“Serve nuovo patto locale per la competitività”


Le imprese foggiane lavorano 200 giorni all’anno solo per pagare le tasse. È quanto emerge dal nuovo report dell’Osservatorio CNA 2024, che analizza la pressione fiscale nei capoluoghi italiani: Foggia registra un Total Tax Rate del 54,9% e un Tax Free Day fissato al 19 luglio, ben dieci giorni dopo la media nazionale. Un dato che non sorprende, ma che preoccupa, soprattutto se confrontato con altre città simili per dimensioni, economia e collocazione territoriale.

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Mentre Bolzano guida la classifica delle città “più leggere” per le imprese, con un carico fiscale del 46,3%, le realtà del Sud — tra cui Foggia, Taranto, Cosenza, Agrigento — restano appesantite da un fisco che, più che leva di sviluppo, si conferma spesso ostacolo alla crescita.

Foggia, pur non essendo tra le ultime in classifica, si colloca nella fascia alta della pressione fiscale, con un carico superiore di oltre 2,6 punti percentuali rispetto alla media nazionale (52,3%). In termini pratici, ciò significa che una microimpresa tipo con un ricavo annuo di circa 431.000 euro e un immobile strumentale del valore di 500.000 euro, si trova a versare oltre metà dei propri profitti allo Stato e agli enti locali.

Le principali voci che incidono su questo dato sono: addizionale Irpef comunale: elevata e senza soglie progressive, colpisce in modo regressivo le imprese individuali; Imu su immobili produttivi: penalizzante, anche per chi utilizza direttamente i propri spazi di lavoro; Tari: spesso sproporzionata rispetto alla qualità del servizio e priva di sistemi premiali per le imprese virtuose.

“L’impatto di questa fiscalità si riflette direttamente sulla capacità competitiva delle aziende foggiane: riduce l’attrattività del territorio per nuovi investimenti e aperture, penalizza in particolare le microimprese artigiane e individuali, che non possono contare su economie di scala, rafforza il divario Nord-Sud, con una distanza ormai strutturale di oltre 11 punti percentuali tra le aree più e meno tassate del Paese”, spiega Cna Foggia.

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In risposta a questi dati, Cna Foggia lancia una proposta concreta di revisione della fiscalità locale, fondata su quattro assi di intervento: revisione delle aliquote locali con introduzione di soglie progressive per l’Irpef comunale e l’esenzione parziale dell’Imu per gli immobili produttivi; riforma della Tari con premialità per le imprese che adottano comportamenti virtuosi nella gestione dei rifiuti e revisione dei coefficienti per le categorie produttive; efficienza amministrativa attraverso l’avvio di un audito pubblico sui costi dei servizi, semplificazione e digitalizzazione degli adempimenti. Infine, un tavolo tecnico permanente che preveda la proposta di istituire un tavolo di confronto stabile tra Comune e associazioni di categoria, per monitorare e aggiornare le politiche fiscali locali.

Cna Foggia non si limita alla denuncia, ma si propone come attore propositivo: “Per questo motivo, invitiamo ufficialmente l’Amministrazione comunale di Foggia ad aprire un tavolo tecnico di lavoro, coinvolgendo le associazioni di categoria, per valutare i margini di intervento sulle aliquote, condividere strategie per la digitalizzazione e semplificazione, e promuovere una fiscalità più equa, che valorizzi chi produce ricchezza e occupazione sul territorio”.

“La pressione fiscale non è un destino ineluttabile. È il risultato di scelte amministrative, che possono e devono essere riconsiderate. Foggia ha l’opportunità di invertire la rotta, scegliendo un modello che premi le imprese, valorizzi il lavoro e rafforzi la coesione territoriale. Cna Foggia è pronta a fare la sua parte, mettendo a disposizione competenze tecniche, dati aggiornati e proposte operative. Perché senza imprese non c’è futuro, e senza un fisco giusto non ci sono imprese che possano reggere la sfida”.

 

 



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