È stato pubblicato dal CNEL il primo Rapporto Nazionale Annuale sulla Produttività, redatto dal Comitato Nazionale Produttività, istituito presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) in linea con le indicazioni dell’Unione Europea. Coordinato dal Consigliere Carlo Altomonte, il Rapporto 2025 analizza le dinamiche della produttività italiana tra il 1995 e il 2024, confrontandole con quelle dei principali partner europei, e fornisce un quadro dettagliato delle debolezze strutturali del sistema economico nazionale, avanzando raccomandazioni di policy per il rilancio.
Tra il 2022 e il 2024, l’Italia ha ottenuto buoni risultati sul fronte della crescita del PIL, dell’occupazione e dell’export, nonostante un contesto internazionale complesso. Tuttavia, tali miglioramenti non si sono tradotti in un incremento significativo della produttività, a causa di fattori strutturali quali la bassa qualificazione della forza lavoro, l’invecchiamento demografico e la predominanza di microimprese. Inoltre, lo shock energetico del 2022-2023 ha spinto molte imprese a investire nel lavoro a scapito del capitale, penalizzando ulteriormente l’efficienza produttiva.
Il rapporto evidenzia che dal 1995 al 2024 la produttività italiana è cresciuta in media solo dello 0,2% annuo, contro l’1,2% della media UE27. Anche nei periodi di recupero, come il quinquennio 2009-2014, la ripresa è stata limitata e seguita da nuovi periodi di stagnazione. Solo nel settore privato non agricolo, escludendo finanza e immobili, si registra una crescita più solida (+1,6% nel periodo 2019-2024), trainata da costruzioni, commercio e servizi ad alta intensità di conoscenza.
L’occupazione è aumentata del 4,4% tra 2019 e 2024, con una dinamica più marcata rispetto alla media UE, ma prevalentemente in settori a basso valore aggiunto, come costruzioni, ristorazione, sanità e assistenza. Questo ha portato a un paradosso: più lavoro ma produttività in calo, con una diminuzione dello 0,9% della produttività per occupato nel 2024.
Il ritardo italiano negli investimenti in capitale intangibile è particolarmente critico. Mentre in altri Paesi europei questi investimenti – come software, R&S e capitale organizzativo – hanno superato quelli in beni tangibili, in Italia è avvenuto il contrario. Il tasso di crescita medio annuo degli investimenti intangibili tra 2013 e 2023 è stato inferiore al 2,5%, contro il 4,7% della Francia, il 6,1% della Svezia e il 5,8% degli Stati Uniti.
Il gap è aggravato dalla bassa dotazione di competenze digitali della forza lavoro: solo il 16% dei lavoratori italiani possiede competenze ICT elevate, mentre la media è del 30% in Germania e Francia. Anche la quota di laureati in discipline STEM (15%) è ben al di sotto della media UE (26%). Questo limita l’adozione di tecnologie digitali e frena la produttività.
Il Rapporto sottolinea anche l’importanza dell’allineamento tra competenze e mansioni lavorative: nei contesti con meno disallineamento (skill mismatch), la produttività è maggiore. Le grandi imprese, più digitalizzate, internazionalizzate e innovative, registrano una produttività fino al 70% più alta rispetto alle medie imprese. Tuttavia, il 94,7% delle imprese italiane ha meno di 10 addetti, frenando la produttività aggregata.
Altri elementi chiave che determinano la produttività sono l’export, l’adozione di tecnologie digitali e la capacità innovativa delle imprese. Secondo le stime, la digitalizzazione offre un premio di produttività tra il 15% e il 30%, mentre le imprese innovative risultano, in media, il 20% più produttive.
Nel Mezzogiorno, il PIL pro capite è cresciuto più della media nazionale (+1,5% annuo tra 2019 e 2023), grazie agli investimenti del PNRR. Tuttavia, permangono ampi divari rispetto al Centro-Nord, soprattutto per quanto riguarda la presenza nei settori ad alta tecnologia. Positivo, però, il dato sull’occupazione ICT nel Sud, cresciuta del 50% nello stesso periodo, più del doppio rispetto alla media nazionale.
Le raccomandazioni del Rapporto
Il Rapporto propone un insieme articolato di misure per rilanciare la produttività nazionale, a partire dagli impegni assunti nel Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine 2025-2029 (PSBMT):
- Potenziamento del credito d’imposta in R&S e per formazione 4.0, con attenzione ai settori ad alto potenziale.
- Riforma della filiera formativa tecnologico-professionale, rafforzando ITS e corsi STEM.
- Legge quadro sulle PMI entro il 2026, semplificazione di 600 procedure PNRR e incentivi per la crescita dimensionale.
- Revisione della fiscalità sulle successioni aziendali e razionalizzazione delle soglie dimensionali di impresa.
- Monitoraggio costante delle ZES nel Mezzogiorno e potenziamento delle reti di innovazione.
- Rafforzamento della capacità implementativa della PA, con sistemi di valutazione e premi/penalità legati ai risultati.
Il documento ribadisce che non esistono soluzioni miracolose, ma è necessario un approccio sistemico e coordinato tra tutti i livelli di governo per fare della produttività una leva stabile di crescita inclusiva e sostenibile.
Presentazione internazionale
Il Rapporto sarà presentato il 16 settembre 2025 al Global Productivity Forum dell’OCSE a Londra, il più importante evento internazionale sulle politiche per la produttività.
Il Primo Rapporto Annuale sulla Produttività in versione Integrale dal sito del CNEL
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