San Marino. Ecco come la riforma IGR ridisegna il futuro di San Marino … di un lettore – GiornaleSM


La riforma IGR non è un semplice aggiustamento tecnico, ma un’opportunità storica per infondere maggiore giustizia nel sistema fiscale e per sbloccare le risorse vitali che il Paese attende da anni per il suo sviluppo.

Sebbene il dibattito si sia acceso con critiche e resistenze, la versione attuale del testo ha guadagnato in solidità e proporzionalità, dimostrando una più attenta considerazione degli effetti concreti e una maggiore trasparenza nella destinazione dei fondi, con benefici che si estendono a una platea più vasta.

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La riforma segna un cambio di rotta decisivo.

Il modello attuale, con le sue deduzioni e detrazioni disorganiche, ha in passato premiato chi già aveva maggiori capacità di spesa, penalizzando chi si trova a fronteggiare redditi modesti. La nuova impostazione introduce misure che ridistribuiscono il carico fiscale, alleviandolo in modo significativo per le fasce più basse.

Non si tratta di un mero inasprimento tributario, ma di una ridefinizione della responsabilità contributiva: chi ha di più contribuisce, e in cambio, chi ha meno ottiene una protezione reale e tangibile.

Tale approccio mette la persona al centro, con le sue esigenze e le sue caratteristiche, e modifica il messaggio nella forma e nella sostanza.

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Le risorse generate, circa 20 milioni di euro, non sono destinate a coprire deficit o buchi di bilancio, ma a diventare il motore di un vero e proprio rilancio infrastrutturale: opere pubbliche, manutenzioni essenziali, riqualificazione delle infrastrutture scolastiche, strade, edifici.

Già 9 milioni sono stati vincolati a interventi che avranno un impatto immediato sulla vita quotidiana dei cittadini e sull’occupazione.

Questo è investimento, non spesa corrente, una strategia che dimostra l’impegno del Governo a costruire un futuro solido e duraturo per il Paese. La comunicazione su queste iniziative deve essere trasparente e coinvolgente, per far sì che la comunità possa partecipare in modo consapevole e proattivo.

Un altro punto centrale è il contributo temporaneo richiesto alle imprese, un’addizionale dell’1% sull’IGR per cinque anni, una misura straordinaria pensata per chiedere un apporto maggiore a chi detiene la maggiore capacità economica, contribuendo con circa 5 milioni dei 20 totali.

Lungi dall’essere una penalizzazione per il mondo imprenditoriale, è una condivisione temporanea della responsabilità che riflette il principio di una comunità unita nel perseguimento di obiettivi di crescita comune.

Per le persone fisiche, il superamento del vecchio sistema introduce una grande novità: la deduzione tramite Smac Card. Il meccanismo, che consente di dedurre il 15% delle spese tracciate fino a 6.000 euro annui, con un beneficio massimo potenziale di 900 euro, non valorizza soltanto la tracciabilità degli acquisti e l’economia locale, ma allarga in modo significativo la platea dei beneficiari includendo anche autonomi e liberi professionisti.

Il vero cuore della riforma è l’effetto redistributivo.

I redditi più bassi beneficeranno di una riduzione sensibile, che in alcuni casi arriverà all’azzeramento delle imposte, mentre i redditi medi subiranno variazioni minime, spesso neutralizzate dal bonus di protezione.

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I redditi più alti contribuiranno in misura maggiore, non soltanto in valore assoluto, ma anche in termini proporzionali, in ossequio al principio di equità verticale.

La riforma non è impostata per penalizzare, ma per sostenere: chi vive con poco, chi fatica ad arrivare a fine mese, chi vuole investire nel proprio futuro, nell’istruzione, nella casa, nella famiglia.

Naturalmente, nessuna riforma è perfetta.

Le critiche da parte dei sindacati sull’obbligo di tracciatura e sull’impatto sui pensionati e sui lavoratori a reddito fisso sono state il motore per un affinamento del testo, che ha portato a mitigare le rigidità iniziali e a introdurre bonus e limiti per le fasce più vulnerabili.

Le preoccupazioni riguardanti i controlli e la trasparenza sono state affrontate con un rafforzamento dei meccanismi e una maggiore semplificazione amministrativa.

A queste si aggiungono le istanze del mondo imprenditoriale che, pur sostenendo in linea di principio la riforma, ha sollevato preoccupazioni sulla propria competitività, chiedendo una rivalutazione della detrazione per il reddito d’impresa per evitare un’eccessiva pressione fiscale che potrebbe rallentare lo sviluppo economico.

Questa riforma rappresenta una scelta politica coraggiosa e responsabile, un passo concreto verso la giustizia sociale che richiede un sacrificio condiviso per un obiettivo comune.

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La riforma IGR è la dimostrazione che si può fare politica fiscale senza cedere a tagli simbolici o misure elettorali, ma con una visione chiara e incisiva che restituisce ai cittadini valore in termini di servizi, infrastrutture e istituzioni più efficienti. Alla fine, il vero obiettivo è cambiare la direzione: verso un sistema fiscale che non ostacola, ma sostiene e dà una reale opportunità a tutti.

un lettore



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