Mentre numerose aziende stanno spostando la produzione fuori dai confini nazionali, Gruppo Ariston, quotato dal 2021 in borsa su Euronext Milan, va controcorrente e scommette forte sull’Italia. L’azienda guidata dal presidente esecutivo Paolo Merloni ha stanziato 500 milioni di investimenti (dal 2022 al 2028), annunciando anche una nuova fabbrica ad Albacina (AN), che sorgerà al posto del plant che l’azienda aveva precedente ceduto a Whirpool e che ora ha riacquistato. Un impianto produttivo modello, basato sulla logica World Class Manufacturing e realizzato in collaborazione con Accenture e Nvidia. Digital twin, IoT, intelligenza artificiale e interfacce naturali al centro del nuovo plant, sviluppato per rispondere ai più severi standard Esg.
I 500 milioni non saranno destinati solo al plant di Albacina, ma saranno utilizzati anche per potenziare il sito già esistente di Osimo (AN), che produce sistemi di riscaldamento dell’acqua, e quello di Agrate Brianza (MB), dove si producono pompe di calore. «Abbiamo riportato in Italia la produzione di scaldaacqua dalla Cina», afferma Paolo Merloni, introducendo la strategia per il reshoring.
Ma qual è la strategia di Ariston di reshoring? Come svilupperà le competenze necessarie per competere sul mercato globale? Quale sarà il ruolo delle fabbriche e dei centri di sviluppo fuori dall’Italia? Per scoprirlo, abbiamo incontrato il presidente Paolo Merloni e il chief strategy officer Cosimo Corsini.
La scommessa di Ariston Group sull’Italia: mezzo miliardo per una nuova fabbrica ad Albacina (Ancona) e il potenziamento del plant di Agrate Brianza
Ariston Group, 2,6 miliardi di fatturato nel 2024, di cu il’11% in Italia, e oltre 10mila dipendenti a livello globale, è specializzato in soluzioni per il comfort climatico: scaldaacqua, pompe di calore, bruciatori. È una multinazionale che opera in tutto il mondo. In Italia ha 7 siti produttivi in Italia e 8 centri di ricerca e sviluppo. Buona parte delle attività sono situate nelle Marche, nello specifico nella provincia di Ancona (Albacina, Arcevia, Cerreto, Genga, Osimo e Fabriano), ma anche a Follina (TV), Agrate Brianza (MB) e Resana (PD). Le attività si estendono anche al di fuori del Paese: il Gruppo conta 28 centri di ricerca e sviluppo in 14 Paesi, 29 siti produttivi nel mondo, 90 magazzini e sforna più di 8 milioni di prodotti in Italia.
Al centro dei nuovi investimenti, come detto, c’è Albacina. In passato, questo sito produttivo era la sede delle attività di Indesit, aziende della famiglia Merloni specializzata nella produzione di elettrodomestici e che venne rilevata dagli americani di Whirpool nel 2014. Va sottolineato che questo ramo di business era completamente indipendente da quello che oggi è Ariston Group. L’Ariston Group odierna, quella protagonista del nostro pezzo, è l’evoluzione del business del riscaldamento e condizionamento gestito da Francesco Merloni (uno dei figli di Aristide e padre di Paolo= Si chiamava Ariston Thermo Group e di recente, dopo la scomparsa dell’attività degli elettrodomestici, è diventata Ariston Group. Dalla storica realtà marchigiana fondata da Aristide Merloni, che negli anni si era affermata come protagonista europeo dell’elettrodomestico, nacquero infatti due percorsi distinti. Da una parte Merloni Elettrodomestici, guidata da Vittorio Merloni, che con i marchi Indesit e Hotpoint-Ariston divenne uno dei principali player del settore e nel 2014 fu acquisita dalla multinazionale statunitense Whirlpool. A un certo punto gli americani ebbero difficoltà, decisero di uscire dall’Italia e vendere tutto ai turchi di Beko, che di fatto hanno mandato in malora il business degli elettrodomestici. Dall’altra la divisione dedicata al riscaldamento e alla produzione di acqua calda. Ariston Group, unica realtà industriale superstite della faimglia Merloni, può essere considerato una sorta di portabandiera dell’industria Made in Italy.
