L’approccio rigenerativo in Agricoltura, stimolato e promosso con decisione dall’Unione Europea e declinato nelle variegate ed articolate attività produttive, ha visto il team di EIT Food impegnato in Puglia, il 18 settembre, in una visita all’azienda agricola Morasinsi di Minervino Murge (BT), allo scopo di illustrare dati e interventi pratici, nonché spiegare i benefici ottenuti dagli agricoltori coinvolti nei progetti lanciati.
Sono 61 i partner, enti e aziende italiane i quali, dal 2018 ad oggi, hanno partecipato, assieme ad altre realtà europee, a 109 progetti nel campo dell’innovazione alimentare, finanziati da EIT Food per complessivi 94,9 milioni di euro. A loro beneficio, specificatamente, la comunità di innovazione alimentare più grande e dinamica al mondo creata dall’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT), organismo dell’Unione Europea, per investire in progetti, organizzazioni e persone con l’obiettivo di realizzare un sistema alimentare sano e sostenibile, ha stanziato 20,91 milioni di euro.
Sempre restando in Italia, nello stesso periodo di tempo, EIT Food ha sostenuto 70 startup e ha coinvolto in eventi formativi 442 agricoltori, che gestiscono complessivamente 15.548 ettari di terreno.
“L’impegno di EIT Food nel creare un sistema alimentare più resiliente, sostenibile e trasparente si traduce in progetti che mostrano il loro impatto a livello locale”, ha dichiarato Begoña Pérez-Villarreal, EIT Food South Director, “In Italia abbiamo condotto diversi progetti, come il programma EWA, in cui cerchiamo di dare potere alle donne, che stanno cercando di avviare le loro startup nell’ecosistema agroalimentare; così come diversi altri progetti imprenditoriali e di innovazione, come Test Farms (dove mettiamo in contatto gli agricoltori con le startup) o il programma di agricoltura rigenerativa, su cui si focalizza questo viaggio nel Sud Italia. Fornire consulenza agli agricoltori ci permette di generare conoscenza, diffonderla e condividerla con diversi stakeholder quali industrie, altri professionisti, cooperative e persino consumatori”.
Un focus, questo pugliese, dedicato agli investimenti e interventi nell’ambito dell’agricoltura rigenerativa e alle sue potenzialità per il futuro del cibo, della terra e delle comunità. Un metodo che si basa su un approccio olistico e globale e ottiene risultati comprovati: riduce le emissioni, promuove la biodiversità, pone il suolo al centro dell’attenzione e migliora la redditività nel giro di pochi anni. Lo dimostra l’azienda Morosinsi di Minervino Murge che, con il supporto degli esperti di EIT Food, ha abbracciato questo modo innovativo e sostenibile di produrre alimenti sani.
“Il nostro interesse per l’agricoltura rigenerativa ha spiegato Amparo San José, Head of Network and Business Development di EIT Food – si basa interamente sui dati positivi che stiamo raccogliendo dagli agricoltori, che hanno partecipato o stanno partecipando al programma. Circa il 60% di loro ha migliorato i livelli di materia organica nel suolo; il 68% ha migliorato i livelli di carbonio nel suolo; inoltre, il 38% ha abbandonato la lavorazione profonda del terreno o ha ridotto il numero di passaggi di oltre il 50%; il 17% ha abbandonato l’uso di fertilizzanti azotati minerali e il 12% ha abbandonato l’uso di prodotti fitosanitari chimici. I numeri parlano da soli”.
Una delle aziende impegnate in questo percorso è proprio l’azienda vitivinicola Morasinsi: “Applicavamo già l’agricoltura rigenerativa – ha ricordato Sveva Sernia, co-fondatrice e direttrice di Morasinsi – ma, dopo la partecipazione ad un corso promosso da EIT Food, siamo stati selezionati come azienda pilota. Per noi è un’opportunità di sperimentare, crescere ed essere da esempio per altre aziende ancorate a sistemi non più sostenibili”.
“I nostri vini naturali, che quindi non subiscono interventi chimici in cantina, sono maggiormente a rischio di squilibri dovuti ai cambiamenti climatici, in particolare all’innalzamento delle temperature e al processo di desertificazione dell’Alta Murgia. Per mantenere e migliorare la qualità delle nostre varietà di uve locali, dobbiamo quindi intervenire direttamente in vigna e lo facciamo attraverso un progetto agroforestale, che mima la stratificazione delle foreste. Il risultato è la collaborazione tra le piante, il miglioramento della qualità del suolo e del microclima e l’ottenimento di un adattamento al cambiamento climatico, che è il nostro principale obiettivo”.
La visita è stata anche l’occasione per presentare Lilas4Soils, progetto dedicato alla promozione di pratiche agricole sostenibili attraverso le pratiche di carbon farming, le quali mirano ad aumentare la quantità di carbonio immagazzinato nel suolo, contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici e migliorando la salute del suolo stesso.
