Secondo l’Ieefa (Institute for Energy Economics and Financial Analysis), il programma energetico dell’amministrazione Trump è destinato a fallire.
Si tratta di un’analisi severa che non riguarda solo gli Stati Uniti, ma che ha ripercussioni dirette anche per l’Europa e per l’Italia: nel nostro Paese, in particolare, dove i ritardi sulla transizione energetica e le incertezze sulle fonti rinnovabili rischiano di far aumentare i costi dell’energia per cittadini e imprese.
Perché il piano energetico di Trump è destinato al fallimento
La strategia del presidente americano, incentrata sullo slogan “drill, baby, drill” e sul sostegno ai combustibili fossili, si scontra con una serie di fattori critici:
Crollo della fiducia degli investitori |
Aumento dei costi di sviluppo energetico |
Limiti alla produzione di turbine a gas |
Tempi biblici per i progetti nucleari |
L’Ieefa evidenzia come alla fine a pagare il prezzo di questa politica saranno i consumatori e le Aziende, costretti a far fronte a bollette più care – e quindi – a subire una contrazione nel potere d’acquisto o a subire aumenti dei costi produttivi aziendali.
Stop ai progetti eolici: il caso Revolution Wind
Uno degli episodi più eclatanti è lo stop imposto dall’amministrazione al progetto Revolution Wind al largo del Rhode Island:
Investimento da 4 miliardi di dollari |
Lavori completati all’80% |
Partnership tra Ørsted e Global Infrastructure Partners, con il coinvolgimento anche di Siemens |
Contratti di fornitura già firmati con tre utility del New England |
La decisione ha causato il crollo in Borsa di Ørsted e messo in discussione la credibilità degli impegni federali in materia di autorizzazioni e capacità di supportare progetti di alto valore energetico.
Rischi per la rete elettrica e aumento dei prezzi
Secondo l’ISO-New England, gli stop ai progetti eolici e solari non fanno che aumentare i rischi per l’affidabilità della rete di trasmissione elettrica.
La conseguenza diretta sarà una carenza di energia nei mesi invernali, quando la domanda cresce e il gas scarseggia, con inevitabili rialzi dei prezzi.
Effetti anche sul solare e sul nucleare
Non vanno trascurate una serie di concrete incognite a vari livelli:
- la limitazione dei crediti d’imposta potrebbe cancellare 60.000 MW di nuovi impianti solari nei prossimi cinque anni,
- il nucleare tradizionale è molto caro e richiede almeno 20 anni per essere operativo e quindi, al di là dei rischi intrinseci della tecnologia e del serio problema dello stoccaggio delle scorie, rischia di costare molto più caro rispetto a impianti di pari capacità produttiva rinnovabile e di arrivare abbondantemente fuori tempo massimo per avere una qualche utilità alla sfida climatica,
- i piccoli reattori modulari non sono ancora una tecnologia matura.
Di fatto, l’unica soluzione praticabile nel breve termine resta l’espansione di energie rinnovabili e sistemi di accumulo.
Le implicazioni per l’Italia e l’Europa
Il quadro delineato dall’Ieefa non si ferma agli USA.
Come già anticipato superiormente, anche in Italia l’incertezza politica e i continui rinvii sugli investimenti in energie pulite rischiano di rallentare la transizione energetica, lasciando famiglie e imprese esposte a costi crescenti e a una maggiore dipendenza dalle importazioni di gas e combustibili fossili.
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