43 mld di investimenti UE e impatto da 290 mld


Philip Morris International ha generato nell’Unione europea un impatto economico che tra il 2019 e il 2023 ha toccato i 289,1 miliardi di euro. A dirlo è lo studio Philip Morris International Economic Footprint, condotto da EY-Parthenon e presentato a Bruxelles, che fotografa il peso del gruppo del tabacco sul tessuto economico del continente.

Il totale si compone di 94,1 miliardi legati alle operazioni commerciali, 13,7 miliardi di valore aggiunto per i rivenditori al dettaglio e soprattutto 181,3 miliardi di contributi fiscali che hanno alimentato le casse pubbliche. Nello stesso periodo, l’azienda ha investito 43,4 miliardi di euro, con un perimetro occupazionale stimato in circa un milione di posti di lavoro, diretti e indiretti. Solo nel 2023 i dipendenti diretti erano 21.500.

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%

 

«Investiamo principalmente nelle persone, rafforzando le economie locali», ha dichiarato Massimo Andolina, presidente della Regione Europa di Philip Morris International. Una parte significativa degli investimenti, circa 19 miliardi, è stata destinata a 45mila piccole e medie imprese della filiera. L’Italia occupa un ruolo di primo piano: 3,9 miliardi di spesa nel periodo considerato, seconda soltanto alla Germania con 4,5 miliardi. Altri 625 milioni sono stati riservati all’acquisto di tabacco in foglia, mentre 2 miliardi hanno sostenuto la filiera agricola italiana, anche grazie al protocollo d’intesa rinnovato con il ministero dell’Agricoltura, che garantisce una collaborazione strategica di dieci anni e investimenti fino a un miliardo di euro.

La centralità delle PMI nella catena del valore viene sottolineata anche dagli analisti: l’indotto creato da Philip Morris va ben oltre i numeri, perché coinvolge aziende familiari, cooperative agricole e realtà locali che spesso trovano proprio nei contratti con il gruppo una stabilità rara in un mercato volatile. Questo spiega, secondo gli osservatori, perché Paesi come l’Italia abbiano un ruolo di primo piano nelle strategie di fornitura e di innovazione.

Il capitolo export è altrettanto rilevante: nel 2023 le esportazioni hanno superato gli 8,4 miliardi, mentre tra il 2019 e il 2023 hanno toccato quota 33 miliardi. Un segnale della centralità del mercato europeo per le strategie del gruppo.

Sul piano industriale, Philip Morris rivendica la svolta verso i prodotti senza combustione. «Oggi oltre il 40% dei nostri ricavi netti globali proviene da prodotti senza fumo, realizzati in 15 dei nostri 19 stabilimenti europei», ha evidenziato Andolina, chiedendo alla Ue un quadro regolatorio capace di sostenere innovazione e investimenti. «Dobbiamo entrare in un’era di dialogo significativamente più costruttivo con Bruxelles», ha aggiunto.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Oltre agli aspetti economici, la questione apre scenari delicati per le istituzioni europee, chiamate a bilanciare da un lato il riconoscimento del ruolo occupazionale e industriale di una multinazionale che muove miliardi di euro e sostiene intere filiere, e dall’altro la necessità di garantire un quadro normativo capace di accompagnare la trasformazione del settore. È in questo spazio di confronto – tra sviluppo economico, innovazione tecnologica e regole condivise – che si giocherà il futuro di un comparto destinato a restare protagonista nelle dinamiche industriali europee.







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