una beffa dopo 13 milioni investiti”


Levata di scudi degli imprenditori della Valbisenzio. Già penalizzati per una arteria viaria insufficiente come la Ss 325 in attesa di risposte concrete da anni, adesso si sono visti recapitare prescrizioni dalla Regione Toscana per provvedere a fronte del rinnovo delle autorizzazione a scaricare i reflui industriali alla creazione, a loro carico, di una conduttura separata rispetto alla rete fognaria civile. Tempo massimo: 31 dicembre 2026. Un fulmine a ciel sereno considerato il fatto che esiste un accordo di programma siglato in concomitanza con la cessione delle quote di Gida alla Multiutility: Publiacqua e Autorità Idrica Toscana dovrebbero assolvere a tale opera in Valbisenzio. Sono quindici le aziende, big del distretto per un totale di un migliaio di lavoratori, a lanciare l’allarme e a chiedere ai sindaci di Vaiano, Vernio, Cantagallo e al commissario prefettizio di Prato di intervenire urgentemente “per scongiurare la chiusura delle attività manifatturiere nella Val Bisenzio”.

A farsi portavoce dell’istanza è il presidente del Consorzio Progetto Acqua, Fabio Reali, che riunisce 200 imprese utilizzatrici di acqua, per lo più tintorie e rifinizioni. “Da decenni le nostre aziende hanno investito ingenti capitali per la tutela ambientale, collaborando con le amministrazioni locali per la costruzione degli impianti di depurazione centralizzati. Questa sinergia tra pubblico e privato ha sempre garantito ottimi risultati”, si legge nella missiva. E parte subito uno strale: “Tuttavia, l’inerzia e l’inadempienza del ’settore pubblico’ nel provvedere alla sistemazione del reticolo fognario, come stabilito negli Accordi di programma del 2006, 2015 e 2023, sta per causare conseguenze devastanti”. Come dire: le imprese hanno già fatto la loro parte prima creando la Gida, poi i depuratori di Gabolana e del Fabbro, ancora a Prato e Montemurlo investendo con il Consorzio Progetto Acqua al Macrolotto 1 e 2, poi a Montemurlo e al Macrolotto 0 con un investimento di oltre 13 milioni di euro. L’accordo di programma che Confindustria Toscana Nord (con le associazioni artigiane pratesi è in Progetto Acqua) ha sottoscritto nel 2015 e rinnovato nel 2023 con la Regione Toscana e il Comune di Prato prevede che la fognatura industriale sia realizzata dal Consorzio Progetto Acqua per Prato e Montemurlo e da Publiacqua per la Val di Bisenzio.

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

Un progetto che esce fuori anche dalle carte dell’indagine in cui è rimasto coinvolto Riccardo Matteini Bresci. L’imprenditore perorava la causa dell’opera presso Ilaria Bugetti non solo in quanto (allora) AD di una delle più grosse aziende della Vallata ma anche come presidente della Sezione Moda di CTN, portatore di interessi e rappresentante di tutte le aziende ’ad umido’ che producono reflui industriali. E adesso che c’è questo impasse e la Regione richiama le aziende ad accollarsi l’impegno economico a costruire depuratori a piè di fabbrica, nonostante l’Accordo del 2023 che prevede l’intervento di Publiacqua, ci si chiede se l’indagine della Procura possa in qualche modo aver pesato sul progetto. “A fronte di quanto è accaduto – dice Reali – direi che c’è stato come un irrigidimento delle parti. Le riunioni previste non ci sono state”.

“Eppure, nonostante tutto queso le nostre aziende stanno ricevendo prescrizioni dalla Regione che rendono impossibile il proseguimento delle attività. Ci viene richiesto di realizzare una condotta dedicata o di installare depuratori a piè di fabbrica. Questa richiesta, dopo gli investimenti già sostenuti, non è solo una beffa, ma una soluzione impraticabile”. Le motivazioni sono specificate punto per punto: “E’ una soluzione economicamente insostenibile e inaccettabile: abbiamo già finanziato gli impianti centralizzati per evitare soluzioni frammentarie e inefficienti”, chiosano gli imprenditori. E per di più la costruzione di depuratori a piè di fabbrica “è una scelta anacronistica: l’idea di realizzare circa quindici nuovi depuratori lungo la valle è priva di senso e in contrasto con ogni logica urbanistica e ambientale – aggiunge Matteo Santi, consigliere delegato di Beste – . Nessuna amministrazione comunale potrebbe mai concedere permessi per un progetto con un impatto paesaggistico e ambientale così devastante. La Regione ci dice di rispettare la norma senza tenere di conto di tutto quello che è già stato accordato. Le aziende non possono farsi carico di questo onere. La questione è delicata ed è urgente anzi urgentissimo che venga riportata sul tavolo con gli interlocutori giusti ovvero i firmatari dell’Accordo di programma, in questo senso deve essere letta la sollecitazione ufficiale della lettera recapitata ai sindaci che, siamo sicuri, sensibili alle esigenze del territorio si faranno a loro volta portatori di questa istanza per scongiurare il pericolo della chiusura da qui a 15 mesi”. Nella lettera, le imprese sottolineano come “l’unica alternativa che ci viene lasciata è la cessazione delle nostre lavorazioni ’a umido’ e, di conseguenza, la chiusura definitiva delle nostre aziende”. Un danno non solo per le imprese ma “una minaccia per l’intero distretto tessile e per la stabilità economica e sociale della Val Bisenzio”. La richiesta finale non lascia nessuna via di fuga agli enti pubblici chiedendo di “individuare una soluzione condivisa con la Regione, oltre che con AIT e Publiacqua, che consenta di arrivare ad una impostazione tecnicamente ed economicamente sostenibile”. A rilanciare il sos dalla Vallata la deputata Erica Mazzetti di Forza Italia: “Sono preoccupata dalle notizie arrivate ai sindaci dal Consorzio Progetto Acqua, che ha sollevato il problema del mancato adeguamento del reticolo fognario nonostante precisi accordi di programma”.

Sara Bessi

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Richiedi prestito online

Procedura celere