la flat tax italiana per super ricchi lo è?


La Francia accusa l’Italia di dumping fiscale per la flat tax destinata ai super ricchi: Roma respinge le critiche, ma intanto Milano diventa polo dei “migranti di lusso”, attratti dalle agevolazioni fiscali per il rientro dei capitali e da un mercato immobiliare di fascia alta.

Il dumping fiscale, la strategia adottata dagli Stati per attrarre contribuenti, aziende o capitali provenienti da altri Paesi con agevolazioni molto vantaggiose (come aliquote basse o nulle), è finito al centro di una polemica che ha visto la Francia schierata contro l’Italia.

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Al Bel Paese è stato contestato di condurre una politica di dumping fiscale, orientata a “corteggiare” i cittadini francesi più abbienti con un regime di tassazione più conveniente, affinché si trasferiscano in Italia. Dichiarazioni che hanno inasprito nuovamente i rapporti tra le due nazioni, già ridotti ai minimi termini, in particolare a seguito delle dichiarazioni di Matteo Salvini, rivolte a Emmanuel Macron, riguardanti la presunta presenza di militari europei in Ucraina.

Per Palazzo Chigi si tratta di affermazioni “totalmente infondate”. Per Giorgia Meloni, “l’economia italiana è attrattiva e va meglio di altre, grazie alla stabilità e credibilità della nostra Nazione”. E aggiunge: “l’Italia non applica politiche di immotivato favore fiscale per attrarre aziende europee e, con questo Governo, ha addirittura raddoppiato l’onere fiscale forfettario in vigore dal 2016 a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia”.

Ma quanto c’è di vero in queste dichiarazioni? La flat tax italiana agevola realmente i super-ricchi a trasferirsi nel nostro Paese? E prima ancora: quali sono le finalità del dumping fiscale?

Finalità del dumping fiscale

Lo scopo del dumping fiscale è in primis quello di aumentare la base imponibile interna (in termini di imposte dirette o dai consumi) e in secondo luogo di incentivare il trasferimento della residenza fiscale sul proprio territorio.

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Tale strategia se da un lato, offre alle imprese e ai contribuenti la possibilità di scegliere dove pagare le tasse, favorendo la concorrenza tra i Paesi, dall’altro, viene spesso considerata una forma di concorrenza fiscale sleale, poiché può causare una perdita di gettito negli Stati con regimi fiscali più onerosi e distorcere le condizioni di parità tra imprese.

A livello europeo, dove è prevista la libera circolazione dei capitali e la concorrenza tra giurisdizioni fiscali, si configura il rischio che regimi fortemente agevolati inducano una “corsa al ribasso”, con effetti negativi sia sulla coesione fiscale tra Stati membri, sia sulla capacità di redistribuzione del carico fiscale.

La flax tax italiana

In questo contesto si inserisce il regime fiscale speciale per i nuovi residenti, oggetto del dibattitto tra Francia e Italia, e di recente finito sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti, che ha lanciato l’allarme definendolo non positivo per le dinamiche erariali e i nostri conti pubblici. 

Introdotto in Italia nel 2017, è noto anche come “norma CR7”, perché ha permesso a Cristiano Ronaldo di trasferirsi alla Juventus pagando un’imposta forfettaria annuale, su base fissa pari a 100 mila euro su tutti i redditi provenienti dall’estero (ad esempio sui diritti di immagine e sponsorizzazioni).

Oggi, tale regime fiscale speciale consente a coloro che trasferiscono la residenza in Italia di pagare una flat tax di 200 mila euro l’anno, per 15 anni, su interessi di obbligazioni, dividendi da partecipazioni azionarie, plusvalenze da cessione di imprese, successioni o donazioni quando maturati all’estero. I redditi maturati in Italia sottendono invece, al regime di tassazione ordinario.

La flat tax e i super ricchi migrati a Milano

Quanto realmente tale regime agevola i super-ricchi a trasferirsi nel nostro Paese? La questione è stata ripresa persino dal Finantial Times, il quale ha sottolineato come il regime fiscale speciale Made in Italy stia rappresentando – come riportato dal Corriere della Sera – “una svolta storica per la città di Milano, diventata il quartier generale di industriali e fondi di private equity senza alcun legame diretto con il nostro Paese”.

Un fenomeno in continua crescita testimoniato anche dai dati anagrafici sui cosiddetti “migranti di lusso”. Le agevolazioni fiscali per il rientro dei capitali, unite all’attrattività del mercato immobiliare milanese, hanno favorito trasferimenti da mete insolite fino a pochi anni fa. Nel 2023 hanno scelto Milano come nuova residenza persone provenienti da Antigua, Bahamas, Barbados, Panama e Cipro, a cui si sono aggiunti ben 1.627 nuovi arrivi dagli Stati Uniti: il numero più alto registrato dal 2003.

Un flusso migratorio “ad alto potenziale economico” che ha riversato capitali ingenti sugli immobili di pregio della città, contribuendo al suo sviluppo verticale (attualmente oggetto di inchieste della Procura) e alla trasformazione della fisionomia delle zone più esclusive. Nel Quadrilatero della moda, ad esempio, i prezzi hanno ormai toccato punte vicine ai 40 mila euro al metro quadro, consolidando Milano come uno dei mercati immobiliari di lusso più competitivi d’Europa.

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L’Italia non è la sola

È doveroso infine evidenziare che l’Italia non è un unicum nel ricorso a regimi agevolati per attrarre nuovi residenti. Come ricorda RaiNews, il Portogallo ha varato nel 2009 un programma particolarmente generoso, che prevedeva l’esenzione totale dalle imposte sui redditi prodotti all’estero per un periodo di dieci anni. La misura ha favorito l’arrivo di pensionati e investitori da tutta Europa, ma ha anche contribuito a una forte impennata dei prezzi immobiliari. Una condizione che ha costretto Lisbona a un progressivo ridimensionamento dell’agevolazione, fino alla sua completa abolizione per i nuovi ingressi dal 2024. Un approccio simile è stato adottato anche dalla Grecia, che offre a chi trasferisce la residenza un’imposta fissa pari al 7% sui redditi esteri, valida per quindici anni.



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