“Lilas4Soils è un progetto di agricoltura rigenerativa che è iniziato nel settembre 2024 e durerà 5 anni -ha affermato Sonia Pietosi, Project Manager di Lilas4Soil in EIT Food South – grazie al sostegno di 24 partner, tra cui EIT Food, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Confagricoltura Veneto e Ersaf Lombardia, ha creato cinque living lab (ecosistemi aperti di innovazione che coinvolge ricercatori, imprese, cittadini e istituzioni) in sei Paesi europei, per sviluppare strategie per il sequestro del carbonio nel suolo.
“Della rete fanno parte 100 agricoltori, di cui 20 nel nord Italia, impegnati, quest’ultimi, soprattutto nella produzione di cereali. Il progetto prevede risvolti molto positivi in termini di qualità ambientale e economica per tutto l’ecosistema agricolo coinvolto”.
Fondamentali, poi, sono le alleanze di EIT Food con le istituzioni e gli enti di ricerca del territorio, come nel caso dell’Innovation Hub Italiano presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, in collaborazione con Tecnopolis PST, presentato durante l’incontro nell’azienda agricola Morasinsi.
“La promozione delle attività di EIT Food in Italia, che portiamo avanti dal 2018, ha un valore aggiunto fondamentale: la creazione e lo sviluppo di una rete tra vari soggetti interessati, aziende, startup, studenti, ricercatori e amministrazioni pubbliche – had sottolineato Barbara de Ruggieri dell’EIT Food Hub Italy presso l’Università degli Studi di Bari – vedere nascere, crescere e consolidarsi nuove relazioni e collaborazioni durante i nostri eventi, ascoltare le idee e le intuizioni degli studenti nei nostri workshop di formazione e percepire l’interesse e la partecipazione attiva dei funzionari pubblici alle nostre iniziative rappresenta non solo una grande soddisfazione professionale, ma anche una speranza per uno sviluppo sano, innovativo e sostenibile del nostro sistema agroalimentare”.
L’esperienza presso l’Hub di Bari dice che, nel 2024, sono stati più di 130 i partecipanti ai programmi di apprendimento e più di 400 gli studenti indirizzati ai programmi forniti da EIT Food. E poi i casi di successo di alcune start up, come Evja e Veetaste, che sono state supportate da EIT Food.
“La storia di EVJA si intreccia con EIT Food dal 2019 – ha ribadito Paolo Iasevoli, co-fondatore di EVJA –eravamo una giovane startup di agricoltura di precisione e EIT Food ha contribuito ad accrescere la nostra visibilità e il nostro prestigio conferendoci l’Innovation Prize. Abbiamo poi lavorato insieme nell’ambito del progetto Test Farms in Spagna, e da lì in poi il rapporto con EIT Food è divenuto sempre più internazionale”.
“Dopo aver aperto mercati in quattro continenti, siamo entrati a far parte dei programmi Sales Booster e Rising Food Stars. Anche sul fronte del fundraising, EIT Food ci ha permesso di incontrare potenziali investitori nell’ambito del Next Bite, evento al quale parteciperemo anche il prossimo ottobre a Bruxelles”.
“Grazie agli ambienti universitari e a EIT Food, che ci hanno accompagnati nel nostro percorso imprenditoriale, siamo riusciti a coltivare senza avere una terra – ha raccontato Francesca Palermo, CEO di Veetaste – ci definiamo, infatti, contadini da laboratorio, perché siamo una vertical farm indoor che produce, in un ambiente controllato e senza alcuna manipolazione, oltre 80 varietà di microgreens, ossia mirco-ortaggi dalle altissime proprietà nutraceutiche, che vanno degustati a crudo”.
EIT FOOD IN ITALIA – EIT Food è una delle nove comunità dell’innovazione create dall’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT), un organismo indipendente dell’UE fondato nel 2008 per promuovere l’innovazione e lo spirito imprenditoriale in tutta Europa. EIT Food sblocca il potenziale innovativo delle imprese e delle università e crea e amplia il numero di startup agroalimentari per portare nuove tecnologie e prodotti sul mercato. Fornisce informazioni a imprenditori e professionisti sulle competenze necessarie per trasformare il sistema alimentare e pone i consumatori al centro del proprio lavoro, aiutandoli a costruire fiducia attraverso il recupero del legame con l’origine degli alimenti.
EIT Food collabora con numerose istituzioni accademiche e centri di ricerca per lo sviluppo di progetti in campo agricolo, tra cui CNR, Università degli Studi di Torino, Università di Bologna, Università di Bari, Università Federico II di Napoli, Hub Innovazione Trentino (HIT). Ha, inoltre, instaurato partnership con aziende leader del settore agroalimentare per lo sviluppo di startup che propongano soluzioni innovative e sostenibili, come Barilla, Amadori, Cereal Docks, Granarolo, Caviro Group, AIA, Agricolus srl.
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