Le sanzioni Ue sono fumo negli occhi come noi


Le sanzioni dell’Unione europea a Israele sono fumo negli occhi perché noi siamo fumo negli occhi, e questo lo sanno a Bruxelles, a Tel Aviv e a Washington: queste sanzioni faranno il solletico a Netanyahu. L’Europa teme le ritorsioni di Donald Trump.

E molti Paesi come l’Italia importano armi e sicurezza da Israele (l’Italia ha appaltato a Netanyahu la cybersecurity nazionale).
In sintesi qui comandano il governo israeliano e l’Amministrazione americana alla faccia dei sovranisti di cartone italiani. Ecco perché le sanzioni non funzioneranno: sono solo una maschera per tenere buona l’opinione pubblica dei dibattiti tv. Come del resto la formula “due popoli due stati”, un alibi diplomatico da indossare mentre il genocidio non si ferma.

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Qualunque cosa decidano sulle sanzioni lo sappiamo già che avranno un effetto risibile su uno stato ebraico che è molto più esteso e influente dei suoi confini territoriali che ogni giorno si allarga a spese di arabi e palestinesi. Basta leggere il rapporto redatto per le Nazioni unite da Francesca Albanese, sanzionata dagli Usa come una terrorista: oggi non può avere neppure un conto in banca. Non è un episodio destinato a restare isolato: capiterà lo stesso a chiunque oserà denunciare i legami tra imprese, società e università occidentali con il genocidio in corso nella Striscia di Gaza.

Settori chiave come l’industria militare, il settore tecnologico, il sistema finanziario e quello accademico sono profondamente integrati nell’infrastruttura dell’occupazione israeliana nella Striscia e in Cisgiordania. Il Rapporto documenta come imprese israeliane e multinazionali (tra cui Elbit Systems, Lockheed Martin, Google, Microsoft e Amazon) abbiano fornito strumenti, tecnologie e supporto logistico che hanno alimentato il massiccio utilizzo della forza contro la popolazione civile palestinese. Queste collaborazioni includono forniture di armamenti, sistemi di sorveglianza biometrica, analisi predittive tramite intelligenza artificiale e servizi cloud fondamentali per le operazioni militari.

Per sanzionare davvero Israele bisognerebbe sanzionare l’intero complesso militar-industriale-finanziario israelo-americano e gran parte di quello europeo. Basta pensare che il proprietario di Oracle, Larry Ellison, finanzia direttamente l’esercito dello stato ebraico. Gli Usa, con una legge federale, riforniscono Israele ogni anno di 3,8 miliardi di dollari armi e nessun presidente americano potrebbe mai essere eletto se si opponesse all’Aipac e mettesse in dubbio l’appoggio senza condizioni a Israele, un mantra anche per gli evangelici e buona parte della massoneria.

Per fermare Israele forse bisognerebbe attuare un vero e proprio bando ma naturalmente direbbero subito che siamo complici di Hamas. Volete forse entrare in guerra con l’America mettendo sanzioni vere a Israele? Certo che no.

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Fortunatamente gli Stati uniti di Donald Trump sono assai comprensivi nei nostri confronti, soprattutto adesso che compriamo armi americane da mandare in Ucraina (ieri la prima fornitura da mezzo miliardo di dollari). Ogni giorno come europei e italiani partecipiamo a ingrossare gli utili del complesso militar-industriale-mafioso israelo-americano. In fondo siamo dei bravi ragazzi.



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