Si sono aperte ieri a Trevi (Pg) e proseguiranno fino a domani, 13 settembre, le Giornate dell’Energia e dell’economia circolare, giunte alla nona edizione. Promossa da Globe Italia e World Energy Council Italia (WEC), in collaborazione con istituzioni e operatori del settore, la tre giorni riunisce rappresentanti di governo, Parlamento, imprese, ricerca e società civile attorno a un titolo volutamente provocatorio: “Cambia il mondo, tutto cambia. Che fine fa la transizione?”.
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato che il percorso sta entrando in una fase di possibile stabilizzazione, pur in un contesto di forte crescita della domanda. Ha ricordato come il Paese non possa rinunciare, almeno nell’immediato, al ricorso alle centrali a carbone a causa delle tensioni nel Mediterraneo. L’obiettivo, ha ribadito, è trasformare la transizione in elemento strutturale delle politiche, superando la logica emergenziale.
Dal palco, il presidente di Globe Italia, Matteo Favero, ha insistito sul legame tra investimenti green, competitività e occupazione, chiedendo che la sostenibilità diventi principio trasversale a ogni decisione normativa. Marco Margheri, presidente di WEC Italia, ha evidenziato come la transizione non significhi la fine della geopolitica ma l’apertura di nuove competizioni globali, dal controllo dei minerali critici alle catene del valore, fino al ruolo strategico dell’intelligenza artificiale. “Non possiamo applicare regole pensate cinque o sei anni fa – ha osservato – servono strumenti nuovi per rendere la transizione sostenibile anche sul piano economico e sociale”.
Accanto al ministro, è intervenuta la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava, che ha parlato di una fase di consolidamento dopo gli investimenti iniziali. Ha ricordato le risorse del Pnrr destinate ai nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti e annunciato oltre 45 milioni per la creazione di comunità industriali, sottolineando che la transizione si compirà davvero quando cittadini e imprese la percepiranno come opportunità.
Dal Parlamento sono arrivate sollecitazioni e critiche. Patty L’Abbate, vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera, ha lamentato l’assenza di un vero dibattito sull’economia circolare, chiedendo decreti attuativi tempestivi per sostenere le imprese nel riciclo dei materiali e suggerendo un modello di autorizzazioni più snelle, basate sulla fiducia e seguite da sistemi di vigilanza.
Massimo Milani, componente della stessa Commissione, ha invece rivendicato i risultati già conseguiti dall’Italia, che avrebbe superato gli obiettivi europei sul riuso e riciclo. Ha però indicato la necessità di rafforzare il ministero e di rivedere il Testo unico sulle rinnovabili, così da accelerare lo sviluppo delle fonti pulite senza trascurare la tutela del territorio. Tra i passaggi più significativi, Milani ha citato l’introduzione della cattura e stoccaggio della CO₂ (CCS) nel recente decreto semplificazioni.
Il quadro emerso a Trevi mette in evidenza una transizione ancora in cerca di nuove regole, capace di aprire opportunità industriali ma anche di sollevare nodi politici, sociali e geopolitici. Una sfida che richiede visione di lungo periodo, ma anche interventi rapidi e concreti sul piano normativo e industriale.
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