Un protocollo firmato a Napoli lega l’American Chamber of Commerce in Italy (AmCham Italy) e l’Università degli Studi di Napoli Federico II in un percorso comune che intreccia accademia e impresa. L’obiettivo è rafforzare i legami economici e culturali tra Italia e Stati Uniti, puntando su ricerca, formazione avanzata e programmi di internazionalizzazione per studenti e ricercatori. Con questa intesa, la più antica università laica d’Europa si conferma punto di riferimento per lo sviluppo del capitale umano e l’apertura internazionale del Mezzogiorno.
LA FIRMA
La firma, avvenuta ieri nella Sala Cinese della Reggia di Portici, sede del Dipartimento di Agraria, segna l’avvio di una collaborazione che coinvolgerà settori strategici come intelligenza artificiale, cybersecurity, farmaceutica e aerospazio. L’accordo non prevede vincoli stringenti ma definisce un quadro di cooperazione della durata di due anni, rinnovabile con ulteriori intese operative. Per Matteo Lorito, rettore della Federico II, si tratta di «una firma speciale» perché «certifica un accordo tra un grande ateneo, che è anche un produttore di risorsa umana qualificata, e un’associazione di aziende che opera da una parte all’altra dell’oceano. Ci aspettiamo interazioni che portino i nostri giovani a inserirsi nelle attività degli associati della Chamber of Commerce».
RICERCA E FORMAZIONE
Il protocollo individua quattro direttrici principali: la formazione avanzata in ambiti tecnologici, il supporto alle Academy ospitate dall’università, l’integrazione con il progetto Cineca e lo sviluppo di programmi di mobilità verso gli Stati Uniti. Saranno previsti workshop e missioni oltreoceano per studenti e ricercatori, con l’obiettivo di confrontarsi con il mercato americano e attrarre investimenti. «Federico II, con i suoi noti programmi internazionali, sarà un punto centrale anche per lo sviluppo del territorio» ha dichiarato Simone Andrea Crolla, consigliere delegato di AmCham Italy. «Apriamo il nostro network di oltre 600 multinazionali americane e il supporto del nostro Comitato AI, che coinvolge 20 grandi aziende, mettendolo a disposizione di studenti e docenti».
La collaborazione assume una valenza particolare in un momento segnato da sfide economiche globali. L’idea è rilanciare il ruolo del Mezzogiorno come hub di ricerca e innovazione in grado di dialogare con i grandi player statunitensi. Lorito ha ricordato anche il tema dell’agroalimentare, cruciale nelle relazioni commerciali tra Italia e Stati Uniti: «Speriamo di dare un contributo significativo alla collaborazione scientifica e commerciale tra i due Paesi, in un settore che ha bisogno di maggiore attenzione».
A sottolineare la rilevanza istituzionale dell’accordo è intervenuto il console generale degli Stati Uniti a Napoli, Terrence Flynn. «È un’intesa importante perché unisce due partner fondamentali: la Federico II e l’American Chamber of Commerce. Sottolinea il potenziale del Sud Italia, che è la regione a più rapida crescita economica del Paese». Flynn ha ricordato che nel 2023 il commercio bilaterale Italia-Usa ha superato i 126 miliardi di dollari e che gli investimenti diretti reciproci ammontano a oltre 72 miliardi, sostenendo più di 440 mila posti di lavoro. «Il nostro obiettivo è rafforzare questi legami, puntando sulla nuova generazione di innovatori e leader del Sud». Massimo Petrone, rappresentante di AmCham Italy a Napoli e direttore relazioni esterne del Petrone Group, ha sottolineato la valenza territoriale dell’intesa: «L’idea è connettere sempre più formazione e impresa, presentando l’eccellenza della Federico II al comparto americano. Questo protocollo potrà favorire non solo la mobilità degli studenti, ma anche l’arrivo di ricercatori statunitensi a Napoli e, auspicabilmente, il ritorno di talenti italiani dall’estero. Ci sono prospettive importanti in settori come aerospazio, farmaceutica, turismo e agroalimentare».
IL MEZZOGIORNO
La firma del protocollo non si limita a un’intesa formale, ma apre la strada a progetti speciali e collaborazioni specifiche che saranno via via definite. Scambi di studenti, attività di ricerca applicata, stage in aziende americane e studi comparati sui mercati sono alcune delle iniziative già previste. Lorito ha sottolineato che «Italia significa qualità e affidabilità. Vogliamo che questo protocollo aiuti a rafforzare il riconoscimento del made in Italy negli Stati Uniti, valorizzando non solo i prodotti commerciali ma anche il capitale culturale del nostro Paese».
Con questa alleanza, Napoli si candida a diventare un punto di riferimento internazionale per il dialogo tra università e impresa. L’intesa tra AmCham Italy e la Federico II rappresenta un laboratorio di sperimentazione, capace di connettere formazione, ricerca e sviluppo economico. In un contesto globale di incertezza, il Mezzogiorno si propone come terreno fertile per nuove forme di cooperazione transatlantica, offrendo agli studenti opportunità di crescita e alle imprese la possibilità di attingere a un capitale umano altamente qualificato.
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