stanziati 950 mila euro per il Made in Italy


La popolarità mondiale della cucina italiana ha generato il fenomeno del cosiddetto “italian sounding”, cioè la diffusione di prodotti e ricette che si spacciano per autenticamente italiani ma che di italiano hanno ben poco. È in questo contesto che si inserisce il Fondo promozione cucina italiana all’estero, previsto dalla legge quadro n. 206 del 2023 e disciplinato dal decreto del 16 maggio 2025 del Masaf, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 agosto.

Per l’anno 2025, le risorse disponibili ammontano a 950 mila euro, destinate ad attività di promozione e valorizzazione del consumo all’estero dei prodotti nazionali di qualità. Un impegno che mira non solo a proteggere il patrimonio enogastronomico del nostro Paese, ma anche a rafforzarne la presenza nei mercati internazionali, con ricadute importanti per l’intera filiera agroalimentare e per il tessuto produttivo italiano.

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Gli obiettivi del Fondo per la promozione della cucina italiana all’estero

Il Fondo per la promozione della cucina italiana all’estero contiene le disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy. In particolare, la legge che lo ha istituito,  prevede un fondo di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, con finalità chiare, ovvero:

  • promuovere all’estero il consumo di prodotti italiani autentici e di qualità, funzionali alla preparazione dei piatti tipici della nostra cucina;
  • investire nella formazione del personale del settore ristorativo, anche attraverso scambi culturali.

La norma, dunque, guarda al Made in Italy non soltanto come a un brand da difendere, ma come a un bene culturale, economico e identitario da trasmettere e consolidare. Non a caso, tra le attività previste, rientra anche il sostegno alla candidatura della “cucina italiana” come patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO, un riconoscimento che avrebbe un valore simbolico enorme e che si inserirebbe nel solco già tracciato da altri cibi italiani già riconosciuti patrimonio Unesco.

Le attività promosse e finanziate a tutela del Made in Italy

Per rendere operative le risorse, il decreto individua come soggetto attuatore l’ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Sarà proprio l’ICE, attraverso un accordo con il Masaf e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, a coordinare le azioni di promozione in occasione di eventi e fiere internazionali.

L’ICE non si limiterà a un’attività di rappresentanza, ma agirà concretamente per:

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  • valorizzare i prodotti italiani di qualità, sottolineando l’importanza delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche;
  • organizzare sessioni formative per cuochi, ristoratori e operatori del settore, al fine di trasmettere le tecniche corrette per la preparazione dei piatti e per l’utilizzo degli ingredienti autentici;
  • condurre azioni di informazione e divulgazione rivolte sia al grande pubblico che agli operatori professionali, mettendo in luce stagionalità e caratteristiche nutrizionali dei prodotti;
  • sensibilizzare sul percorso della candidatura UNESCO della cucina italiana, rafforzandone la dimensione culturale oltre che economica.

Queste attività avranno un effetto moltiplicatore: non solo difendere i nostri prodotti dalle contraffazioni, ma anche creare nuove opportunità commerciali per le imprese italiane, soprattutto le PMI che costituiscono l’ossatura del settore agroalimentare.

Perché il Fondo è strategico

Guardando ai numeri, il mercato globale dell’agroalimentare italiano vale oltre 60 miliardi di euro di export l’anno, con una crescita costante. Eppure, si stima che il valore del falso Made in Italy alimentare nel mondo sia almeno il doppio. In pratica, per ogni piatto cucinato correttamente con ingredienti italiani, ce ne sono due che utilizzano surrogati o imitazioni.

Il Fondo promozione cucina italiana all’estero va letto quindi come una risposta strategica a questa sfida, anche se non mancano le criticità.

Un finanziamento di 950 mila euro, pur significativo, è modesto se rapportato alla vastità del fenomeno delle imitazioni. La promozione della cucina italiana richiede infatti un impegno costante, una strategia integrata e una sinergia tra istituzioni, imprese e mondo accademico.

Inoltre, l’internazionalizzazione del settore agroalimentare non può prescindere da altre leve fondamentali come la tutela legale delle denominazioni, gli accordi commerciali internazionali, la digitalizzazione delle imprese e la sostenibilità delle produzioni. Il Fondo rappresenta dunque un tassello, importante ma non autosufficiente, di una politica più ampia di valorizzazione del Made in Italy. La strada è lunga e richiederà ulteriori risorse e strategie di ampio respiro.





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