Cyber security: il decalogo Clusit per proteggere dati, infrastrutture e la nostra libertà


La cyber security non è più una questione meramente tecnica, ma, in un mondo interconnesso, è diventata il pilastro fondamentale su cui poggia la nostra libertà e la stabilità delle nostre istituzioni democratiche.

Inoltre, la protezione dei dati e delle infrastrutture digitali rappresenta, oggi più che mai, la prima linea di difesa della nostra sovranità nazionale in un contesto sempre più caratterizzato da poli-crisi e perma-crisi.

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Il nuovo paradigma della sicurezza

Siamo di fronte ad un nuovo paradigma di sicurezza, in un’epoca in cui la pace non è più scontata.

Ci troviamo da un lato a gestire le minacce tradizionali e, dall’altro, dobbiamo confrontarci con una nuova dimensione del conflitto: quella cibernetica.

Gli attacchi informatici non rispettano confini geografici e colpiscono simultaneamente settore pubblico e privato. Attacchi che possono paralizzare intere nazioni, senza che venga sparato un singolo “colpo di cannone”.

La cyber security rappresenta, quindi, l’evoluzione naturale del concetto di difesa nazionale.

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Se, nel passato, proteggere la patria significava controllare confini fisici e spazio aereo e acqua nazionali, oggi significa anche garantire l’integrità del nostro spazio digitale, dei nostri dati sensibili e delle infrastrutture critiche che governano la vita quotidiana di noi cittadini.

Il dominio cibernetico è uno dei cinque domini operativi di sicurezza genericamente intesi, insieme appunto terra, mare, aria e spazio.

L’IA: trasformazione della difesa e della cyber security

L’evoluzione tecnologica guidata dall’Intelligenza Artificiale (IA) ha rivoluzionato non solo il panorama della cyber security, ma l’intera concezione della difesa nazionale.

Come evidenziato dalla guerra in Ucraina, l’applicazione dell’IA nella difesa è ormai a 360 gradi: dalla logistica all’intelligence, dalla cyber security alle operazioni cinetiche.

Negli ultimi anni la difesa nazionale ha subito trasformazioni sostanziali, con l’intelligenza artificiale che si integra nei processi già digitalizzati, incidendo in modo significativo sulle modalità di decisione e di attuazione operativa.

Oggi gran parte delle strutture sanitarie europee utilizza l’IA per le diagnosi, mentre nella logistica militare questa tecnologia è in grado di ottimizzare, per esempio, la distribuzione delle risorse e il supporto operativo sul campo.

Le opportunità strategiche dell’IA in cyber security e difesa: molteplici e decisive

Nel campo dell’intelligence, l’indagine Osint (Open source intelligence analysis) permette di analizzare enormi quantità di dati pubblici per estrarre informazioni strategiche.

L’IA trasforma quantità enormi di dati in intelligence utilizzabile, in poco tempo, fornendo un vantaggio tattico e strategico fondamentale in un mondo governato dall’informazione.

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Secondo quanto afferma Antonio Albanese, intelligence senior expert e direttore del quotidiano di geopolitica e geoeconomia AgcNews.eu,«viviamo in tempi caratterizzati da complessità ed entropia geopolitiche. L’entropia geopolitica è un concetto che descrive la complessità e l’incertezza delle relazioni internazionali e delle dinamiche geopolitiche. Può essere definita come la misura della disorganizzazione o del disordine nel sistema internazionale, che può essere causata da fattori come la globalizzazione, la multipolarità, la crescente interconnessione e la complessità delle relazioni internazionali».

Inoltre, Albanese aggiunge: «In questo contesto d’incertezza la conoscenza geopolitica è un’arma vincente. Ed entriamo così in settore che può essere descritto con un termine solo: Intelligence.

Occorre leggere il mondo usando quel legame che esiste tra intelligence e fonti aperte, attraverso il monitoraggio dei media tradizionali e dei social media.

Legame sempre più importante poiché le informazioni da fonti aperte, open source, disponibili online, sono aumentate esponenzialmente.

La geopolitica nel contesto intelligence

Nel contesto intelligence, il monitoraggio, la correlazione dei dati consente di identificare le relazioni tra diversi dati e di comprendere meglio le dinamiche complesse.

In sintesi, l’intelligence e l’entropia geopolitica sono strettamente collegate, poiché la prima può aiutare a comprendere e a navigare le dinamiche geopolitiche complesse e incerte, mentre l’entropia geopolitica può avere un impatto sulla capacità dell’intelligence di raccogliere e analizzare le informazioni, fornendo risposte in tempi rapidi»

La duplice faccia dell’IA

Senza dimenticare che, nel cyberspazio, l’IA rappresenta una medaglia dalla duplice faccia: una positiva di difesa e di supporto operativo e una negativa come arma offensiva.

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Di fatto, l’AI ci offre strumenti senza precedenti per identificare minacce, analizzare pattern di attacco e rispondere in tempo reale, processando un’enorme quantità di eventi di sicurezza ed individuando anomalie invisibili all’analisi umana.

Inoltre, i sistemi di machine learning possono adattarsi dinamicamente alle nuove minacce, creando difese sempre più sofisticate.

