ANCONA – Il gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Ancona esprime ancora una volta la propria contrarietà all’idea di costruire in termovalorizzatore nelle Marche. A prendere parola su questo tema particolarmente sentito e spesso divisivo è oggi Francesco Prosperi, candidato consigliere del M5s nel collegio di Ancona alle elezioni regionali che avranno luogo domenica 28 e lunedì 29 settembre.
«In questi giorni – inizia a spiegare Prosperi nel suo comunicato – il presidente della Regione Francesco Acquaroli ha ribadito che il termovalorizzatore sarebbe un “obbligo inevitabile” per evitare sanzioni dall’Unione Europea e che ridurrebbe i costi per le imprese marchigiane». Invece «io credo che questa sia una visione sbagliata. Provo a spiegare perché. L’Europa non ci chiede di costruire inceneritori, ci chiede di ridurre, riciclare e recuperare i rifiuti. Un conto sono gli obiettivi, un altro sono le scelte politiche per raggiungerli». Dunque «un impianto da 370.000 tonnellate all’anno, con un investimento stimato di circa 400milioni di euro, non abbasserebbe i costi per le aziende: li aumenterebbe. Tutto finirebbe sulle bollette Tari di famiglie e imprese. E per ripagare quell’investimento, la Regione sarebbe costretta a garantire flussi costanti di rifiuti per almeno vent’anni. In altre parole, invece di ridurre gli scarti, dovremmo produrre rifiuti per “dar da mangiare” al termovalorizzatore. Un paradosso che contraddice la logica dell’economia circolare».
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Prosperi prosegue: «C’è poi un altro aspetto che Acquaroli non dice: dal 2026 gli inceneritori entreranno nel sistema europeo Ets e pagheranno per ogni tonnellata di CO₂ emessa. Questo significa nuovi costi che si andranno ad aggiungere a quelli di costruzione e gestione. Altro che risparmio per le imprese». Ciò alla luce del fatto che «oggi nelle Marche circa il 50% dei rifiuti urbani finisce ancora in discarica, cinque volte più del limite europeo del 2030. È qui che dobbiamo agire: non con un’opera vecchia e costosa, ma investendo nella raccolta differenziata spinta, negli impianti a freddo che recuperano materie prime seconde e soprattutto nella tariffa puntuale, la payt. Con questo sistema, già sperimentato con successo in tanti comuni italiani, chi produce meno rifiuti paga meno, chi differenzia di più risparmia davvero. Nei territori dove è stata introdotta la payt, i rifiuti indifferenziati sono diminuiti fino al 40% e la raccolta differenziata ha superato l’80%».
Pertanto per l’esponente del M5s «questa è la vera alternativa: un modello che abbassa i costi, riduce gli scarti, premia i comportamenti virtuosi e ci mette in linea con l’Europa senza dover costruire un impianto da centinaia di milioni. Io credo che il futuro delle Marche non sia nei camini che bruciano rifiuti, ma in una Regione a rifiuti zero, capace di trasformare i nostri scarti in risorse e di creare lavoro verde e sostenibile. Per questo dico con forza: il termovalorizzatore non è la soluzione. È un problema – conclude il suo intervento – che rischia di rallentare la transizione ecologica e di pesare sulle tasche dei marchigiani».
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