È il momento giusto per sfruttare una migliore affidabilità aumentando il flusso di risparmi nazionali ed esteri verso le aziende. Anche perché gli effetti del Pnrr fra poco finiranno, mentre la Germania va verso la ripresa.La promozione dell’Italia sul piano dell’affidabilità finanziaria da parte dell’agenzia di valutazione (rating) Fitch è un primo passo per aumentare nel prossimo futuro il voto di fiducia dell’Italia stessa sia per incentivare acquisti globali del nostro debito pubblico – riducendone il costo per il bilancio statale – sia, forse più importante, investimenti esteri sul nostro sistema produttivo. Da un lato, il momento è buono per l’Italia e ciò è segnalato dalla riduzione del differenziale (spread) tra titoli di debito decennali italiani e tedeschi con beneficio dei primi. Dall’altro, le analisi comparative mostrano che tale riduzione è dovuta in buona parte alla decisione di Berlino di aumentare la spesa in deficit per difesa, infrastrutture e nuove tecnologie e all’effetto temporaneo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) senza il quale l’economia italiana sarebbe in una situazione peggiore sul piano della crescita (ora è stagnante allo 0,5%-0,8 per cento del Prodotto interno lordo a fine 2025). I megainvestimenti a debito in Germania ne rilanceranno la crescita nel 2026-27 e il Pnrr finirà, a parte una coda, nel 2026. Pertanto l’obiettivo economico di interesse nazionale, oltre alla riduzione del costo di rifinanziamento del debito, è aumentare il flusso di investimenti sia del risparmio nazionale sia esteri sul sistema produttivo italiano con enfasi sulle aziende capaci – più di quanto appaia – di cavalcare la rivoluzione tecnologica, dando segnali iniziali entro il 2026 che ciò sia scenario probabile.L’impostazione del governo guidato da Giorgia Meloni è orientata verso l’obiettivo detto sopra. Il ministero degli Esteri ha attuato una riforma organizzativa molto apprezzabile per dare sostegno concreto all’export italiano globale, anche sostenuto dalle istituzioni tecniche – per esempio il meccanismo assicurativo Sace, eccetera – dedicate all’espansione estera delle imprese, anche per compensare l’eventuale calo verso l’America a causa dei dazi: l’obiettivo è ambizioso perché punta a portare da 620 miliardi a 700 l’export stesso. Il Pnrr avrà un effetto positivo differito in alcuni settori. Il ministero dell’Economia sta puntando decisamente a ridurre la tassazione delle famiglie pur entro limiti di rigore, ma comunque con probabile esito di incremento dei consumi interni. L’Italia potrà godere di circa il 10 per cento di prestiti europei nel programma di riarmo Safe con un monte di 150 miliardi. I dati fiscali mostrano una tendenza di riduzione dell’evasione. In sintesi, questi e altri dati mostrano la volontà dell’esecutivo di dare efficienza e credibilità al sistema economico italiano e alla finanza pubblica. Quindi una parte dell’azione dipende dall’accelerazione di queste tendenze modernizzanti/competitive. Tale considerazione porta ad analizzare i freni delle stesse e a capire quali dipendano da un tempo tecnico incomprimibile e quali, invece, siano suscettibili di accelerazione. Avendo in mente la priorità di far riconoscere al mondo che l’Italia è in traiettoria per diventare uno dei luoghi migliori dove investire devo mettere al primo posto l’ordine interno: sicurezza, scioperi non bloccanti pur senza ledere il diritto di sciopero (ma tenendolo nel binario delle condizioni di lavoro senza farlo deragliare verso il sindacalismo politico), protezione civile con massima efficienza, sistemi medici di qualità elevata, semplificazione burocratica, sistema legale più chiaro, pulizia e decontaminazione sempre più diffuse, eccetera. In termini sistemici ciò significa rendere un territorio sia prevedibile sia con sorprese negative minimizzate per chi lo percorre o usa. Lo chiamerei «Standard italiano» e prenderei come riferimento il tipo di ordine interno esistente in Svizzera. Difficile in tempi relativamente brevi? Si tenga conto che l’Italia ha già un livello decente di ordine interno pur sotto lo standard detto. Poiché si tratta di cambiare o migliorare delle norme, inizialmente, un primo passo qualificante è fattibile da una maggioranza parlamentare coesa. Con una possibile riallocazione delle risorse nel bilancio statale in un programma di medio-lungo termine che se ben costruito potrà far anticipare il risultato finale positivo dalle conferme dei primi passi evolutivi.Ovviamente su questo tema c’è l’incognita delle elezioni politiche di inizio 2027: la coalizione di centrodestra sta mostrando volontà e capacità riformatrice combinata con una disciplina di bilancio mentre quella di sinistra, se vincesse le elezioni, produrrebbe meno fiducia sulle prospettive dell’Italia: entro il suo schieramento convivono infatti una sinistra moderata/pragmatica, ma minoritaria, e una divergente dai requisiti di competitività economica e ordine sociale, purtroppo numerosa. Non voglio entrare nella politica politicata, ma ritengo sensato che questo governo istituisca una «Conferenza annuale sullo stato della nazione» precorsa da ampia consultazione per analisi e consultazione, partecipata da tutte le parti politiche e categorie economiche. Mi aspetto da questa iniziativa un momento formativo/educativo per la politica e per gli elettori stimolato dall’obbligo di presentare soluzioni ai problemi. Nonché l’apprezzamento da parte del mondo delle democrazie e compatibile per come la democrazia italiana tenti di aumentare il potere cognitivo diffuso della nazione, premessa per qualsiasi soluzione di buon senso operativo. Sarebbe un fattore di qualificazione sociale utile per la competitività dello «Standard italiano».Questa idea deriva dall’analisi dei fattori usati dalle agenzie di rating per definire il voto di affidabilità economica di una nazione: la stabilità politica e sua qualità economica tra i principali. La Francia è stata declassata per questo motivo. In conclusione, mi sembra chiara la necessità e utilità di un nuovo Standard italiano.www.carlopelanda.com
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