Il gettito tributario complessivo ha superato gli 85 trilioni di yuan (quasi 10mila miliardi di euro) negli ultimi anni
Il quadro dei dati fiscali diffusi in questi giorni dall’Amministrazione statale delle Entrate cinese (Sta) offre uno spaccato quasi sorprendente dei progressi, non soltanto su temi strettamente fiscali ma economici, compiuti dalla Cina durante il quinquennio 2021-2025. In pratica, grazie a un mix di incentivi fiscali all’innovazione e al welfare, il Paese sembra avere ricevuto un deciso impulso allo sviluppo. Il Fisco come volano di crescita?
Il dato senza precedenti sul gettito delle entrate tributarie
Secondo quanto dichiarato dal direttore della Sta, Hu Jinglin, le entrate fiscali complessive avrebbero già superato 85 trilioni di yuan (quasi 10mila miliardi di euro) nel periodo 2021-2025, mettendo a segno un incremento di 13 trilioni di yuan (circa 1.500 miliardi di euro) rispetto al quinquennio precedente. Alla base di un tale incremento sono spesso citati due fattori: il primo è il superamento della fase sperimentale nell’applicazione dell’Iva che ora da anni è in vigore in tutto il Paese in modo stabile. Ad esso si aggiunge anche l’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria grazie alla quale le Entrate cinesi riescono oggi a monitorare quasi istantaneamente l’andamento delle transazioni, delle compravendite e i flussi di cassa di imprese e professionisti. Un dato questo che offre anche il quadro reale della capacità e della qualità di spesa di centinaia di milioni di contribuenti.
Tagli fiscali e spinta all’innovazione
Determinante è stata anche l’ampia politica di riduzioni fiscali e tariffarie, che tra il 2021 e il 2025 porterà a un risparmio complessivo stimato in 10,5 trilioni di yuan (all’incirca 1.260 miliardi di euro) per imprese e cittadini. Entrando nel dettaglio, tra il 2021 e la prima metà del 2025, ben 3,6 trilioni di yuan (420 miliardi di euro) sono stati destinati all’innovazione tecnologica e alla manifattura avanzata, mentre le piccole e medie imprese hanno beneficiato di oltre 6,3 trilioni di yuan (circa 756 miliardi di euro) in sgravi. Oltre a tali aiuti fiscali, si deve anche ricordare che, ad oggi, l’aliquota dell’imposta sui profitti pagata dalle aziende che investono in innovazione tecnologica, ambiente, rinnovabili e nel potenziamento della manifattura è pari al 15%, quindi 10 punti in meno rispetto a quella ordinaria che invece è al 25%. Per misurare l’impatto della mini-aliquota sui profitti al 15%, tra le più basse al mondo, basta considerare che delle oltre 100 milioni di entità economiche che operano in Cina, sono più del 30% quelle che beneficiano di questa mini-aliquota sui profitti. Dato l’ambiente fiscale favorevole, non è quindi un caso se la transizione energetica proceda spedita, visto che tra il 2021 e il 2024 le energie rinnovabili – eolico, solare e idroelettrico – hanno segnato una crescita media annua delle vendite del 13,1%.
Rafforzamento della governance fiscale
Parallelamente all’introduzione di sconti e agevolazioni fiscali, l’Amministrazione fiscale cinese ha investito in modo significativo nel digitale, per rafforzare sia le attività di controllo che i servizi. In particolare, ad oggi oltre il 90% delle dichiarazioni dei redditi, individuali e delle società, viaggiano online, mentre la diffusione di servizi online e di app fiscali dedicate ha determinato una riduzione delle attività in persona e spostato l’88% del lavoro e dei servizi sull’online. Il risultato è stato la cancellazione pressoché totale dell’uso della carta e la trasformazione degli uffici delle Entrate in veri hub tecnologici e innovativi. I tempi per adempiere si sono ridotti in modo significativo. All’implementazione delle attività interne è corrisposta un’apertura all’esterno, sul fronte internazionale. Al riguardo, la Cina ha ampliato la propria rete di trattati fiscali a 114 Paesi e regioni e si è affermata come attore di rilievo nella governance tributaria globale, collaborando in sedi multilaterali come Onu e Ocse e adottando lo scambio d’informazioni a 360° come mai prima.
Contrasto all’evasione, i dati
Le attività di contrasto all’evasione sono centrate soprattutto sulle grandi aziende, meno sulle piccole, medie e sui contribuenti individuali. Il risultato è che nel 2024, ultimo anno con stime complete, solo 60mila casi di frodi ed evasione fiscale sono stati portati alla luce e resi pubblici per dare risonanze a pratiche ed escamotage dannosi messi in pratica per dribblare il fisco. Tornando alle frodi fiscali, solo 1500 sono stati gli individui oggetto di sanzioni, mentre il recupero dell’evasione si è fermato a 68miliardi di euro. Una cifra ritenuta da molti troppo esigua per un Paese che in media registra un gettito di entrate fiscali di oltre 2mila miliardi di euro l’anno. Inoltre, il concentrarsi in modo esclusivo sui flussi monetari delle grandi multinazionali sembra aver spostato troppo sulle attività cross-border i controlli. Ma ciò che rende questi numeri scarsamente rappresentativi è il fatto che, ad oggi, in Cina manca ancora una stima ufficiale del tax gap. A parte alcune stime di studiosi ed economisti della Banca Mondiale e del Fondo Monetario o di ricercatori autonomi, nessun dato di stima esiste ancora sull’ampiezza del fenomeno di evasione fiscale.
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