Green software: la “via verde” per ridurre l’impronta del Cloud


L’efficienza energetica del software è diventata una leva concreta per ridurre i costi e limitare l’impatto ambientale delle infrastrutture digitali. Il concetto di green software, unito alle pratiche di GreenOps, sta trovando applicazioni reali in contesti industriali complessi. Un esempio significativo è quello di Tecnimont Services, società del gruppo Maire, che ha avviato un progetto con CAST Italia per certificare e ottimizzare la sostenibilità delle proprie applicazioni core. Il caso è stato raccontato da Valentino Monfreda, FinOps and Portfolio Manager del Cloud Center of Excellence di Tecnimont Services, e da Stefano Castelluccio, Solution Design Manager & Innovation Specialist di CAST, durante la Case Study Presentation Session 2025 organizzata dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano.

Quali sono le caratteristiche dell’approccio di CAST al green software?

Secondo Castelluccio, CAST ha introdotto negli anni un modello di software intelligence capace di analizzare il codice sorgente per renderne misurabile la qualità, i rischi e l’efficienza energetica. L’azienda, nata oltre trent’anni fa in Francia e oggi diffusa a livello internazionale, lavora sugli standard riconosciuti a livello globale, in particolare l’ISO 5055, l’unico riferimento che riguarda il rischio strutturale del software. In questa cornice si inserisce anche la misurazione dei parametri di sostenibilità, tema che ha portato allo sviluppo del Digital Energy Score: un indicatore che, come l’etichetta energetica degli elettrodomestici, classifica il livello di efficienza e sostenibilità delle applicazioni.

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La metodologia adottata da CAST si fonda anche sull’Automated Source Code Resource Sustainability Measure, uno standard dell’Object Management Group oggi in fase di integrazione nella normativa ISO. Questo sistema permette di valutare in maniera automatizzata quanto un’applicazione sia “green” nel suo ciclo di vita, fornendo benchmark statistici costruiti su miliardi di righe di codice raccolte da progetti internazionali.

Quali sono i punti di riferimento della collaborazione con Tecnimont Services?

Tecnimont Services, impegnata nella gestione di un ecosistema IT globale e multi-cloud, ha scelto di integrare CAST all’interno dei propri processi per affiancare alla governance finanziaria del cloud un percorso di certificazione ambientale. Monfreda ha spiegato che la strategia del gruppo Maire prevedeva non solo un’ottimizzazione dei costi tramite pratiche FinOps, ma anche la necessità di dimostrare attenzione alla sostenibilità digitale grazie al green coding. «Abbiamo sentito l’esigenza di certificare le nostre applicazioni core anche da un punto di vista green, ed è così che siamo entrati in contatto con CAST» ha dichiarato Monfreda durante l’intervento.

Il progetto si è sviluppato in più fasi: inizialmente CAST è stato utilizzato come servizio per analisi puntuali, in seguito è stato integrato nel processo di release management aziendale. Questo ha consentito di monitorare costantemente i KPI principali legati alla sostenibilità delle applicazioni e di ricevere alert continui sugli indicatori più critici.

Cosa cambia a livello di certificazione e di risultati concreti?

Uno degli obiettivi principali era la certificazione delle applicazioni core del gruppo Maire come green software, un traguardo raggiunto e successivamente riconosciuto anche in sedi di certificazione ISO. Le analisi condotte con CAST hanno permesso di migliorare progressivamente la compliance fino a superare il 90% per le applicazioni chiave.

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I benefici sono stati tangibili. Monfreda ha riportato una riduzione del 23% della carbon intensity delle soluzioni digitali di Tecnimont Services nel periodo compreso tra marzo 2024 e gennaio 2025. Il miglioramento non è solo teorico, ma si traduce in una minore richiesta energetica da parte delle infrastrutture cloud e, di conseguenza, in una riduzione delle emissioni di C2.

Come si passa dal green software alla sostenibilità aziendale?

La collaborazione con CAST ha reso evidente come l’adozione di pratiche di GreenOps non sia un’iniziativa isolata, ma parte integrante della governance digitale di un’azienda. Attraverso gli strumenti di analisi e le metriche standardizzate, Tecnimont Services ha potuto strutturare un processo di miglioramento continuo che, oltre a certificare le applicazioni esistenti, consente di monitorare costantemente l’evoluzione del portafoglio software.

La sfida, come ha sottolineato Monfreda al termine della presentazione, è estendere il modello a tutto il patrimonio applicativo, partendo da una classificazione delle criticità e delle priorità per intervenire anche su sistemi meno centrali rispetto alle applicazioni core.

GreenOps e FinOps: due facce della stessa medaglia

Se il FinOps è tradizionalmente associato all’ottimizzazione dei costi cloud, il GreenOps ne rappresenta una naturale estensione verso la sostenibilità. Castelluccio ha sottolineato come i due approcci siano strettamente collegati: l’efficienza del software riduce i consumi energetici dei data center e quindi anche i costi operativi. «Se scrivo un software efficiente, riduco complessivamente il consumo del data center» ha ricordato l’esperto di CAST.

Questo legame è confermato anche dai risultati ottenuti da Tecnimont Services, che nello stesso periodo in cui riduceva la carbon intensity ha conseguito anche un risparmio economico significativo sulla spesa cloud, pur senza ridurre i workload.



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