Ancora, nel campo operativo, l’IA sta rivoluzionando l’identificazione dei target e il supporto alle decisioni tattiche, aumentando precisione ed efficacia delle operazioni.

Un esempio virtuoso dell’AI è l’utilizzo in Ucraina per identificare e neutralizzare mine antiuomo, riducendo di un decimo i tempi necessari per lo sminamento.

Il fattore umano nell’Osint

Detto ciò, va sottolineato che sia nell’Osint sia nell’intelligence, nel suo complesso, resta fondamentale il fattore umano a livello sia strategico sia tattico. Ovvero, come precisa Albanese «Il lavoro di intelligence, fatto utilizzando metodologia Osint e Socmintn – con un team ad hoc formato da analisti umani e integrato da strumenti IA – si rivela strumento prezioso per decrittare la complessa entropia geopolitica contemporanea».

Cyber attacchi orchestrati da IA

L’IA presenta anche sfide significative che dobbiamo affrontare con determinazione: sul versante offensivo, assistiamo a cyber attacchi orchestrati da intelligenze artificiali capaci di adattarsi dinamicamente alle nostre difese, generare malware polimorfici e condurre campagne di disinformazione su scala industriale.

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Ovvero, la stessa tecnologia che ci protegge può essere utilizzata contro di noi e violare i nostri dati.

Cyber security, IA, etica e difesa

Le questioni etiche rappresentano il cuore del dibattito. Ovvero, quando si utilizza l’IA in contesti ad alto rischio, dove è in gioco la vita umana, la limitata predicibilità di questa tecnologia rende difficile garantire il rispetto dei principi fondamentali, come il principio di distinzione che protegge i non combattenti.

Il rischio del “tech bias” – la nostra tendenza ad accettare acriticamente le decisioni tecnologiche – è particolarmente pericoloso in ambito militare. Report recenti mostrano casi in cui operatori avevano solo 20 secondi per validare decisioni dell’IA, compromettendo il controllo umano effettivo.

Governance etica e vantaggio strategico

La risposta non può essere il rifiuto della tecnologia, bensì la sua governance responsabile. È doveroso evidenziare quanto sia cruciale implementare misure di controllo rigorose che garantiscano la supervisione umana, definiscano chiaramente le responsabilità e mantengano sempre la possibilità di sovrascrivere le decisioni automatizzate.

Inoltre, chi sostiene che l’etica nell’IA militare ci svantaggia, rispetto a chi non la applica, compie un errore fondamentale. Ancora, è necessario trovare un bilanciamento tra etica e cyber security, soprattutto considerando che su questo si stanno giocando gli sviluppi di un intero repertorio di nuove armi e, allo stesso tempo, di nuovi concetti sulla “guerra”.

Di fatto, come democrazie occidentali, utilizzare l’IA violando i nostri valori significherebbe aver già perso la partita. Pertanto, la difesa dei nostri principi deve passare necessariamente attraverso un uso etico e sicuro della tecnologia.

Il valore economico della cyber security nella difesa

L’industria della cyber security rappresenta un asset strategico di crescente importanza economica.

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Non si tratta solo di fatturati e di occupazione diretta, ma anche dell’effetto moltiplicatore che la sicurezza informatica genera sull’intero sistema produttivo di un Paese.

Di fatto, ogni euro investito in cyber security genera un ritorno multiplo in termini di: protezione del valore economico creato dalle nostre aziende; mantenimento della competitività sui mercati internazionali; attrazione di investimenti esteri.

Inoltre, le imprese che operano in un ecosistema digitale sicuro possono innovare con maggiore fiducia, espandersi sui mercati globali e attrarre talenti internazionali.

Il settore della cyber security rappresenta, quindi, un’opportunità unica per l’Italia di posizionarsi come leader tecnologico in un mercato globale in rapidissima espansione, valorizzando le nostre competenze in ambiti chiave come la crittografia, l’analisi forense digitale e lo sviluppo di soluzioni innovative.

La convergenza pubblico-privato: una necessità strategica

La protezione dello spazio cibernetico nazionale richiede una convergenza senza precedenti tra settore pubblico e privato.

Le infrastrutture critiche del Paese – energia, telecomunicazioni, trasporti, sistema finanziario – sono in gran parte gestite da attori privati, ma la loro protezione è questione di interesse nazionale.

Tale realtà impone un nuovo modello di collaborazione, basato sulla condivisione di intelligence sulle minacce, sull’armonizzazione di standard e protocolli e sulla creazione di meccanismi di risposta rapida coordinata. Di fatto, il settore privato porta innovazione, agilità e competenze specialistiche, mentre il settore pubblico garantisce visione strategica, coordinamento ed autorevolezza normativa.

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La sfida

La sfida è creare un ecosistema in cui questa collaborazione avvenga in modo fluido e continuativo, superando le tradizionali barriere burocratiche e culturali che spesso separano mondo pubblico e privato, oltre che implementare le strategie necessarie per garantire la sicurezza dei dati.

Senza dimenticare, ove necessario, di ripensare tutte le forme di cooperazione possibile soprattutto alla luce dei nuovi conflitti in atto.