A fronte della chiusura da parte di Whirpool del sito di Albacina nel 2018, Ariston Group lo riacquista. «Ariston Group ha saputo mantenere l’Italia al centro del proprio sviluppo, dimostrando come la crescita internazionale possa contribuire al benessere del territorio, senza fratture», spiega Paolo Merloni. «Basti pensare che oggi l’Italia rappresenta poco più del 10% del nostro fatturato globale ma vi produciamo quasi il 40% dei nostri volumi industriali”
La produzione di scaldaacqua ad Osimo: un sito moderno, dove l’automazione fa da padrona
Industria Italiana ha potuto visitare l’attuale sito produttivo. Un impianto che ha recentemente ottenuto la medaglia Silver del World Class Manufacturing, dove i dipendenti sono formati anche tramite soluzioni di realtà aumentata, così da poter sperimentare le procedure in piena sicurezza prima di operare sulle linee produttive. L’automazione è spinta, con robot che si occupano della movimentazione del materiale e dell’assemblaggio delle componenti. Sistemi automatizzati si occupano anche del rilevamento delle anomalie. Il modello di riferimento è il World Class Manufacturing, una metodologia di gestione industriale e organizzativa che mira a portare le imprese a livelli di eccellenza operativa, riducendo sprechi, costi e inefficienze e aumentando qualità, sicurezza, flessibilità e competitività. Nato negli anni ’80 dall’evoluzione del lean manufacturing e dei modelli giapponesi di produzione (come il Toyota Production System), il Wcm si è diffuso come approccio sistematico per ottimizzare i processi produttivi in tutti i settori manifatturieri. Il sito è in grado di produrre sino a 4000 scaldaacqua al giorno. Sul fronte della sostenibilità, il sito conta oggi su un impianto fotovoltaico da 500 kW, che sarà potenziato a breve grazie al piano di investimenti da mezzo miliardo.
L’impianto oggi produce scaldaacqua tradizionali, a gas, ma l’azienda ha già pronti modelli adatti a funzionare anche a idrogeno, quando i tempi saranno maturi, segno delle ambizioni per il futuro di Ariston Group.
Il nuovo sito di Albacina: un plant di riferimento, sviluppato con la collaborazione di Accenture e Nvidia, potenziato da digital twin, IoT, IA
Come detto, Ariston Group ha riacquistato da Whirpool lo stabilimento di Albacina. Attualmente, è solo un capannone da 30mila mq vuoto, ma a breve al suo interno verrà costruito un nuovo plant produttivo ultramoderno grazie anche alla collaborazione di Accenture e alle tecnologie di Nvidia. Qui, «dove il nostro gruppo è stato fondato 95 anni fa, sorgerà una delle fabbriche di scaldacqua più avanzate d’Europa», afferma Paolo Merloni.
Grazie a un digital twin ad alta fedeltà, agenti di IA collaborativi e interfacce naturali daranno vita ad un ambiente produttivo adattivo e auto-apprendente, in cui persone e macchine co-creano eccellenza operativa in modo continuo e sinergico. «In questo momento [nel sito di Albacina] non ci ancora sono impianti e macchinari di produzione. Verranno posizionati sulla base della loro traccia digitale, fatto che ci permetterà a quel punto di ottimizzarne il funzionamento, le logiche di manutenzione, di comprendere se e quando dovremmo aggiornare questi impianti e qual è la migliore maniera di farlo», sottolinea Corsini. «Ci permette anche di studiare come funzionano le linee, come si può ottimizzare il tempo di passaggio dei nostri prodotti per riuscire a migliorare la produttività, che è uno dei fattori chiave per riuscire ad essere competitivi nel contesto europeo e globale».
L’intero progetto è stato sviluppato con particolare attenzione agli standard Esg, a garanzia di sostenibilità ambientale, efficienza energetica e responsabilità sociale. Qui, a partire dal 2026, verranno prodotti gli scaldaacqua di nuova generazione. «Sarà una delle fabbriche più evolute in Europa e prevediamo la piena operatività nel 2027», afferma Cosimi Corsini, chief strategy officer di Gruppo Ariston. «Un sito incentrato sull’approccio Wcn. Avremo un ecosistema digitale intelligente sviluppato con Accenture e basato su tecnologia NVIDIA». Il nuovo sito si sostituirà a quello di Genga (AN).
E le competenze?
Fare reshoring dalla Cina è una scelta coraggiosa. Non solo per una questione di costi, anche energetici, ma soprattutto di competenze. Tutte le aziende manifatturiere del Paese evidenziano difficoltà nel reperire figure tecniche con i giusti requisiti per operare impianti tanto evoluti. Secondo Corsini, «il miglior modo per formare le persone è la collaborazione con le università, con gli istituti tecnici, con i centri di formazione. In questo senso le collaborazioni che per esempio abbiamo con il Politecnico delle Marche, con il Politecnico di Milano, in Germania, con il locale Politecnico e Barriera sono tutti esempi di attività che facciamo per riuscire a guidare all’avanguardia la nostra ambizione di innovazione».
Non solo Italia: gli investimenti di Ariston Group in Usa, Asia, Africa, Cina
Ariston Group opera a livello internazionale. L’attuale strategia mette l’Italia al centro, ma considerando che solo l’11% del fatturato del Gruppo è realizzato sul territorio nazionale, è fondamentale mantenere una presenza globale. «La nostra strategia è quella di continuare a crescere in maniera sostenibile sui vari mercati dove operiamo», dice Corsini. «Questo significa anche sia continuare a investire all’estero, come abbiamo sempre fatto negli ultimi anni, sia continuare a difendere il ruolo centrale dell’Italia in questa strategia perché nonostante l’Italia non sia uno dei nostri principali mercati è il numero due al mondo. Dall’Italia vengono prodotti il 40% dei nostri volumi e tutti i nostri centri di ricerca e sviluppo in giro per il mondo guardano all’Italia come il motore dell’innovazione».
