I datori di lavoro criticano la manovra: troppi nuovi oneri per le imprese


La terza manovra di consolidamento presentata dal ministro delle Finanze Ladislav Kamenický è stata accolta con preoccupazione dalle varie associazioni e unioni dei datori di lavoro, che hanno criticato la scarsa attenzione ai tagli di spesa e l’eccessivo ricorso a nuove entrate fiscali. Secondo il presidente di AZZZ, Rastislav Machunka, una consolidazione sostenibile dovrebbe essere basata per il 70% sulla riduzione della spesa pubblica e solo per il 30% sull’aumento delle entrate. Il governo – ha sottolineato – non ha rispettato questo equilibrio e ha mancato l’occasione di abolire misure sociali considerate populiste e finanziariamente insostenibili, come le tredicesime pensioni o i pranzi gratuiti per gli studenti, che generano costi annuali in crescita più rapida dell’economia. Le nuove restrizioni per i lavoratori autonomi, come la riduzione delle “vacanze contributive” e l’aumento dei contributi sociali minimi, vanno – secondo AZZZ – nella direzione opposta al sostegno all’imprenditorialità e rischiano di scoraggiare l’avvio di nuove attività. Critiche anche all’estensione da 10 a 14 giorni del periodo in cui i datori di lavoro devono coprire l’indennità di malattia: una misura che, avverte l’associazione, aumenta i costi imprevisti per le imprese, nonostante i contributi sanitari vengano già versati per coprire questo tipo di spese. Particolarmente negativa la valutazione della parte fiscale della manovra, che introduce un’ulteriore progressività delle imposte sui redditi elevati, dopo che già dal 1° gennaio era stato aumentato il tetto contributivo a 12 volte la retribuzione media. Un’eccessiva pressione fiscale – ha aggiunto Machunka – potrebbe ridurre il reddito disponibile dei lavoratori qualificati, aumentare i costi per le imprese e favorire l’emigrazione di talenti.



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