Incentivi e deduzioni auto, «noi agenti di commercio esclusi. Una ingiustizia»

Agenti di commercio umbri criticano duramente le politiche governative su mobilità e fiscalità, giudicando gli incentivi green di settembre un’occasione mancata. La Federazione nazionale agenti e rappresentanti di commercio (Fnaarc), aderente a Confcommercio, evidenzia come i bonus previsti escludano i veicoli usati dalla maggior parte degli agenti, che quotidianamente percorrono migliaia di chilometri per promuovere i prodotti e servizi delle imprese rappresentate.

La misura incentiva gli autoveicoli N1 e N2, destinati prevalentemente al trasporto merci per microimprese, ma lascia fuori le auto con cui gli agenti svolgono la loro attività, trasportando cataloghi, campionari e materiali promozionali al pari di altre aziende. Sergio Mercuri, presidente di Fnaarc Umbria Confcommercio, sottolinea come in Umbria siano migliaia gli agenti che lavorano con l’auto come strumento indispensabile e che l’esclusione dagli incentivi, unita a un tetto di deducibilità fiscale fermo da quasi 40 anni, penalizzi doppiamente il settore.

Mercuri spiega che gli agenti percorrono in media 60.000 km l’anno e non possono permettersi di cambiare auto con la frequenza necessaria, chiedendo semplicemente equità e strumenti adeguati per sostenere il tessuto economico regionale. A livello nazionale, gli agenti di commercio sono circa 210.000 e rappresentano il principale canale commerciale per le piccole e medie imprese italiane. In Umbria il loro ruolo è particolarmente cruciale, data la presenza di distretti produttivi diffusi e una mobilità non sempre agevole.

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Fnaarc Confcommercio ricorda l’urgenza di aggiornare il tetto di deducibilità dell’auto, fermo a 25.822 euro dal 1986, mentre il prezzo medio delle vetture è aumentato del 44% negli ultimi vent’anni. Questa anomalia si aggiunge all’esclusione dai nuovi incentivi proprio in un mercato auto previsto in calo del 6,6% nel 2025.

Conclude Mercuri: «Gli agenti sono il motore silenzioso delle imprese. Senza di noi molte aziende umbre non riuscirebbero a portare i loro prodotti sui mercati. Per questo chiediamo attenzione e risposte concrete dalla politica».

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