Nel contesto europeo, Ariston Group ha realizzato significativi investimenti per rafforzare la propria presenza e capacità tecnologica. In Germania, presso lo stabilimento del marchio Wolf a Mainburg, è stata inaugurata una nuova linea per le pompe di calore di alta gamma. Questa linea è stata implementata seguendo i principi del World Class Manufacturing, metodologia che mira all’eccellenza operativa. Inoltre, a Siegenburg è stato realizzato un nuovo hub logistico, e Mainburg ospiterà il nuovo Campus Wolf, un centro dedicato alla formazione dei tecnici e alla Ricerca e Sviluppo in collaborazione con il Deggendorf Institute of Technology.
In Serbia, nella città di Niš, è in fase di avviamento un nuovo impianto destinato alla produzione di cilindri indiretti per il settore dell’acqua calda, espandendo ulteriormente la capacità produttiva del Gruppo in Europa orientale.
In Asia, Ariston Group ha concentrato i propri sforzi sul rafforzamento della capacità industriale e di sviluppo prodotto in mercati strategici e in rapida crescita. Questa espansione riguarda principalmente Vietnam, Indonesia e India, dove il Gruppo sta potenziando le proprie strutture per servire meglio le esigenze locali e regionali.
Nel continente africano, Ariston Group ha consolidato la propria posizione con un importante investimento in Egitto. Al Cairo, è ormai a pieno regime il nuovo sito industriale per la produzione di scaldacqua. Una struttura strategicamente posizionata per servire efficacemente i mercati africani e mediorientali, contribuendo alla diffusione delle soluzioni del Gruppo in queste regioni.
Guardando al Messico, invece, il sito di Saltillo ha visto un rafforzamento industriale, fondamentale per supportare una joint venture commerciale recentemente siglata nel mercato degli scaldacqua con Lennox. Lennox è un leader riconosciuto nel mercato statunitense, e questa collaborazione, supportata dalla capacità produttiva di Saltillo, mira a consolidare la presenza di Ariston nel cruciale mercato nordamericano.
L’ingresso in borsa di Ariston Group era finalizzato ad accelerare sulle M&A. Fra le ultime acquisizioni Ddr Heating e Z.R.E.
Ariston Group sta rafforzando la propria Divisione Componenti, Thermowatt. Storicamente punto di riferimento mondiale nei componenti elettrici per il riscaldamento dell’acqua residenziale e nei termostati, negli ultimi dieci anni Thermowatt ha ampliato il proprio raggio d’azione. Entrando anche nei mercati professionali e industriali: dal settore Hvac al trasporto ferroviario e su strada, dalla produzione di energia rinnovabile alle cucine professionali.
In questa strategia di crescita si inseriscono due operazioni annunciate nel 2025. La prima, resa nota il 12 marzo, è l’acquisizione del 100% di Ddr Heating. società con sede ad Allegan (Michigan) e un fatturato di circa 6 milioni di dollari nel 2024. Attraverso i marchi Electro-Heat e TruHeat, Ddr produce riscaldatori elettrici tubolari destinati ad applicazioni professionali e industriali. Questo ha permesso ad Ariston di entrare nel mercato nordamericano dei componenti.
La seconda operazione riguarda la firma di un accordo preliminare per l’acquisizione di una quota di maggioranza (80%) in Z.R.E. – Zecchi Riscaldatori Elettrici. Si tratta di un’ azienda italiana con sede a San Gillio (Torino) e un giro d’affari di circa 7 milioni di euro nel 2024. Questo rappresenta un ulteriore passo nel rafforzamento di Thermowatt, grazie all’ampliamento dell’offerta tecnologica con una gamma completa di resistenze a fascia per i settori plastica, imballaggio e medicale, e al consolidamento della competenza nelle resistenze tubolari corazzate.
Più indietro nel tempo, nel 2023 il Gruppo ha acquisito, per poco più di un miliardi il controllo del 100% della tedesca Centrotec Climate Systems (pompe di calore) e nel 2022 di Chromagen (riscaldamento acqua).
I dazi? Non sono un problema, ma…
Uno dei problemi più pressanti per chi opera anche negli Usa è lo spettro dei dazi imposti da Trump, che hanno messo in allarme i produttori. Ariston Group, però, non sembra particolarmente preoccupata, al momento. L’azienda, infatti, può contare su stabilimenti in Messico che sono Usmca compliant. «Usmca è quell’accordo firmato da Trump che ha preso il posto del Nafta, quindi di fatto noi operiamo già con una supply chain che rispetta regole che ci permettono di non essere soggetti a dazi», spiega Corsini. «Se questo dovesse cambiare in futuro non lo sappiamo, ma in questo momento siamo nella condizione di non esserne danneggiati».
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