Pace fiscale e taglio IRPEF nel 2026, Giorgetti non chiude ma ribadisce la necessità di trovare un equilibrio, per “non scassare il bilancio pubblico”. Le dichiarazioni al Festival di Open del 20 settembre
Pace fiscale e taglio dell’IRPEF nel 2026, il Ministro Giorgetti torna ad esprimersi su due delle misure cardine attese con la prossima Manovra.
Lo fa nell’intervento alla seconda giornata del Festival di Open, in collegamento da Copenaghen e nel giorno successivo alla promozione di Fitch che porta il rating italiano da BBB a BBB+. Un passo in avanti che il Governo rivendica come conferma di un percorso giusto in relazione alla tenuta dei conti pubblici.
Un segnale positivo, che arriva in un periodo centrale per la definizione delle priorità economiche della Manovra 2026. E proprio su questo si sofferma il titolare del MEF, confermando la volontà di portare a compimento il piano di riduzione dell’IRPEF per il ceto medio così come la rottamazione, che preferisce però chiamare pace fiscale.
In ambedue i casi resta però centrale mantenere l’equilibrio dei conti pubblici.
Pace fiscale e taglio IRPEF nel 2026? Parla Giorgetti
Taglio dell’IRPEF e rottamazione delle cartelle sono le due proposte fiscali di maggior peso tra quelle in discussione, in vista dell’avvio dell’iter di messa a punto della Legge di Bilancio 2026.
Da un lato l’obiettivo è ridurre il carico fiscale per il ceto medio, rimasto escluso dagli interventi di riforma adottati nell’ultimo biennio. Dall’altro si cerca una soluzione per favorire cittadini e imprese in difficoltà e, in parallelo, sfoltire il carico di oltre 1.200 miliardi di euro cartelle che affolla il magazzino della Riscossione.
Sia la riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35 al 33 per cento per i redditi fino a 50.000 euro, con l’ipotesi di portare lo scaglione intermedio fino a 60.000 euro, così come la rottamazione quinquies “definitiva” per le cartelle dal 2000 al 2023, fanno però i conti con la questione delle coperture.
L’equilibrio dei conti è il leitmotiv posto in evidenza, nuovamente, dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’intervento di oggi, 20 settembre, nella seconda giornata del Festival di Open, è l’occasione per ribadirlo.
“La disciplina contabile di finanza pubblica serve a ridurre il carico fiscale per gli italiani e per questo è una priorità del Governo”, ha dichiarato in relazione alla richiesta di taglio dell’IRPEF per il ceto medio. Non si tratta di una promessa elettorale, specifica Giorgetti, che “confida di portare risultati in questo senso”.
Solo qualche giorno fa era stato il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, a parlare dei lavori in corso per portare a compimento il nuovo step di riduzione della pressione fiscale per 13,6 milioni di contribuenti che appartengono al cosiddetto ceto medio.
L’intenzioni del Governo è chiara, ma saranno le risorse a disposizione a stabilire come affinare il taglio.
Il doppio intervento del taglio di due punti dell’aliquota del 35 per cento e l’estensione dello scaglione fino a 60.000 euro costerebbe 4 miliardi. Un conto importante, da valutare anche alla luce delle altre priorità della Manovra, prima tra tutte la tanto attesa rottamazione quinquies delle cartelle.
Rottamazione? Per Giorgetti meglio parlare di pace fiscale, e “chi non vuole deve aspettarsi un po’ di guerra”
Prudenza ed equilibrio dei conti sono le parole chiave anche per la proposta di rottamazione delle cartelle avanzata dalla Lega.
Ai microfoni di Open Giorgetti dichiara che preferisce parlare di “pace fiscale per chi vuole fare pace con il Fisco. Chi non vuole deve aspettarsi un po’ di guerra”.
Una chance quindi per mettersi in regola con il Fisco che, stando alle parole del titolare del MEF, potrebbe essere affiancata da una stagione di maggiori controlli.
Per i dettagli ovviamente sarà necessario attendere, e come dichiarato dal Ministro Giorgetti “i termini della questione stanno per essere posti nei giusti modi.”
Vale la pena ricordare che la proposta di rottamazione quinquies attualmente in discussione in Senato prevede la possibilità per i contribuenti di versare i debiti maturati dal 2000 al 2023 in un massimo di 120 rate, spalmando quindi il conto dovuto fino a 10 anni. Al pari delle precedenti edizioni di definizione agevolata si prevede lo stralcio di sanzioni e interessi, ma non della quota capitale del debito.
Una rottamazione ad ampio raggio sulla quale si attendono però limature. Il primo banco di prova è il termine del 22 settembre per la presentazione degli emendamenti alla proposta di legge al vaglio della Commissione Finanze del Senato. La discussione che si svilupperà nelle aule parlamentari sarà la base per valutare come, e in che forma, la misura potrebbe rientrare nel testo della Legge di Bilancio 2026.
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