La riforma del Testo Unico dell’Edilizia rappresenta una delle sfide più ambiziose per il legislatore italiano nel campo dell’urbanistica e della semplificazione normativa. Dopo anni di stratificazioni legislative, deroghe e interpretazioni contrastanti, il Governo ha avviato un processo di revisione profonda, con l’obiettivo di restituire coerenza, chiarezza e modernità a un settore cruciale per lo sviluppo del territorio.
Il cuore della riforma si fonda su alcuni principi cardine, indicati nella legge delega approvata dal Parlamento:
- Semplificazione normativa: ridurre il numero di norme, eliminare le sovrapposizioni e rendere più comprensibili le regole per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni.
- Uniformità nazionale: superare le differenze interpretative tra Regioni e Comuni, garantendo un quadro normativo omogeneo su tutto il territorio.
- Digitalizzazione dei processi: promuovere l’uso di piattaforme digitali per la gestione dei titoli abilitativi, la trasparenza dei procedimenti e l’interoperabilità tra enti.
- Tutela del territorio e sostenibilità: integrare le esigenze di sviluppo edilizio con la salvaguardia ambientale, la rigenerazione urbana e la resilienza climatica.
Il metodo di lavoro: partecipazione e confronto
La riforma non nasce in un laboratorio chiuso, ma si sviluppa attraverso un metodo inclusivo e dialogico. Il Ministero delle Infrastrutture ha avviato tavoli tecnici con:
- Ordini professionali e associazioni di categoria: per raccogliere le istanze di architetti, ingegneri, geometri e imprese del settore.
- Enti locali e Regioni: coinvolti nella definizione delle competenze e nella verifica dell’impatto territoriale delle nuove norme.
- Università e centri di ricerca: chiamati a contribuire con studi, modelli e buone pratiche internazionali.
Questo approccio mira a costruire un testo normativo condiviso, che non sia solo tecnicamente valido, ma anche socialmente accettato e applicabile nella realtà quotidiana.
Proposta di legge n. 2332: Riforma del Testo Unico Edilizia
La proposta di legge n. 2332, presentata alla Camera il 28 marzo 2025, all’articolo 2 individua una serie di criteri che il Governo dovrà rispettare:
- Definizione dei principi fondamentali statali in materia di governo del territorio.
- Aggiornamento delle categorie di intervento edilizio (manutenzione, ristrutturazione, nuova costruzione, ecc.).
- Individuazione dei LEP (Livelli Essenziali di Prestazioni) per garantire uniformità e semplificazione.
- Disciplina delle varianti, mutamenti di destinazione d’uso, tolleranze costruttive e accertamento di conformità.
- Introduzione del fascicolo del fabbricato e dell’anagrafe delle costruzioni.
- Valorizzazione della progettazione con attenzione alla qualità architettonica e ai CAM (Criteri Ambientali Minimi).
- Norme su sostenibilità energetica, sismica, idrica e acustica.
Le sfide da affrontare
Nonostante l’ambizione, la riforma dovrà superare alcune criticità:
- Evitare un testo troppo astratto e teorico, poco applicabile nella pratica
- Garantire un equilibrio tra uniformità nazionale e autonomia locale
- Gestire con attenzione il periodo transitorio, evitando blocchi normativi
- Assicurare che la digitalizzazione non diventi un ostacolo per i meno attrezzati
Una visione urbana sostenibile
La proposta di legge non si limita agli aspetti tecnici. Essa promuove una visione olistica della città, dove la progettazione edilizia diventa strumento di inclusione sociale, tutela ambientale e benessere collettivo. Il testo richiama esplicitamente il principio europeo del “do no significant harm” e l’articolo 9 della Costituzione, sottolineando l’importanza di preservare le risorse naturali e migliorare la qualità della vita urbana.
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