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Dall’inizio del prossimo anno saranno decurtati alcuni bonus per la casa molto richiesti, introdotti o potenziati negli ultimi anni. L’attenzione per una volta non è tanto sul discusso Superbonus, l’agevolazione edilizia che pure non esisterà più ma che era già stata molto depotenziata negli anni scorsi. Si parla perlopiù di incentivi minori ma molto popolari tra i proprietari di casa, come il bonus per le ristrutturazioni, per i mobili o per gli elettrodomestici.
Salvo sorprese, al momento non sembra che ci saranno proroghe. I bonus per la casa, per quanto apprezzati da chi li utilizza, sono diventati impopolari per una parte dell’opinione pubblica, soprattutto per l’esperienza del Superbonus: perché sono costosissimi per lo Stato, talvolta si prestano a truffe e sprechi, e sono sostanzialmente iniqui, visto che non vengono erogati in base al reddito e finiscono anche per agevolare chi non ne avrebbe bisogno. Lo stesso governo di Giorgia Meloni li ha sempre criticati, e anche per questo ne ha ridotto il finanziamento.
Una proroga è resa ancora più improbabile dal fatto che rischiano di esserci pochi soldi anche per la prossima legge di bilancio, cioè la legge attesa entro dicembre che definisce il bilancio dello Stato per l’anno successivo e in cui quindi potrebbero rientrare misure di questo tipo. In questi ultimi mesi utili potrebbe esserci una certa confusione, tra le imprese edilizie che sperano fino all’ultimo un rinnovo e i beneficiari che vorrebbero ottenerli alla svelta per non perdere l’occasione.
La riduzione più drastica sarà quella del bonus per le ristrutturazioni, conosciuto anche come “bonus casa”. È un bonus che esiste da decenni, e che fu potenziato nel 2012, durante la crisi di allora: consiste in una detrazione delle imposte sul reddito, cioè dell’IRPEF, su una parte dei lavori di ristrutturazione, da ripartire in 10 anni in quote uguali. In concreto significa che per 10 anni si avrà uno sconto sulle imposte da pagare.
Fino al 31 dicembre di quest’anno lo sconto sarà pari al 50 per cento del costo della ristrutturazione per la prima casa o del 36 per cento se i lavori interessano una casa che non è la principale, in entrambi i casi fino a un importo massimo del costo dei lavori di 96mila euro. Dall’anno prossimo la percentuale scenderà al 36 per cento per la prima casa, e al 30 per le altre, sempre per un massimo di 96mila euro. Dal 2028 diventerà indistintamente del 30 per cento, su un importo massimo dei lavori di 48mila euro.
La differenza si percepisce meglio con un esempio pratico. Prendiamo i lavori di ristrutturazione per la cifra massima ammessa, 96mila euro. Fino alla fine dell’anno si potranno detrarre 48mila euro, cioè il 50 per cento se sono su una prima casa, altrimenti 34.560, cioè il 36 se sono su una casa che non è la principale. Divisi in 10 anni fanno rispettivamente 4.800 e 3.456 euro di sconto all’anno sulle imposte sui redditi, per 10 anni. Dal 2026 diventano 3.456 e 2.880 all’anno, e dal 2028 1.440 in entrambi i casi.
Se si vuole usufruire degli importi più alti bisogna non solo avviare i lavori entro la fine dell’anno, ma anche pagarli con bonifico che indichi chiaramente i dettagli dell’intervento (sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono indicate le modalità con cui fare questi pagamenti per non rischiare di perdere la detrazione). Per queste ragioni in questi mesi è probabile che alcuni si affretteranno a pagare i lavori entro la fine di dicembre. Dentro a questo bonus non rientrano solo le grandi ristrutturazioni, ma anche interventi minori, come la sostituzione degli infissi o l’installazione della pompa di calore.
L’importo originario del bonus, quando venne introdotto, era del 36 per cento su una spesa massima di 48mila euro. Era stato aumentato nel 2012 e da allora sempre rinnovato. Sarebbe dovuto tornare a regime già da quest’anno, ma l’attuale governo ha impostato un percorso di riduzione più graduale, per arrivare al 30 per cento dal 2028.
Per la fine dell’anno è prevista anche la fine del bonus mobili, cioè una detrazione delle imposte da pagare pari al 50 per cento del costo di mobili ed elettrodomestici acquistati quest’anno, il cui importo complessivo non deve superare i 5mila euro: per averne diritto bisogna però che i beni comprati siano destinati a una casa che è stata ristrutturata tra il 2024 e il 2025.
Infine c’è il Superbonus, che dall’anno prossimo non esisterà più ma che è già praticamente esaurito. È la detrazione introdotta nel 2020 dal governo di Giuseppe Conte e che spetta per i lavori di efficientamento energetico degli edifici, e che in origine era al 110 per cento del valore degli stessi (cioè di fatto lo Stato dava dei soldi a chi ristrutturava).
Alla detrazione ora non possono già più accedere nuovi interventi, tranne per quelli per cui era stata fatta la comunicazione di inizio lavori prima del 15 ottobre del 2024: per le spese sostenute entro il 2023 continua a essere del 110 per cento, per quelle del 2024 è scesa al 70, e per quelle del 2025 al 65. Dopo il 31 dicembre si potranno avere detrazioni solo per i lavori fatti in alcune zone terremotate, a certe condizioni.
Secondo i resoconti di ENEA, il Superbonus è costato finora 127 miliardi di euro, di cui solo 3 miliardi sono relativi al 2025. È stato tra le operazioni di spesa pubblica più ingenti e allo stesso tempo inefficienti della storia recente.
Per l’impopolarità dello stesso Superbonus alla fine sono state definanziate anche misure che avevano avuto un certo successo. La più eclatante è la fine già dal 2024 di parte delle agevolazioni sull’acquisto della casa per chi ha meno di 36 anni, una misura introdotta dal governo di Mario Draghi per aiutare i giovani con redditi medio bassi ad accedere a un mutuo per comprare casa.
Permetteva l’esenzione dal pagamento di alcune imposte sull’acquisto della prima casa: l’imposta di registro del 2 per cento sul valore catastale dell’immobile, di almeno 1.000 euro, l’imposta ipotecaria e quella catastale, entrambe di 50 euro. È rimasta invece la garanzia pubblica per far approvare più agevolmente il finanziamento necessario, perché è stata rifinanziata fino al 2027.
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