Produttività, mancano gli investimenti delle imprese


Il primo rapporto nazionale conferma quanto noto ormai da tempo

Presentato al Cnel il Rapporto sulla produttività 2025. Si tratta di un passaggio importante, in quanto per la prima volta, da quando, quasi dieci anni fa, l’Unione europea ha chiesto agli Stati membri di provare ad indagare sui vari fattori della produzione, si è riuscito a produrre un documento corposo e, soprattutto, misurabile con quanto accade in altre parti d’Europa. L’analisi di una miriade di indicatori statistici ha permesso di consolidare quanto, per molti versi, era già emerso in passato, seppure in ricerca parziali e senza il crisma dell’organicità, come il presente report. Larga parte delle imprese italiane, negli anni, ha preferito ricorrere a lavoro dipendente, quasi sempre male retribuito, piuttosto che investire in altri fattori, ad iniziare dalla digitalizzazione. Del resto, sono ormai quasi trent’anni che la partita si è giocata quasi esclusivamente sul costo del lavoro, con il risultato, come emerso chiaramente da una ricerca Ugl del 2022, che produttività e stipendi sono rimasti al palo. Gli investimenti in ricerca e sviluppo, decisi ai fini dell’incremento della produttività, riguardano troppe poche imprese. Guardando alle prime mille imprese europee, in classifica troviamo appena 44 imprese italiane. Troppo poco rispetto agli altri principali Paesi, ad iniziare da Germania e Francia. In forte ritardo anche gli investimenti nelle materie tecniche e scientifiche.

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