Dalla crisi Beko a un distretto verde: la visione di Gianni Porcellotti per il futuro di Siena


Il fondatore di Siena Sostenibile commenta la posizione di Giani, il ruolo della Regione e la sinergia del territorio: “No agli armamenti, sì alla transizione energetica e a un modello industriale pulito e partecipato”.

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Premessa

La chiusura annunciata dello stabilimento Beko di viale Toselli rischia di lasciare senza lavoro circa 300 persone e di privare Siena di un sito manifatturiero storico. La Regione Toscana, con il presidente Eugenio Giani, ha escluso riconversioni legate al comparto armamenti, aprendo invece alla possibilità di progetti nella transizione energetica. Una prospettiva accolta con favore da Siena Sostenibile, associazione e lista civica nata nel 2022 per portare in città e provincia un modello di sviluppo ispirato alla sostenibilità ambientale e sociale. Abbiamo intervistato Gianni Porcellotti, uno dei fondatori del movimento, per capire come la comunità senese possa trasformare una crisi in opportunità.

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La scelta della Regione

Presidente Giani ha escluso il settore armamenti per il sito Beko e indicato la transizione energetica come strada. Come giudicate questa scelta?

“È una scelta coraggiosa e responsabile. Siena non può diventare un polo bellico: sarebbe incoerente con la nostra storia e con i valori della comunità. Puntare sulla transizione energetica significa aprire a un futuro fatto di energie rinnovabili, innovazione e lavoro pulito. È musica per le nostre orecchie: un segnale che la politica può scegliere la pace e la sostenibilità”.

Il ruolo della Regione Toscana

Quale ruolo attribuite alla Regione in questa fase?

“La Regione deve essere garante della qualità degli investimenti. Non basta salvare il sito: bisogna trasformarlo in un motore di sviluppo sostenibile. Gli strumenti ci sono: fondi PNRR per la formazione, legge regionale sui consorzi industriali per acquisire e rigenerare lo stabilimento, supporto a imprese innovative. Ma il punto è uno: la Regione deve ascoltare i lavoratori e la comunità, non limitarsi a trattare con le multinazionali.”

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La sinergia del territorio

Molti sottolineano la necessità di una rete territoriale. Come si costruisce concretamente?

“Con la co-progettazione. Significa coinvolgere tutti: il Comune, i sindacati, l’università, le imprese locali e la cittadinanza. Siena ha un tessuto di ricerca e innovazione straordinario: basti pensare all’università e ai centri sulle scienze ambientali. Se mettiamo insieme queste forze, possiamo creare un distretto industriale verde, unico in Toscana. Ma serve trasparenza, partecipazione e la volontà di fare squadra.”

Il ciclo di vita dei pannelli fotovoltaici

Un tema poco discusso è quello del recupero e smaltimento dei pannelli a fine esercizio. Qual è la vostra posizione?

“È un punto cruciale. Non possiamo parlare di rinnovabili se non guardiamo all’intero ciclo di vita dei materiali. I pannelli hanno una durata media di 25-30 anni, ma già oggi dobbiamo organizzarci bene per il loro recupero e smaltimento. È un’opportunità industriale enorme, che può coinvolgere imprese locali e creare nuova occupazione. In Siberia esistono già esperienze virtuose di filiere di smaltimento e riuso: Siena potrebbe diventare un laboratorio italiano in questo campo, con impianti di riciclo e una rete territoriale di imprese specializzate. Così si chiude il cerchio: produciamo componenti per produrre energia pulita e gestiamo in modo responsabile anche i materiali a fine vita.”

Il futuro della manifattura senese

Come immagina Siena dopo la crisi Beko?

“Immagino un territorio che ha avuto il coraggio di cambiare rotta. Un distretto della green economy, con produzioni innovative e filiere corte. Un luogo che attrae giovani, talenti e imprese pulite. Se saremo capaci di fare rete, Siena diventerà un modello: una città che non si è arresa al declino industriale ma lo ha trasformato in opportunità e rigenerazione. È questo il nostro sogno, ed è possibile.”

Conclusione

Le parole di Gianni Porcellotti offrono una prospettiva chiara: la riconversione del sito Beko non è solo un’urgenza economica e occupazionale, ma un passaggio cruciale per ripensare il futuro produttivo di Siena. Regione, Comune, lavoratori, università e cittadini devono costruire una sinergia capace di trasformare la crisi in una rinascita. L’alternativa sarebbe lasciare che un pezzo di città vada in rovina: ma la visione di Siena Sostenibile indica che da questo nodo può nascere un nuovo modello di sviluppo.



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