di 805mila euro) diventerà sempre più performante, aiutando a fare della logistica un vantaggio competitivo per le aziende.
L’insediamento
L’hub jesino, ad esempio, è stato il punto di svolta della Cam di Jesi. Il Consorzio Autotrasportatori Marchigiani che conta 40 soci e dispone di 70 automezzi compie cinquant’anni di attività. «Il nostro insediamento all’interporto risale al 2013 – racconta il direttore commerciale Marco Cingolani – e la vicinanza al terminal ferroviario e alla disponibilità di un magazzino di 5mila mq ci ha trasformato in una piattaforma logistica completa». Oggi, il consorzio gestisce lo svuotamento dei container, lo stoccaggio e la tracciabilità degli ordini, offrendo ai clienti servizi che vanno dalla ricezione della merce fino alla consegna ultimo miglio. «Facciamo anche operazioni complesse – aggiunge Cingolani – come lo scarico e la consegna di coils (rotoli di lamiera pesante, ndr) provenienti dalle acciaierie del Nord». L’upgrade: il cambio di passo dell’amministrazione Stronati, con la vice Roberta Fileni e il consigliere Gilberto Gasparoni. «Più attenta, più reattiva – spiega il direttore – ha riqualificato l’area, favorito il dialogo con le imprese, facilitato insediamenti strategici, tra cui il progetto Amazon e quindi sta generando i servizi che attraggono le aziende e danno delle opportunità commerciali».
Le opportunità
«Un hub ricco di opportunità da cogliere al volo» afferma Andrea Morandi, Ceo del gruppo Morandi, tra i soci privati dell’interporto.
Operatore portuale integrato al porto di Ancona, il gruppo gestisce operazioni di banchina per carico e scarico container, servizi passeggeri e vanta una consolidata esperienza su rotte nazionali e internazionali. Per il Ceo «l’intermodalità di Jesi aumenta l’attrattività dello scalo dorico e riduce l’impatto ambientale e mette a disposizione una piattaforma multipurpose e indipendente, capace di dialogare con il porto e con settori come l’e-commerce e l’agrifood». In questa fase, sottolinea: «Offre risorse, rete e know-how in grado di attrarre traffico e creare valore aggiunto ai nostri territori». L’agrifood è già realtà. Lo dimostra la firma giovedì scorso durante l’inaugurazione della rinnovata sede dell’interporto, alla presenza dl vicepremier Matteo Salvini, di un protocollo triennale Coprob Italia Zuccheri, Coldiretti Marche e Confcooperative Marche. La riattivazione di una piastra ferroviaria consentirà di riportare su rotaia le produzioni di barbabietole verso gli zuccherifici di Minerbio (Bologna) e Pontelongo (Rovigo).
Una scelta che significherà togliere dalle strade fino a 50 autotreni al giorno nei circa due mesi di campagna, il che contribuisce, sottolinea la presidente Coldiretti Maria Letizia Gardoni «a un’agricoltura competitiva, efficiente e rispettosa del territorio».
L’idea di una piattaforma intermodale e strategica a disposizione per l’agrifood, secondo Michele Bernetti delle Cantine Umani Ronchi, meriterebbe di essere approfondita. Spiega che di solito il trasporto internazionale dell’agroalimentare è gestito dall’importatore che aggrega i volumi e sfrutta economie di scala: raccoglie la merce, la ritira e la spedisce con i propri vettori. Spesso le partenze avvengono da porti come Livorno, La Spezia o anche Ancona; in alcuni casi la merce transita per hub come Gioia Tauro prima di ripartire verso l’Asia. «Se l’Interporto – dichiara – potesse inserirsi efficacemente in questa filiera, offrendo stoccaggio, consolidamento dei carichi, servizi di refrigerazione e smistamento, consentirebbe di concentrare flussi, ridurre tempi e costi di gestione e rendere più fluido l’accesso ai mercati esteri». E la nuova logistica di diventare la leva concreta per l’apertura di nuove rotte e mercati.
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