Festival di Open, il rapporto della Gen Z con il denaro: «Il 70% si dichiara competente, ma tanti cedono ai finti guru finanziari»


Stefano De Vita, dirigente di Sisal: «Per promuovere il gioco consapevole serve prevenzione. Solo così trasformiamo un evento di rischio in un’occasione di crescita»

L’educazione finanziaria è diventata un requisito fondamentale per orientarsi tra pagamenti digitali, criptovalute e gioco d’azzardo. Eppure, se ne parla ancora poco, nelle scuole e non solo. A fare luce su questo tema è il panel dal titolo L’importanza dell’educazione finanziaria nella Gen Z, che ha riunito sul palco del Festival di Open, a Parma esperti del settore, divulgatori e rappresentanti delle istituzioni. Sul palco si sono confrontati Paola Ansuini, dirigente della Banca d’Italia, Stefano De Vita, responsible gaming director di Sisal, Ginevra Zucconi, consulente finanziaria e divulgatrice social, e Guendalina Graffigna, docente di Psicologia dei consumi all’Università Cattolica.

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Le tre sfide dell’alfabetizzazione finanziaria

Ad aprire la discussione è stato un intervento di Paola Ansuini, che ha indicato tre nodi centrali per comprendere la sfida dell’alfabetizzazione finanziaria. Il primo riguarda la consapevolezza: «La rivoluzione digitale ha cambiato il modo in cui i giovani accedono alle informazioni e alle competenze finanziarie. Molti non conoscono concetti basilari, come proteggere i propri risparmi, ma il 70% si dichiara molto competente e afferma di saper riconoscere le frodi online». Eppure resta un 30% che non ha competenze digitali, «un dato che non può essere ignorato». Il secondo punto riguarda la trasparenza, in particolare per quanto riguarda la necessità di introdurre «regole chiare e verificabili per gli intermediari e i soggetti che operano sul mercato». Infine, ci sono quelli che Ansuini definisci i «miti» della Generazione Z, dall’ossessione per il presente all’effetto gregge. «Il 30% mette like sui social a contenuti su temi finanziari senza verificarne l’attendibilità», spiega la dirigente della Banca d’Italia.

Il legame tra educazione finanziaria e gioco d’azzardo

Il tema dell’educazione finanziaria riguarda da vicino anche aziende che si occupano di gioco d’azzardo, che sottolinea l’importanza della prevenzione come rimedio alla ludopatia: «Il 40% dei giovani tra i 18 e i 25 anni gioca, e oltre la metà lo fa online. Un terzo di loro considera inutili le pratiche di prevenzione, ma non adottare strumenti di prevenzione significa mettersi alla mercé di qualcuno che ne sa più di te ed esporsi al rischio». Per De Vita è essenziale che siano le aziende del settore del gioco d’azzardo ad assumersi maggiore responsabilità, insieme alle istituzioni: «Quando si parla di gioco c’è sempre uno stigma, c’è sempre l’idea che siano tutti malati, ma quando hai un giocatore malato, sei già andato troppo avanti. Bisogna agire prima, con un’azione collettiva che coinvolga istituzioni e imprese. Così possiamo trasformare un evento di rischio in un’occasione di crescita».

Il ruolo dei social, tra opportunità e rischio frodi

Una mano fondamentale per educare le nuove generazioni ai temi finanziari può arrivare dal mondo dei social. Ne è convinta Ginevra Zucconi, consulente finanziaria e divulgatrice nota con la sua pagina La finanza donna. «I social hanno la forza di semplificare concetti complessi, di incuriosire e dare lo slancio per approfondire. Nei giovani c’è un grande interesse per la finanza», racconta dal palco del Festival di Open. Ma c’è un altro lato della medaglia che non va dimenticato: il rischio di imbattersi in contenuti sensazionalistici e per niente affidabili: «I social amano gli acchiappa-like. Si rischia che finti guru finanziari rendano troppo semplici le cose. E il risultato, per esempio, è che oltre il 90% di chi fa trading online finisce per perdere i propri soldi».

Il valore simbolico del denaro

Ma per educare i più giovani a un rapporto più consapevole con il denaro c’è bisogno di fare un passo indietro, occorre capire innanzitutto le differenze rispetto alle nuove generazioni: «Per i giovani oggi cambia il valore simbolico ed emotivo del denaro. Il mito dell’accumulo oggi non vale più, anche per via di cambiamenti sociologici e culturali. La società dell’incertezza si porta dietro l’impossibilità di fare dei progetti a lungo termine, che perdono di valore e di realismo». Secondo la docente della Cattolica, i giovani non sono preparati a valorizzare il denaro in un mondo dominato dalle transazioni digitali: «L’alfabetizzazione che ricevono è ancora ancorata a criteri analogici, mentre oggi il rischio è cadere in consumi compulsivi o nel gioco d’azzardo. Educazione finanziaria significa anche lavorare sulla dimensione affettiva e simbolica del denaro».

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