Incertezza, dubbi e tensioni. È la situazione che più sta caratterizzando lo scenario di questo 2025. Ma tra tante crisi e guerre, geopolitiche e commerciali, viene da chiedersi come stiano andando l’economia mondiale e quella italiana. C’è da essere ottimisti, pessimisti, catastrofisti o fiduciosi?
L’economia globale è destinata a rallentare e a fare registrare – escludendo i periodi di vera e propria recessione – la crescita più bassa e debole dal 2008. Le numerose turbolenze a livello internazionale portano a una revisione al ribasso delle previsioni di crescita in quasi il 70% delle economie sul Pianeta, in tutte le regioni e per tutte le fasce di reddito. La crescita globale rallenterà al 2,3% nel 2025, quasi mezzo punto percentuale in meno rispetto al tasso previsto all’inizio dell’anno, come indica il rapporto Global Economic Prospects della Banca Mondiale.
Crescita al rallentatore
La buona notizia è che non si prevede una recessione globale. Tuttavia, se le previsioni per i prossimi due anni si realizzeranno, la crescita media nei primi sette anni del decennio 2020 sarà la più lenta di qualsiasi decennio a partire dagli Anni ‘60 del secolo scorso. Quindi, la più bassa negli ultimi 60 anni. Molto significativa anche la traiettoria della crescita del commercio globale, che è scesa da una media del 5% negli anni 2000 a circa il 4,5% negli anni 2010, fino a meno del 3% negli anni 2020. Anche la crescita degli investimenti rallenta, mentre il debito pubblico è salito a livelli record.
Al contempo, gli effetti dei dazi e le tensioni sul Mercato del lavoro creano una pressione al rialzo sull’inflazione globale, che, con una media prevista del 2,9% nel 2025, rimane al di sopra dei livelli pre-pandemia.
Luci e ombre, risalite e frenate
E in Italia? Un altro quadro fatto di luci e ombre, risalite e frenate. Il PIL è cresciuto nel primo trimestre dello 0,3% rispetto a quello precedente, grazie all’aumento di consumi, investimenti ed export nella prima parte dell’anno, come rilevano le analisi e i dati della Banca d’Italia. Dopo la prolungata flessione iniziata nel 2022, ci sono stati segnali positivi e di rilancio per l’attività manifatturiera, che rimane esposta all’instabilità dello scenario internazionale.
Nel secondo trimestre il PIL nazionale ha però di nuovo rallentato: alla dinamica contenuta dei consumi delle famiglie e della spesa per investimenti, che dalla primavera in poi – con l’annuncio dei dazi commerciali USA fatto da Donald Trump – hanno risentito del basso clima di fiducia e dell’alta incertezza, si è associato l’indebolimento della domanda estera. Nel complesso, le previsioni della Banca d’Italia indicano che il PIL crescerà dello 0,6% quest’anno, dello 0,8 il prossimo e dello 0,7% nel 2027. Ma, con uno scenario instabile, nuovi sviluppi e nuove stime possono arrivare e aggiornare quelle precedenti.
Fari puntati su consumi e caro-vita
L’attività economica sarà trainata in prevalenza dai consumi, favoriti dalla ripresa del reddito disponibile reale. L’andamento degli investimenti risentirà della forte incertezza, ma beneficerà delle misure del PNRR e del graduale miglioramento delle condizioni di finanziamento.
In primavera, l’inflazione è rimasta attorno al 2%, con una dinamica molto debole per i prezzi dei beni non energetici e una più sostenuta dei servizi. Le preoccupazioni sul rialzo del caro-vita da parte di famiglie e imprese restano moderate. Sempre secondo Bankitalia, l’inflazione al consumo sarà in media pari all’1,5% quest’anno e il prossimo, e risalirà al 2% nel 2027. ©️
Articolo tratto dal numero del 15 settembre 2025 de Il Bollettino. Abbonati!
📸 Credits: Canva
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