L’equilibrio fondamentale: sicurezza e libertà nell’era digitale

È doveroso evidenziare che una delle sfide più complesse del nostro tempo è dimostrare che cyber security, protezione dei dati e delle infrastrutture possono non solo convivere con la libertà, ma addirittura potenziarla.

Ci si chiede, spesso, se maggiore sicurezza implichi meno libertà, ma questa è una falsa dicotomia da superare.

La sicurezza informatica tutela e rafforza la libertà. Inoltre, quando cittadini, aziende e società civile possono contare sulla protezione dei dati e delle infrastrutture digitali, hanno maggiore fiducia e possibilità di innovare ed esprimersi.

L’equilibrio si ottiene adottando “security by design” e “privacy by design”, principi chiave del quadro normativo europeo.

Le misure di sicurezza vanno integrate sin dalla progettazione, rispettando la trasparenza e i diritti individuali. Lo scopo è una protezione intelligente, non una sorveglianza pervasiva.

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Cyber security e diritti democratici: una sinergia necessaria nella difesa

La cyber security protegge non solo dati e sistemi, ma anche i diritti dei cittadini e la democrazia.

Attacchi a sistemi elettorali, sanitari o energetici possono compromettere la legittimità democratica, mettere in pericolo vite umane o bloccare la società civile.
Una cyber security efficace rafforza la libertà digitale: protegge la privacy, la libertà di espressione e l‘accesso a informazioni attendibili.

Inoltre, garantire la sicurezza dei sistemi tutela anche la nostra autonomia in un contesto dominato da algoritmi e big data. Pertanto, la “sicurezza democratica” deve puntare su trasparenza, controllo democratico e garanzie costituzionali per evitare abusi e proteggere i valori fondamentali.

Inoltre, un ecosistema digitale sicuro richiede regole chiare, cooperazione internazionale, pratiche etiche e trasparenti nel settore, oltre a programmi educativi per un uso consapevole delle tecnologie.

Ne consegue che la strada verso il futuro – in cui sicurezza, privacy e avanzamento tecnologico coesistano armoniosamente – passa necessariamente attraverso la collaborazione tra stakeholder, l’investimento in ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative.

Solo così si potranno creare le condizioni per un ecosistema digitale caratterizzato da fiducia, resilienza e sostenibilità, nel rispetto dei diritti fondamentali della nostra società.

Le sfide future e la resilienza nazionale

Guardando al futuro, le sfide della cybersecurity si faranno sempre più complesse:

L’Italia, per affrontare queste sfide, deve investire sempre più nella resilienza del proprio ecosistema digitale, ricordando che non significa non solo prevenire gli attacchi, ma anche essere in grado di assorbire i colpi, recuperare rapidamente e imparare dalle esperienze negative.

Ciò comporta necessariamente formare nuove generazioni di professionisti della cyber security, sostenere la ricerca e lo sviluppo, oltre a mantenere aggiornate le nostre capacità tecnologiche e normative.

La cyber security nella difesa come investimento per la nostra libertà

La cyber security rappresenta una componente strategica essenziale nella difesa, andando ben oltre la semplice necessità tecnica: costituisce infatti un investimento per la tutela delle libertà nel futuro.

Proteggere dati e infrastrutture digitali equivale a salvaguardare la possibilità di mantenere una società libera, democratica e prospera nell’attuale contesto digitale.

Di fatto, la privacy, in un ambiente in cui ogni attività online genera tracce, assume un ruolo centrale per garantire controllo, autonomia decisionale e fiducia negli strumenti tecnologici.

Si tratta non solo di implementare soluzioni tecniche, ma anche garantire una solida consapevolezza culturale relativa ai contesti tecnologici e alle modalità di gestione dei dati per assicurare la tutela delle libertà individuali.

Il ruolo centrale della privacy

La privacy deve essere riconosciuta come fondamento di un ecosistema digitale antropocentrico e integrata sin dalla fase di progettazione delle tecnologie.

Essa rappresenta un diritto primario che consente agli individui di esercitare pienamente la propria cittadinanza digitale, oltre a costituire una premessa indispensabile per vivere liberamente nella contemporaneità.

La difesa cibernetica si configura, quindi, come elemento indissolubilmente legato ai principi democratici e necessita del contributo attivo e coordinato di cittadini, imprese e istituzioni per la protezione dello spazio digitale e degli interessi nazionali.

Il decalogo cyber security del Clusit: 10 punti per una difesa a 360 gradi

Clusit ha recentemente pubblicato un manifesto sulla cyber security rivolto alle imprese, articolato in dieci raccomandazioni finalizzate a mitigare i rischi connessi agli attacchi informatici, tutelare i dati aziendali e personali, le infrastrutture critiche e, conseguentemente, le libertà fondamentali.

Un semplice manifesto, ma che fornisce le best practice – basate sul buon senso e indispensabili per garantire una igiene di sicurezza di base – non solo per le organizzazioni, ma anche le istituzioni ed i singoli individui.

Decalogo manifesto cyber Clusit: 10 raccomandazioni per una difesa a 360 gradi



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