“Questa dipendenza non è più sostenibile: occorre agire con decisione, mettendo in sicurezza lo scambio di dati, sviluppando infrastrutture certificate, padroneggiando le tecnologie di crittografia e rafforzando la governance collettiva sui dati”, afferma Pierre-Yves Hentzen, Presidente e CEO di Stormshield.
Rischi crescenti per l’Europa
La mancanza di sovranità tecnologica espone i Paesi europei a conseguenze pesanti: dipendenza da fornitori stranieri, aumento dei costi fino al 4.000% per componenti critici, vulnerabilità dovute a materie prime e catene del valore, rischio di spionaggio e persino ingerenze.
Le minacce alla cybersicurezza sono particolarmente gravi: i dati di imprese e istituzioni europee – anche in settori sensibili come difesa, energia e industria – sono soggetti a normative extraeuropee come il Cloud Act statunitense, con impatti diretti su sicurezza, competitività e autonomia strategica.
La risposta europea
Per contrastare questa situazione, l’Unione Europea ha avviato una strategia fondata su diversi assi d’intervento. Dal punto di vista normativo, strumenti come il GDPR, il Cyber Resilience Act e lo schema di certificazione europea EUCC pongono le basi di un’economia digitale sovrana. La cooperazione tra Stati membri permette inoltre di condividere informazioni e standard comuni, migliorando la capacità di risposta agli incidenti. Parallelamente, la Commissione Europea ha previstolo stanziamento di oltre 7,3 miliardi di euro nel programma Horizon Europe 2025, di cui 1,6 miliardi destinati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, per sostenere ricerca e innovazione in settori chiave come cybersicurezza, cloud e calcolo quantistico.
“L’Europa sta muovendo passi importanti, ma troppo spesso si ferma agli annunci. Non basta parlare di ‘campioni europei’, servono azioni concrete e misure più assertive, ad esempio la valutazione di una preferenza per soluzioni europee negli appalti pubblici”, sottolinea Hentzen.
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