Padova, jumbo-sede per il gruppo dei forni: «Con Unox City ora possiamo portare i ricavi a un miliardo»


di
Federico Nicoletti

Il fondatore Franzolin: «Siamo sempre rimasti a produrre qui: il valore si estrae da un sistema che difende il know how. Necessario pensare in grande e fare ricerca»

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«Abbiamo creato la casa in cui crescere nei prossimi 15 anni. Con capacità produttive, logistiche e di ricerca per triplicare il fatturato, salendo a un miliardo. Si può fare». Se dazi e caos globale sono spesso invocati per giustificare lo stop agli investimenti nel nome del non saper dove andare, dubbi sulla strategia da percorrere certo non ne ha Enrico Franzolin, fondatore e presidente di Unox, l’azienda padovana riferimento mondiale nei forni professionali. Lo dimostrano i 100 milioni di euro investiti in tre anni per erigere Unox City, aperta venerdì sera con una festa con 1.200 ospiti.
Dietro il nome sta il nuovo quartier generale, una jumbo-sede su un’area di quasi 20 ettari, o 25 campi da calcio, attraversata dal confine tra Campodarsego e Cadoneghe, località alle porte di Padova, 130 mila metri quadrati di complesso industriale, logistico e di ricerca e sviluppo attivo da inizio anno, che sta chiudendo la saturazione delle attività. Vi lavorano 800 persone, destinate nei prossimi anni a salire a 1.800.

Un centro logistico da centomila forni l’anno

La vista, all’ingresso di Campodarsego è notevole. La palazzina di 24 mila metri quadrati, realizzata recuperando lo stabilimento dell’ex Elvox dismesso da anni, ospita su tre piani gli uffici del quartier generale e il centro ricerca, dove 135 specialisti lavorano allo sviluppo dei prodotti e alla raccolta ed elaborazione dati per gli algoritmi che guidano i forni.
Alle spalle, si aprono due capannoni gemelli da 21 mila metri quadrati. Il primo, ancora vuoto, accoglierà entro pochi mesi il nuovo stabilimento produttivo automatizzato, 465 addetti, dove il rotolo di lamiera che entra da un lato esce dall’altro trasformato in un forno.
Prima di arrivare dalla parte opposta, già a Cadoneghe, all’Experience Hub, il centro dedicato a formazione e prova macchine, si passa per un centro logistico di 21 mila metri quadrati, da cui transitano centomila forni l’anno e tutti i ricambi. A lato di questo c’è spazio per tirar su un ulteriore stabilimento gemello al primo. La scelta di farlo quando sarà compiuta? «Nella migliore delle ipotesi fra cinque anni, nella peggiore entro quindici», dice l’amministratore delegato, Nicola Michelon.




















































Obiettivo Asia

Senza contare, fuori dalla City, che a 4 chilometri di distanza, a Saletto di Vigodarzere, l’azienda si fa in casa tutta la componentistica. «Già negli anni Novanta, mentre si delocalizzava, noi abbiamo scelto di rimanere qui – spiega Franzolin -. La differenza si fa non con il basso costo della manodopera, ma con un sistema concentrato e le economie di scala: così mantieni il know how e razionalizzi tutto, estraendo valore».
Un’idea nemmeno scalfita dall’avvio in questi giorni dello stabilimento negli Usa, diecimila forni l’anno, con la componentistica strategica che parte dall’Italia e dall’idea di dover prevedere in futuro un sito in Asia: «Non so se in India o in altri Paesi – aggiunge Michelon -, ma difficilmente sarà in Cina: si rivela un mercato sempre più chiuso. E comunque qui siamo bravissimi a lamentarci, ma quest’area resta tra le migliori per fare impresa, per le capacità e la propensione al lavoro delle persone».

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Fatturato in crescita

Ragionamenti svolti intorno all’attesa di una chiusura 2025 con il fatturato in crescita tra il 2 e il 5%, a 340 milioni di euro. E zero dubbi sul poter raddoppiare da centomila a duecentomila forni l’anno, nonostante i concorrenti impegnati ad inseguire Unox: «Sì, ma investono meno di noi – dice Michelon -. E il nostro settore ne richiede molti sul servizio ai clienti, a cui noi dedichiamo 770 dei nostri 1.400 dipendenti. E questo finisce per diventare una forte barriere d’ingresso».
In una spinta alle grandi dimensioni, nel caso di Unox, molto lontana dal piccolo è bello: «A meno di idee davvero dirompenti – conclude Franzolin -, oggi anche la sola complessità tecnologica rende difficile per i piccoli lanciare un prodotto». Anche per i veneti è venuto il momento di pensare in grande? «Sì – sostiene il presidente – pensare in grande e fare tanta ricerca».

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13 settembre 2025

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