I fondi che aiutano le PMI – ABC Investimenti


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Hanno iniziato a diffondersi anche in Europa i search fund, veicolo di investimento attraverso il quale un imprenditore (searcher o promotore) raccoglie fondi dagli investitori per cercare, acquisire e gestire una singola azienda, con l’obiettivo di gestirla liberandone il potenziale di crescita ancora inespresso. Nati negli Stati Uniti alla fine degli anni ’80, oggi si contano oltre 1.000 Search Fund nel mondo, soprattutto in Nord America, dove hanno avuto un ruolo importante le Business School (come la Stanford Graduate School of Management), ma anche in alcuni paesi europei, tra cui in particolare la Spagna, grazie anche al ruolo chiave della IESE Business School.

In Italia secondo il primo Osservatorio sui Search Fund, progetto di ricerca della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Eureka! sono stati censiti 29 search fund complessivamente dal 2016 (anno della prima iniziativa) al 2024, e sono in costante aumento: a fine dello scorso anno se ne registrano 15 attivi, 10 acquisizioni concluse, 1 exit.
Come si diceva il search fund è un veicolo di investimento che consta di 4 fasi:
* una prima in cui il promotore raccoglie da un gruppo di investitori un capitale iniziale, che in Italia, sulla base dei dati raccolti, dura mediamente 3 mesi;
* una seconda di ricerca e acquisizione dell’azienda target, che è mediamente di 21 mesi nel nostro paese;
* una terza di gestione e crescita, in cui il searcher diventa l’amministratore delegato e l’imprenditore di riferimento della società e, con il supporto degli investitori definisce il piano di crescita; in media dura 41 mesi (anche se per ora solo 11 search fund sono arrivati a questa fase);
* l’ultima fase è l’exit, con l’uscita dall’investimento per il searcher e gli investitori (in Italia per ora solo 1).


Tra i rischi legati a questa asset class gli esperti indicano:
1. L’incertezza della fase di ricerca che può essere lunga e incerta. I searcher in genere impiegano 12-24 mesi per identificare un target di acquisizione adatto. Durante questo periodo, non c’è alcuna garanzia di successo e gli investitori devono essere preparati alla possibilità di tempi prolungati e potenziali ritardi.
2. Rischi operativi. Una volta effettuata un’acquisizione, il successo del search fund dipende fortemente dalla capacità dei ricercatori di gestire e far crescere efficacemente la società acquisita.
3. Diversificazione limitata. Differentemente dei tradizionali fondi di private equity che distribuiscono il rischio su più investimenti, i search funds concentrano il capitale in un’unica attività, aumentando l’esposizione ai rischi specifici dell’azienda.
Lo strumento è spesso e sempre più considerato un investimento alternativo nel quadro del private equity. A differenza di quest’ultimo, poiché vi è una concentrazione massima in un unico target, il rischio risulta maggiormente concentrato ma allo stesso tempo, considerando la fase di vita dell’azienda in cui viene effettuato l’investimento e l’impegno del manager-searcher e degli investitori in tutte le fasi, i rendimenti possono essere più elevati.

Secondo il Cerved in Italia ci sono 148.531 aziende che rientrano nei requisiti di PMI definiti dalla Commissione Europea per numero di dipendenti, fatturato e attivo di bilancio.
Di queste, 25.036 sono medie aziende e ben 123.495 sono piccole imprese, con fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro, e rappresentano il target d’elezione per i search fund. Infatti, se le aziende di medie dimensioni possono essere interessanti per i fondi di private equity, sicuramente le piccole imprese lo sono meno, proprio per le loro caratteristiche – prima fra tutte la dimensione.

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Ed è qui che possono intervenire i search fund, che oltre ad essere un asset class di investimento, possono diventare un importante catalizzatore per l’economia e il tessuto imprenditoriale italiano, collegando PMI con nuovi imprenditori e investitori che – capitalizzando su quanto già fatto dai fondatori e portando nuove competenze – possano farle crescere ulteriormente.


Secondo gli esperti di Search Capital Partners, questo strumento si presenta anche come quello più idoneo al passaggio generazionale. Secondo l’associazione European Family Businesses, le imprese a conduzione familiare rappresentano circa 60% di tutte le aziende in Europa e contribuiscono per oltre 50% all’occupazione. Tuttavia, come osservato dalla Commissione europea, circa 450.000 aziende sono trasferite ogni anno a causa dell’invecchiamento demografico dei titolari di aziende. La sfida risiede nella transizione di successo di queste aziende e i search fund sono la soluzione ideale in quanto sono pensati appositamente per acquisire e gestire piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono la maggior parte delle aziende che affrontano problemi di successione. I searcher, spesso dotati di una notevole competenza nel settore e supportati da investitori esperti, sono ben preparati a guidare queste aziende attraverso periodi di transizione.
Inoltre per i titolari di aziende familiari, preservare l’eredità e i valori che sono stati coltivati per generazioni è fondamentale. In questo i search funds facilitano questo aspetto concentrandosi sul mantenimento dei valori fondamentali dell’azienda, poiché i ricercatori vengono esaminati non solo per il loro acume negli affari, ma anche per il loro allineamento con gli standard culturali ed etici stabiliti dalla famiglia.

 

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