Auto elettriche, pasticcio incentivi in Veneto: esclusi 466 Comuni. L’ecobonus prevede fino a 11 mila euro per i privati


di
Roberta Merlin

Fondi solo per le «Aree urbane funzionali». Da Bassano a San Donà fino all’intera provincia di Belluno, ecco chi è rimasto tagliato fuori

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È in arrivo dal Governo, già da ottobre, un cospicuo incentivo economico per favorire la rottamazione di migliaia di auto a combustione termica e l’acquisto di altrettanti veicoli elettrici. Una buona notizia, senz’altro. Peccato, però, che per il Veneto ci sia anche una cattiva notizia: meno di un quinto (per la precisione: il 16,8%) dei Comuni potrà beneficiare dell’ingente contributo.

I nuovi ecobonus

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo che disciplina i nuovi ecobonus, incentivi a fondo perduto tra i più generosi mai varati in Italia: fino a 20 mila euro per le microimprese e fino a 11 mila euro per i privati, finanziati con 597 milioni di euro provenienti dal Pnrr. Soldi che inizialmente erano destinati all’installazione di circa 20 mila colonnine di ricarica sulle strade e autostrade italiane, poi dirottati verso il mercato dell’auto elettrica. C’è però un problema non di poco conto: saranno riservati esclusivamente ai residenti delle cosiddette Aree urbane funzionali (Auf) individuate dall’Istat, ovvero città con almeno 50 mila abitanti e le rispettive zone di pendolarismo, quindi i Comuni di cintura urbana. Una sorpresa amara per il Veneto, dove rientrano nei criteri solo 94 Comuni su 560 (ergo, 466 quelli tagliati fuori). 




















































I Comuni esclusi

A restare completamente esclusa è, ad esempio, l’intera provincia di Belluno, così come quasi tutta quella di Rovigo, dove solo due Comuni (Canaro e Occhiobello) rientrano nell’area funzionale urbana di Ferrara. Escluse anche numerose aree ad alta densità abitativa e con un elevato numero di veicoli circolanti, come, ad esempio, Legnago (Verona), San Donà di Piave, nel Veneziano, Cittadella (Padova), Bassano del Grappa (Vicenza), Conegliano, Montebelluna e Castelfranco Veneto, nel Trevigiano. Paradossalmente, molte di queste aree combattono da anni contro l’inquinamento atmosferico, tra ordinanze anti-smog, superamenti dei limiti di PM 10 e restrizioni sull’uso di biomasse. «Una beffa – commenta Paolo Gamba, vicesindaco di Belluno – la nostra provincia e Rovigo, ancora una volta cenerentole del Veneto, sono escluse da un incentivo che avrebbe potuto aiutare cittadini e imprese a svecchiare il proprio parco auto. E dire che proprio qui la mobilità elettrica stenta a decollare». 

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Anche a Rovigo, fanalino di coda in Italia per la qualità dell’aria, l’esclusione è stata accolta con perplessità. «I dati Istat su cui si basa la mappa delle aree funzionali risalgono al 2011 – osserva l’assessore all’Ambiente Andrea Denti –. Andrebbero aggiornati con urgenza per rispecchiare la realtà attuale e permettere a più territori di accedere ai fondi». I contributi previsti non sono da poco per un cittadino o una piccola impresa che intende acquistare un veicolo elettrico. Si va dagli 11 mila euro per chi ha un Isee fino a 30 mila euro, 9 mila euro per chi rientra nella fascia tra i 30 e i 40 mila euro. Sono ammessi solo veicoli elettrici nuovi, con prezzo di listino (Iva esclusa) fino a 35 mila euro, per un massimo di spesa di 42.700 euro. È inoltre obbligatoria la rottamazione di un veicolo a motore termico fino a Euro 5.

Ticket non ancora prenotabili

«Limitare gli incentivi alle sole Auf ed esclude molte realtà ad alta densità abitativa – afferma Giorgio Sina, presidente di Confcommercio Auto-Moto Veneto – è sicuramente una contraddizione». E fa sapere: «Il decreto è operativo, ma i ticket non sono ancora prenotabili. Segno che il Governo ha compreso la criticità e sta forse lavorando a una revisione basata su dati più aggiornati. La speranza è che i nuovi criteri possano allargare l’accesso anche a città medie e piccole, molte delle quali – soprattutto in Veneto – sono attualmente ferme al palo nella transizione elettrica, con una penetrazione del mercato ancora ferma al 4%».

Le ricadute su imprese e famiglie

«Questa esclusione – interviene la presidente di Adiconsum Veneto, Jacqueline Temporin Gruer – ha pesanti ricadute concrete su famiglie e cittadini nelle zone periferiche o meno abbienti, che già affrontano maggiori difficoltà in termini di infrastrutture, mobilità e trasporti». L’assopciazione chiede «che i criteri di accesso vengano rivisti con trasparenza, per non penalizzare zone più isolate o piccoli comuni e che i fondi residui o non utilizzati nei Comuni ammessi vengano tempestivamente ridestinati agli esclusi e che si un meccanismo di compensazione territoriale, garantendo una quota minima per ogni provincia o area geografica». «Crediamo – conclude l’associazione – che la mobilità elettrica debba essere un diritto accessibile, non un privilegio riservato a pochi».

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